23 lug 2016

Storia religiosa della Slavia friulana



Capitolo IV


Le Filiali Slave della Pieve di Tarcento

  Cesariis  ♣
 foto da Google

Nel 1872 il vic. cur. di Lusevera don Pietro Comelli presenta il disegno della nuova chiesa di Cesariis. "Il porgitore di questo foglio è uno dei primi possidenti di quei borghi. Ha offerto, mi si afferma, 100 fiorini d'argento" ed altre offerte abbondanti. "I Cesaresi hanno in mente, pria che la gioventù e la maggior forza di Cesariis se ne vada in Germania, di gettare almeno le fondamenta del nuovo sacro edificio... Si apprende di leggeri che in questa Curazia evvi grande entusiasmo religioso... perché tutti bramano servire a Dio di vero cuore e salvare l'anima propria. Che se non vi esistesse una serqua, più o meno, di duri e mal pensanti, perché ignoranti in materia di religione e che vivono giusta l'odierno progresso", tutto andrebbe per il meglio .

Il linguaggio del curato nei confronti di questa frazione è comprensivo e a nome del progresso abbinato alla salute delle anime, promuove l'iniziativa anticipando gli stessi interessati, forse per umiliare quelli di Pradielis. Infatti la gente di Cesariis l'anno dopo avanza richiesta di permesso per erigere la nuova chiesa e vorrebbe tante messe festive quante ne ha Pradielis nella sua chiesetta del cimitero. Ottiene la licenza per la nuova chiesa, ma non per le messe .

Nel 1878 n. 36 capifamiglia della borgata di Cesariis e n. 65 capifamiglia di Pradielis e Vedronza s'impegnano, pro quota parte, a costituire lo stipendio di lire 750 per un proprio cappellano con sede in Pradielis, dopo aver promosso la chiesa a sacramentale con battistero e tabernacolo. Si riservano al vicario di Lusevera lire 200 quale matrice (degli Slavi) e 12 kg. di burro al pievano di Tarcento (matrice prima). Una commissione s'impegna a riscuotere "valendosi, ove occorresse, anche dei mezzi coattivi di giustizia". Il contratto è registrato a Gemona e sottoscritto dal notaio Morgante3 . Quelli di Cesariis, secondo il pievano pre Leonardo Sbuelz nella lettera all'arcivescovo, non sono troppo d'accordo e vorrebbero usufruire di Lusevera saltando Pradielis. Da qui l'ennesimo contenzioso.

Il vicario di Lusevera pre Giuseppe Driulini, nella relazione inviata all'arcivescovo, ironizza osservando che "un po' di furberia di De Pretis non istà male". Protesta per la caduta dei suoi diritti di stola in Pradielis e quando si trova a celebrare in Pradielis, Lusevera rimane scoperta, senza messa; ci vorrebbe un terzo prete. Molti capi famiglia sono all'estero e bisogna attendere il loro ritorno per fare il contratto. Il parroco di Tarcento "qui è considerato come il loro potente avversario" .

Cesariis nel 1890 chiede un cappellano proprio e per questo si sono dati una chiesa ed una canonica nuove. Nel 1891 si rinnova la richiesta di un prete residente. Cesariis conta 400 ab., Musi 300, ha una chiesa, una canonica ed una scuola elementare. La popolazione non è assistita come si conviene. "Nelle altre stagioni (non d'inverno) i fanciulli con gli adulti emigrano all'estero e le fanciulle si recano in montagna con il bestiame". Sono disposti a provvedersi di un cappellano .

 Abbiamo il chiaro accenno al drammatico fenomeno dell'emigrazione dei fanciulli per le fornaci in Austria e delle fanciulle per il pascolo montano. Non si può ignorare il dramma dell'emigrazione contemporanea, se non si vuol irridere alle sofferenze ed umiliazioni dei nostri antenati. Le donne si fanno carico dei pesantissimi e stressanti lavori campestri. Nel 1900 Cesariis conta 400 ab., ha chiesa e canonica; per lo stipendio del cappellano contano sulla scuola elementare per lire 400 annue. Per ora il cappellano di Pradielis deve risiedere un terzo del tempo a Cesariis, visto che questi versano un terzo della paga. Spediscono un documento per sollecitare un prete come a Cesariis. "Ecc.za Rev.ma faccia contento questo popolo che è tanto deviato"; potrà prestare il suo aiuto anche nella vicaria e gli garantiscono uno stipendio di lire 800. L'anno dopo i Cesarini rinnovano la richiesta di un cappellano per non dipendere da Pradielis che aspira anch'essa ad essere vicaria. Il primo cappellano di Cesariis è don Pietro Pinosa, che però muore subito dopo. Nel 1904 i Cesarini, pur di avere un loro prete, minacciano di staccarsi da Pradielis per riunirsi a Lusevera. Le proposte sono avanzate dal vicario di Lusevera GB. Cruder. Il pievano don Leonardo Sbuelz è contrario ed accusa Lusevera di mene per prevalere nelle questioni comunali.

