16 dic 2016

Anniversari tra loro legati - Med sabo povezane obletnice

icon_sso_newsIn questo 2016 che si va concludendo, abbiamo ricordato tre importanti anniversari per la comunità slovena di Benecia, Resia e Valcanale, nonché per l’intera minoranza slovena in Italia. Si tratta dei cinquant’anni della fondazione del periodico Dom, dei quarantt’anni dell’istituzione della Confederazione delle organizazioni slovene (meglio conosciuta con l’acronimo Sso, dalle iniziali di «Svet slovenskih organizacij») e dei vent’anni dalla costituzione dell’associazione culturale «don Eugenio Blanchini».
Queste tre espressioni del nostro popolo sono tra loro strettamente legate. Il giornale Dom nacque dalla felice intuizione di alcuni sacerdoti delle Valli, i quali capirono che l’inculturazione della fede cristiana nell’identità slovena della loro gente non poteva proseguire efficacemente solo tramite l’ordinaria azione pastorale.
Quegli stessi sacerdoti dieci anni dopo, ai fine di mettere gli sloveni della provincia di Udine in più stretto legame con il movimento cattolico sloveno di Gorizia e Trieste, furono, pur senza fare particolare clamore, tra i sostenitori dello Sso, fondato sui principi della slovenità, del cristianesimo e della democrazia.
E dal gruppo di laici che dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso iniziarono a collaborare con i sacerdoti nella redazione del Dom, dopo la fine dell’esperienza del circolo «Studenci», nel 1996 sorse l’associazione «don Blanchini », che, con i singoli e i circoli/ gruppi associati, diventò la struttura di riferimento dello Sso in Benecia, Resia e Valcanale.
Ora Dom, Blanchini e comitato provinciale Sso, rappresentano un pilastro fondamentale e irrinunciabile degli sloveni nel loro tradizionale territorio di insediamento, da Tarvisio a Prepotto, come pure tra quelli che vivono nei centri della pianura friulana, per il loro prezioso impegno e la notevole mole di lavoro in difesa e promozione di lingua e cultura slovene, ma pure per la connotazione di democrazia e pluralismo che conferiscono alla minoranza slovena. In definitiva, hanno raccolto la grande eredità ideale e spirituale lasciata dai sacerdoti sloveni della Chiesa udinese, che per decenni hanno lottato da soli per la salvaguardia della lingua slovena.
Forti delle radici slovene, democratiche e cristiane «abbiamo attraversato la prima guerra mondiale, il fascismo e il nazismo e la seconda guerra mondiale, abbiamo preso posizione contro l’influsso comunista e tutte le restanti pressioni che ci sono state nel dopoguerra. Non vedo perché non potremmo riuscire a attingere anche oggi proprio da questi valori la principale ispirazione per la nostra opera», ha affermato Walter Bandelj, presidente dello Sso.
La Confederazione ha avuto pari dignità in provincia di Udine solo all’indomani della caduta del comunismo e con la conquista dell’indipendenza da parte della Slovenia. L’ex presidente Drago Štoka ha raccontato come nel 1976 i sacerdoti della Benecia «si sentissero sotto pressione, forse temevano che la Skgz (l’altra organizzazione di raccolta nata dal Fronte di liberazione sloveno, ndr) li avrebbe troppo penalizzati nel caso di una loro decisa adesione allo Sso. Erano cauti. E oggi credo che abbiano fatto bene. Posso affermare che sono stati attivi e lungimiranti».
Anche a quarant’anni di distanza, nelle valli di confine della provincia di Udine molti non si riconoscono sloveni a causa della connotazione ideologica di stampo comunista che qualcuno ha tentato di affibbiare al movimento per il riconosciemto dei diritti della minoranza etnico-linguistica. Ciò è avvenuto dall’esterno per indicare in esso il nemico da combattere, dall’interno per perseguire interessi politici e anche economici di parte. Il rifiuto di accordi «ad excludendum », utili sia all’estrema destra sia all’estrema sinistra, ma nefasti per la comunità, si deve proprio all’azione del mondo cattolico sloveno tramite le sue espressioni organizzate. Senza la sua presenza e il suo impegno non si sarebbe sgretolato il muro ideologico innalzato dopo la seconda guerra mondiale e ben difficilmente sarebbe arrivato il riconoscimento legislativo dei diritti degli sloveni in provincia di Udine.
Tutt’oggi Dom, Blanchini e Sso, ognuno nel suo specifico ruolo, rappresentano un canale del dialogo indispensabile all’intera comunità. Non è casuale, in questo senso, la presenza di tanti sindaci al cinquantesimo del Dom a Drenchia. Mons. Marino Qualizza ha espresso più volte nel corso della celebrazione l’auspicio che «la collaborazione a 360 gradi continui, ci dia prospettive, ci dia ricchezza interiore e il gusto di trovarci assieme nella stessa casa, v istem domu ».
È proprio questa la strada da seguire per dare ancorta speranze a una comunità in forte difficoltà. Tutte le altre portano nel baratro.
M. Z.
Petdesetletnica Doma, štiridesetletnica SSO in dvajsetletnica združenja Blankin, ki jih letos obeležujemo, so tesno med sabo povezane in izredno pomemne. Saj vse tri ustanove jamčijo pluralnost, demokratičnost in krščanstvo med Slovenci v Benečiji, Reziji in Kanalski dolini.

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