14 giu 2016

Da Nimis a Ladonia, passando per Utopia

Udine, 20 febbraio 1993. 
Verso sera, nei rispettivi uffici di due diverse aziende operanti nel cosiddetto terziario avanzato.
Due giovani lavoratori, Henrico e Leone, si parlano al telefono. Quello tradizionale, con i fili.
H – Oh, ciao Leone, come stai?
L – Io bene, è un piacere sentirti. Stai sempre lavorando e studiando?
H – Si, certo, ma non è troppo pesante. Il lavoro, intendo. Permette di concentrarmi anche nello studio, così riesco a frequentare e a preparare gli esami. Pensa, adesso ho iniziato una ricerca su Tommaso Moro, in particolare sul romanzo filosofico Utopia. Complesso argomento, direi sempre attuale. In fondo lui, già nel 1516, scriveva che il male dei mali sia la proprietà privata, ne propone l’abolizione, in maniera da ripartire i beni materiali in maniera eguale. Si tratta di un sistema di tipo comunistico.
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L – Già. Ci sarà pure una ragione perché lo hanno chiuso nella Torre di Londra. A quel tempo – come pure oggi – dire: quando in pochi si dividono tra loro la ricchezza, accumulando quanti più beni possono, la maggior parte della popolazione è destinata alla miseria. (“Utopia”, I libro, p. 51). Certo, il motivo della sua condanna non fu quello, ma alla fine ci perdi ugualmente la testa. Non metaforicamente.
– Infatti, sto studiando tutto questo e ti ho chiamato per dirti di una cosa buffa. Di quelle che piacciono a te.
Qui in ufficio hanno preso un nuovo computer e il tecnico lo ha collegato a Internet, come i veri. Adesso abbiamo due PC, ma solo quello nuovo è connesso alla rete. Stiamo tutti “vedendo” come si usa. Non abbiamo tempo, ma a turno, prima di chiudere la giornata ci proviamo tutti a navigare. Ieri sera, per la prima volta, ho provato io. All’inizio ho cercato sull’elenco telefonico di Parigi se trovavo il numero di un mio cugino. E c’era. Ho scritto il numero su un foglietto e proverò a chiamarlo. Poi ho provato a cercare notizie su Tommaso Moro e pure lui c’era. Bene mi son detto, magari ritaglierò altro tempo per cercare in profondità. Infine, per curiosare un po’ liberamente ho cercato i nostri paesi. Con sorpresa ho trovato tante pagine e anche tante foto. Ho iniziato così a digitare i nomi dei paesi vicini, quando ho scritto Nimis, nella pagina elenco trovo questo titolo: Nimis and Arx. Ho subito aperto la pagina. Era scritta in inglese, ma ci stava pure l’italiano e con stupore trovo una fotografia raffigurante delle installazioni di legno costruite sulla riva di quel che mi pareva un fiume. La struttura era davvero bella e sono rimasto stupito. Pensai, con invidia: chi mai ha costruito nel torrente Cornappo queste belle torri?
Approfondendo, scopro che sono opera di un artista svedese, ma tutto quel sito è strano, speciale, divertente. A mio parere molto interessante. Si chiamaLadonia.
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L – Aspetta che scrivo. –
H – Si, ecco l’indirizzo:http://www.ladonia.org. Dice di essere una micronazione. E non è un fiume quello di cui vedevo un lembo, ma uno spicchio del mare che avvolge la riserva naturale delKullaberg nel nord-ovest dello Skåne, in Svezia. A te le installazioni interessano e da voi ci stanno alcuni PC collegati a internet, vai a vedere. Avrai una simpatica scoperta.
Ecco, cosa accade andando a curiosare grazie alle nuove opportunità. Cerchi informazioni su Utopia, passi per i paesi tuoi e ti trovi sulle torri proibite lambite dal mare del Nord, e già ti perdi nelle immaginazioni di chi, non aspettato, incontri.
L – Grazie Henrico, vado subito a vedere questa Ladonia, appena la postazione si libera, pure io mi fermo dopo l’orario e vado a curiosare. Domani ci aggiorniamo e grazie. Ah, fai attenzione a queste esplorazioni. Anche tu, come Moro, potresti perderci la testa.