 Nel 1904 viene eretta in cappellania curata con decreto ed il capp. è don Pietro Cher da Canebola. Nel 1905 Cesariis chiede di commutare le processioni votive dei primi sabati per i sei mesi estivi da maggio ad ottobre alla chiesa di Lusevera, ma la curia si dice contraria: troppa indipendenza! Da ciò tensioni tra don Cher e don Cruder. Per allentare le tensioni Cesariis paga d'affranco a Lusevera ed alla matrice Tarcento di ben 1.666 lire, pur ritenendosi non obbligata, con il diritto però di ricevere assistenza gratuita in caso di necessità .

 Di contro Pradielis non affrancherà un bel niente e da ciò frustrazioni ulteriori.

Si chiede autonomia da Lusevera come è già avvenuto per Pradielis richiesta esaudita con il titolo di viaria concesso nel 1908.

 Nel 1913 i Cesarini chiedono di sostituire il vecchio vicario don Giuseppe Vizzutti (60 anni): "Attualmente si corre il pericolo di morire senza aver avuto i conforti religiosi, senza compiere tutti quegli atti pii e sacri, che confortano l'anima e che sono necessari sia per l'anima di coloro che sono chiamati a miglior vita, sia per le famiglie rispettive che hanno così il conforto d'aver adempiuto ai loro doveri religiosi"

 Documento esemplare della formazione spirituale cui era giunta nonostante tutti i limiti la pastorale del tempo. Il conforto religioso contribuiva a lenire lo strazio della morte, in seguito incubo del vivere umano. Nel 1914 due fabbricieri Pietro Tommasino e Giovanni Pez richiamano la curia al suo dovere. Avevano avuto la promessa di un "ministro di Dio capace e sano". Non hanno ottenuto risposta. Per la terza volta fanno appello "perché si degni provvedere per il nostro vicario non solo nell'interesse della religione e della fede, ma per evitare altresì quel dissidio, quella incompatibilità manifesta, assoluta, impressionante che perdura nella nostra frazione contro tale stato di cose, che è divenuto insopportabile... L'attuale vicario non ha il rispetto e la considerazione neppure dei bambini della nostra frazione... Prestigio che vien meno anche in chiesa pel contegno del Vicario che fa questioni anche coi cantori".

Questo prete era affetto da crisi respiratorie ed ottenne la dispensa dalla recita del breviario. Il vic. gen. risponde che il Vizzutti non accettò in agosto il trasferimento ed ora non ci sono preti disponibili per sostituirlo: bisogna attendere13. L'attesa fu esaudita con la nomina nel 1914 di don Giacomo Mansutti da Tricesimo che vi rimase fino al 1920 con la parentesi della guerra e la prigionia in Germania nel 1918. Nel 1915 i frazionisti protestano contro il sindaco di Lusevera che avrebbe accusato il loro capp. Mansutti per la dimostrazione a Lusevera del 23 marzo 1915. La protesta è rivolta all'arcivescovo. Il sindaco interpellato nega d'aver sporto denuncia e invita alla pace14. Il parroco di Faedis Ugo Zani nel 1917 chiede sostituzione di don Giuseppe Vizzutti in quanto ammalato, "ma anche per il motivo che a Subît si trova a disagio"; suggerisce di abbinare Subît a Forame e Porzûs a Clap. "Il rev.do Vizzutti è un uomo con cui si deve avere molta pazienza, perché con una salute assai scossa, anche le potenze volitive partecipano del suo indebolimento e sto per dire esaurimento fisico". Meglio lasciarlo andare a casa e magari ci muore! Suggerisce don Luigi Della Vedova per Subît e don Giuseppe Baiutti per Porzûs .

https://fauna31.files.wordpress.com/2011/02/ville-e-vicariati-slavi04.pdf

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