10 set 2015

Un po' di Slovenia dal blog di Sara

Milan Kreslin
Quando gli chiedo di descrivere il suo luogo natio in tre parole, Milan Kreslin rimane perplesso. Mi rendo conto di aver fatto una domanda stupida e di averlo messo in difficoltà, lui che ama parlare e di certo non può racchiudere in sole tre parole tutto il sentimento traboccante che lo lega alla sua terra. Milan Kreslin, padre di Vlado, rockstar slovena di fama internazionale, mi accoglie a casa sua come se fossi una vecchia amica, con quel calore e quella cordialità autentici, senza riserve, che si incontrano in certe persone che hanno alle spalle numerose primavere.
Milan e Katarina Kreslin sul palco del Cankarjev Dom di Ljubljana
Milan e Katarina Kreslin sul palco del Cankarjev Dom di Ljubljana
Alla fine la risposta di Milan alla mia domanda è: la cordialità delle persone, i vicini pronti ad accorrere in aiuto, gli eventi musicali e culturali. Come non dargli ragione? Beltinci, luogo natale di Vlado Kreslin, con i suoi duemila abitanti è poco più che un paese, eppure qui ci sono numerose associazioni culturali, cori, gruppi folkloristici, a testimoniare l’amore per la cultura, la musica e i legami con la tradizione, ma anche la voglia di stare insieme e di divertirsi. Anche se, come diceKatarina, moglie di Milan e madre di Vlado, un tempo la gente si riuniva più spesso: “D’inverno, quando le serate erano lunghe, eravamo ogni sera a casa di qualcuno, a sgranare mais e chiacchierare, raccontare storie, cantare… Insomma, si stava tutti insieme, in compagnia.” Uno stile di vita che oggi è andato perso. “Oggi… ci si rinchiude in casa, si passa il tempo alla TV… A volte mi manca proprio il parlare con le persone,” ci confida Katarina. Ma Milan è più ottimista: “Oggi ci sono tantissime associazioni culturali, cori, eventi… che una volta non c’erano. In ogni paese ci sono uno o più cori, gruppi folkloristici ecc.” E veramente, la musica è onnipresente a Beltinci, un po’ come in tutta la Prekmurska. Quella musica in cui tradizioni slovene si mescolano a quelle ungheresi e croate, musica che ha segnato la vita di Milan, prima, e di suo figlio Vlado poi.
le cicogne (štorklje), simbolo della Prekmurska
cicogne (štorklje) a Beltinci, simbolo della Prekmurska
Idemo naprej, deca! (Andiamo avanti, ragazzi!)” ci esorta Milan in dialetto prekmurski e riprende a raccontare della sua vita: “I miei genitori si trasferirono qui da un paese del Međimurje e acquistarono una trattoria.” Si tratta della “Gostilna Central”, dove Vlado nacque e di cui parla anche in alcune sue poesie, che non era solo un luogo di ristorazione, ma comprendeva anche una sala per eventi culturali. Qui Milan crebbe in mezzo alla musica dei suonatori di paese, ai quali spesso si univa anche suo padre – quella stessa musica a cui Vlado si sarebbe avvicinato più tardi nella sua carriera di cantante.
Milan Kreslin
Milan Kreslin con Luka Ovsec (Mali Bogovi), in concerto a Beltinci
E fu proprio in una sala della Gostilna Central che Milan, poco più che ragazzo, nel secondo dopoguerra ascoltò le prove di un gruppo jazz, formato da alcuni giovani del paese, e si appassionò a questo tipo di musica per lui nuovo. Origliava di nascosto le prove, finché un giorno il sassofonista lo avvicinò e gli disse: “Ragazzo, abbiamo bisogno di una chitarra. Procuratene una e vieni a suonare con noi.” “Una chitarra? Non ne avevo mai vista una da vicino. Da noi i più usati erano gli strumenti a fiato,” ricorda Milan. Ma il desiderio di fare musica era più forte di ogni cosa, e non appena ebbe intascato il suo primo stipendio, Milan lo investì totalmente nell’acquisto di una chitarra nera, di marcaMelodija Mengeš, l’ormai leggendaria “črna kitara” protagonista di una delle canzoni più famose diVlado Kreslin.
Milan Kreslin con la nostra Sara e l'inseparabile črna kitara
Milan Kreslin con la nostra Sara e l’inseparabile črna kitara