Aveva proprio ragione, scoprire lo stato libero di Ladonia è stata una gioia, un piacere, una bellezza. Ecco, mi son detto, queste sono le cose da fare.
Sto qui, in una comoda stanza riscaldata, in questa sera di febbraio. Anche io ho iniziato a navigare, per ora sembra abbastanza facile. Adesso sono in Svezia a leggere le pagine curiosissime di questo artista: Lars Vilks e della sua avventura iniziata nel 1980 con le prime costruzioni chiamate Nimis (troppo) eArx (fortezza). E poi ci sta il progetto dello Stato Libero, una repubblica monarchica, guidata da presidenti principi e principesse ministri. Gli abitanti possono essere tutti quelli che lo desiderano e altre tante cose che ti fanno star male per due ragioni. Prima: la bellezza della simpatica idea. La seconda: non conoscere l’inglese per leggere tutto come vorresti… E qui trovi uno dei confini ai propri limiti. Il confronto serve a crescere e la conoscenza irrobustisce rendendoci migliori.
1024x614xNew-Stamps-1024x614.jpgInfatti, proprio l’isola di Utopia diTommaso Moro, come lui stesso spiega: deriva da un termine dal greco antico con un gioco di parole fra ou-topos (cioè non-luogo) ed eu-topos(luogo felice); utopia è quindi, letteralmente un “luogo felice inesistente“.
Chissà se dal cielo, seppur senza testa, il Tommaso Moro riesce a vedere le torri erette dal signor Vilks nella sua Ladonia. Mi piace credere di sì e la sua testa mozzata, nascosta nelle cantine della Chiesa di San Pietro ad Vincula, vicino alla Torre di Londra: ride.
Preso dal piacere della scoperta, rompo ogni indugio; scrivo direttamente all’artista una mail all’indirizzo che il sito fornisce: info@ladonia.org.
Posso solo scrivere in italiano confidando che qualche cosa si capisca anche perché in Svezia ci stanno molti italiani, friulani compresi. Riporto semplicemenladonia-money.jpgte il piacere avuto nello scoprire lo stato di Ladonia e di questa gran bella invenzione. Dico come sono venuto a conoscenza di ciò grazie alle fotografie delle sue torri. Ho quindi chiuso la missiva segnalando al buon Lars che qui, a circa 220 km ad est di Venezia, in provincia di Udine ci sta un paese, da sempre, chiamato Nimis.
Con sorpresa, il giorno dopo, trovo una mail proveniente da info@ladonia.org a me indirizzata. Ed è proprio lui, Lars Vilks. Mi scrive in un comprensibilissimo italiano, ringrazia sorpreso e felice per le belle parole ricevute da questa parte dell’Italia. Sa bene pure di Nimis. Soprattutto ne ha apprezzato il suo buon vino.
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Certamente racconterò questa sera tutto quanto a Henrico. La fantasia permette davvero di rendere subito reali le utopie. La società ci mette molto più tempo. Poi, ogni età ha avuto le applicazioni per rendere questi sogni visibili, raccontabili, udibili. Fino a perderci la testa.
« Avanzò quindi verso il ceppo, davanti al quale s'inginocchiò per la recita del Miserere. Poi si rialzò in piedi, e quando il boia gli si avvicinò per chiedergli perdono, lo baciò affettuosamente e gli mise in mano una moneta d'oro. Poi gli disse: «Tu mi rendi oggi il più grande servizio che un mortale mi possa rendere. Solo sta attento: il mio collo è corto. Vedi di non sbagliare il colpo. Ne andrebbe della tua reputazione». Non si lasciò legare. Da sé si bendò gli occhi con uno straccetto che s'era portato appresso. Quindi, senza fretta, si coricò lungo disteso, appoggiando il collo sul ceppo, che era molto basso. Inaspettatamente si rialzò con un sorriso sul labbro, raccolse con una mano la barba e se la collocò di lato celiando: «Questa per lo meno non ha commesso alcun tradimento».
Tommaso Moro fu giustiziato a Tower Hill il 6 luglio 1535
https://durigatto.wordpress.com/2016/06/12/da-nimis-a-ladonia-passando-per-utopia/

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