28 gen 2017

L'OPINIONE di Riccardo Ruttar

Vivere nelle valli diventerà privilegio
Con l’Epifania le feste, le spese per garantirsi regali, generi alimentari, addobbi e 
quant’altro sono ormai alle spalle. Non che il sistema distributivo di ogni bene
 possibile ritrovi la calma: appaiono già suggerimenti al carnevale e spuntare di 
colombe e uova di Pasqua.
Quindi la festa consumistica continua nelle moderne cattedrali in cui si 
santifica la materialità della vita sacrificandola all’utile, sì, ma anche al superfluo se 
non all’inutile ed al dannoso.
Il senso religioso, quello del secondo comandamento «ricordati di santificare le feste» – senza parlare del primo che recita: «Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di me» – già a
 partire dalla festività domenicale si è perso da tempo e quindi si è perso anche
 quel richiamo al trascendente, allo spirituale, ai valori non monetizzabili. Sembra che oggi una parte consistente dell’umanità si caratterizzi per la sua capacità di consumo e che a questo dio sacrifichi la propria operosità identificando il proprio progresso col prodotto interno lordo.
Nel nostro piccolo tuttavia possiamo ancora tentare di resistere a questo
 processo se pensiamo a come abbiamo vissuto le festività natalizie, di fine e di 
inizio anno. Il richiamo alle tradizioni nei paesi e nelle chiese, quell’afflato di
memoria storica, il richiamo alla nostra lingua dimostrano che c’è ancora lo spirito,
l’anima a indicare la strada da percorrere. Che la nostra comunità si sia sentita viva
e vitale nella santa messa in sloveno la notte di Natale a San Pietro al Natisone e
nella celebrazione del Dan Emigranta nella festa dell’Epifania a Cividale, è segno
che ci sono ancora valori riconducibili alla nostra storia a dare forze per resistere
 al degrado che ci circonda.
A guardare, appunto, il mondo che ci circonda viene da chiedersi fino a dove 
saprà spingersi l’insensatezza globale umana nella corsa al consumo.
Leggevo in questi giorni alcune considerazioni suggerite dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) in occasione della Giornata mondiale del suolo istituita dalle 
Nazioni Unite: in Europa si perdono 11 ettari di terreno ogni ora, suolo che perde 
i suoi connotati naturali per essere modificato in modo perenne, 
cementificato, asfaltato. Senza contare le deforestazioni e l’inquinamento.
L’Italia dà un particolare contributo a questo fenomeno del consumo del suolo:
 secondo l’Ispra, qui si rendono irreversibili 6-7 mq di suolo al secondo e questo
 consumo è quasi il doppio rispetto alla media europea.
Se penso alle nostre valli mi verrebbe da dire che stanno rappresentando un 
prezioso antidoto a questa epidemia, col verde dei loro boschi e la selvaggia
 rivincita della natura. Viverci, di questo passo,
 diventerà sempre di più non iattura ma un privilegio. Meglio se ancorati ai valori tradizionali della nostra lingua, della nostra cultura del patrimonio immateriale tramandatoci dagli avi, vale dire
 come sloveni. Un punto in più di fronte alla massificazione ed alla 
spersonalizzazione in atto.
fonte Dom 15/01/2017

2 commenti:

  1. Ciao Olga Mi piace questo tuo post verità, ciò vol dire che io e te siamo privilegiati,
    io nella mia piana, tu nelle stupende valli del Natisone
    ciao buon fine settimana,
    Tiziano

    RispondiElimina


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