Ascoltando Milan mentre parla delle sue vicissitudini giovanili di musicista e guardando i suoi occhi azzurri accendersi quando racconta di quelle esperienze, è facile capire da chi Vlado abbia preso la sua passione per la musica. Ma non solo il padre, anche la madre di Vlado nutrì questa passione fin da ragazzina, quando cantava nel gruppo folkloristico di Beltinci – e fu proprio durante le prove del coro che Milan e Katarina s’incontrarono e s’innamorarono. “Mi piaceva molto fare parte del coro e del gruppo folkloristico,” racconta Katarina. “Abbiamo girato la Slovenia e siamo stati anche all’estero. Per noi all’epoca era un sogno poter viaggiare così e vedere nuovi luoghi”.
Vlado e Milan Kreslin nel giardino di casa
Vlado e Milan Kreslin nel giardino di casa
Ma nonostante il suo amore per la musica, la madre di Vlado inizialmente non vide di buon’occhio quando il figlio decise di abbandonare un lavoro “normale” e dedicarsi totalmente alla carriera di musicista. “Lei voleva che lui si trovasse un mestiere come tutti gli altri, perché diceva che di musica non si può vivere,” racconta Milan. “Ma io lo vedevo fin da bambino come accorreva non appena sentiva della musica, come seguiva il ritmo. Capii che aveva talento e gli dissi: ‘Fa’ ciò che ti rende felice.’ E ho fatto bene, no?
Beltinški grad, il castello di Beltinci cantato da Vlado
Beltinški grad, il castello di Beltinci cantato da Vlado ne “V parku za gradom”
Ha fatto benissimo, Milan Kreslin, che oggi, alla soglia dei novant’anni, sale con orgoglio sul palco con il figlio, star affermata della musica, e suona i suoi pezzi preferiti, accompagnandosi con la fida chitarra nera. Anche la madre, la signora Katarina, a volte sale sul palco a cantare. E ci racconta: “Nel ’90, a una festa, cantai una canzone popolare. Vlado venne da me e mi disse: <Mamma, hai una bella voce, lo sai?> E io risposi indispettita: <E solo adesso te ne accorgi, che sono vecchia? Prima non hai mai voluto ascoltarmi!>” In effetti, l’inizio degli anni ’90 segnò l’avvicinarsi di Vlado Kreslin alla musica tradizionale della Prekmurska e la collaborazione con la Beltinška banda, un gruppo di suonatori di paese, tutti sull’ottantina, che ancora conservavano e portavano avanti le antiche tradizioni musicali di quelle terre. Persone che di mestiere facevano chi il contadino, chi l’impiegato, ma che al fine settimana si dedicavano ad allietare matrimoni, cresime, feste di paese e persino processioni religiose. “Abbiamo iniziato a collaborare con la Beltinška banda quasi per caso. Vlado pensò a lungo come poter integrare quella musica tradizionale nel suo rock. Il risultato fu sorprendente. Al nostro primo concerto insieme, tutta la sala si mise a cantare. Fu un’esperienza indimenticabile.” Un’esperienza che li portò dalla regione più remota della Slovenia in giro per l’Europa e il mondo: “Quanti luoghi abbiamo visto, quante persone abbiamo conosciuto, quante nuove amicizie abbiamo intessuto!” ricorda Milan con soddisfazione mista a nostalgia.
Milan Kreslin col figlio Vlado, I Mali Bogovi e la Beltinška banda a Beltinci
Milan Kreslin, i Mali Bogovi, la Beltinška banda e i Tamburaški di Beltinci
Vorrei rimanere ancora ad ascoltare i racconti di Milan e Katarina, narrati in un’irresistibile mescolanza di sloveno e dialetto prekmurski, ma mi accorgo di essere stata lì già a lungo. Un’ultima domanda, probabilmente banale come la prima: qual è la sua canzone tradizionale preferita? E anche qui Milan è in difficoltà: “Ce ne sono tante,” mi dice. Ci accorre in aiuto Vlado, che suggerisce  “San se šetau”, una melodia struggente che parla d’amore, di un grande fiume e di vasti campi. Come quelli che circondano Beltinci. Sono forse queste le tre parole che descrivono la Prekmurska? Forse più che nelle parole, il cuore di questa terra va cercato nella sua musica permeata di malinconia e dicsárdás, e in quella stretta di mano e quegli occhi azzurri, cordiali e fieri allo stesso tempo, che mi salutano mentre lascio la casa di Milan Kreslin, non prima di averlo ascoltato suonare la sua chitarra e cantare solo per noi. Idemo naprej, deca!
Hvala -grazie Sara

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