8 lug 2016

SOTTO LA LENTE - Riforma delle autonomie locali con novità interessanti


I risultati delle elezioni e la bocciatura delle fusioni dei Comuni hanno già portato a correzioni La recente tornata elettorale, per quanto riguarda i Comuni nei quali in provincia di Udine è presente e riconosciuta la comunità slovena, ha toccato direttamente solo Drenchia, dove sono cambiati sindaco e maggioranza, ma ha dato indicazioni che ci riguardano molto da vicino. Il segnale più significativo con ogni probabilità arriva dai referendum del 19 giugno per la fusione dei Comuni, considerato che da qualche tempo si propone di creare un’unica municipalità per le Valli del Natisone. Ebbene, tutte e tre le fusioni: Codroipo-Camino al Tagliamento, Tramonti di Sopra-Tramonti di Sotto, Monfalcone-Ronchi dei Legionari-Staranzano, sono state bocciate, nonostante gli incentivi previsti per questo tipo di aggregazioni. I cittadini, evidentemente, sono disposti a sopportare dei disagi e delle penalizzazioni economiche pur di salvaguardare l’autonomia dei propri territori. E nei nostri paesi questo attaccamento è molto marcato, considerato che è ancora forte la memoria dello schema di autonomia della Slavia con vicinie, banche e arengo, i cui fasti sono stati rievocati durante la sagra di San Pietro. Se i Comuni restano, viste le loro dimensioni, è importante concentrarsi sul livello superiore per la gestione dei servizi. Archiviata l’esperienza delle Comunità montane, all’Unione territoriale intercomunale (Uti) del Natisone, a guida cividalese, hanno finora aderito solo Savogna e Stregna. Resta ora da capire quale sarà l’atteggiamento delle amministrazioni resistenti alla luce dei nuovi emendamenti approvati dal Consiglio regionale alla riforma delle autonomie locali in Friuli Venezia Giulia. Eliminate le penalizzazioni finanziarie nel 2016, i Comuni che non hanno aderito alle Uti hanno tempo fino al 31 dicembre per entrarvi. Per continuare a esercitare in autonomia le funzioni che la legge ha assegnato alle Uti senza subire penalizzazioni, le singole municipalità, se in territorio montano, dovranno avere almeno cinquemila residenti (diecimila in pianura), tetto che potrebbe essere abbassato a tremila residenti (7500 in pianura) di fronte a determinate condizioni. Quale potrebbe essere, a avviso di molti, la presenza della minoranza slovena. Di certo, questa novità apre nuove prospettive anche alla fusione dei Comuni delle Valli del Natisone. L’ennesima riforma della riforma (è la decima volta che mette mano alla legge in un anno e mezzo!) non è dovuta tanto alla sentenza del Tar, che ha definito legittime le Uti, ma non i commissariamenti, quanto alla debacle elettorale del Partito Democratico nelle urne. In effetti la vittoria del centrodestra a Trieste, Pordenone e Cordenons, secondo gli analisti, non è dovuta alla sua forza e alla bontà delle sue proposte, bensì a una ribellione dei confronti del centrosinistra regionale e dei provvedimenti calati dall’altro, in primis appunto la riforma delle autonomie locali e quella dell’assistenza sanitaria. «La sconfitta ai ballottaggi è un messaggio chiaro che abbiamo recepito e al quale risponderemo con umiltà e impegno», aveva commentato la presidente del Friuli Venezia Giulia, l’esito del voto. Aggiungendo: «Occorre riprendere slancio nel rinnovamento, tornare a stare più vicini ai cittadini, in ascolto e in dialogo costante». Tanto più – sottolineiamo noi – che i 211.508 voti che nel 2013 hanno garantito a Serracchiani l’elezione a presidente e 27 seggi (il 55 per cento) in Consiglio regionale rappresentano appena il 19,23 per cento degli aventi diritto al voto in Friuli Venezia Giulia. M. Z. (Dom, 30. 6. 2016)
da SLOVIT http://www.dom.it/wp-content/uploads/2016/07/Slovit-6-2016-pdf.pdf

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