9 mar 2017

RICERCA

Il bilinguismo fa risparmiare risorse al cervello
La mente di chi parla almeno due lingue impara a concentrarsi di più e meglio e a fare economia delle risorse cognitive. Un risparmio che dà vantaggi nell’invecchiamento. Conoscere e parlare abitualmente due lingue fa bene al cervello, si sa. Finalmente però si è scoperto perché, o almeno uno dei motivi per cui è così: stando a un’indagine pubblicata su “Journal of Neurolinguistics”, la mente bilingue per poter gestire entrambi i linguaggi impara giocoforza a risparmiare risorse e questo si rivela un vantaggio non da poco anche quando l’impegno cognitivo è diverso dal parlare o leggere. Si attivano solo le aree necessarie La scoperta arriva da esperimenti condotti da Ana Inés Ansaldo del Centro di Ricerca dell’Istituto di Geriatria dell’Università di Montreal, in Canada: la dottoressa ha chiesto a due gruppi di anziani, bilingui o monolingui, di assolvere a specifici compiti tenendo conto solo delle informazioni visive e non di quelle spaziali. Per esempio, veniva chiesto loro di focalizzarsi sul colore di un oggetto e non sulla sua posizione nella stanza; nel frattempo, veniva valutata l’attivazione più o meno intensa di varie reti neuronali che collegano aree cerebrali diverse, indispensabili per gli “esercizi” assegnati. «I monolingue attivano circuiti cerebrali più ampi, servendosi di un maggior numero di connessioni: entrano in gioco numerose regioni che processano informazioni visive e motorie nei lobi frontali, per esempio. In altre parole, hanno bisogno di reclutare aree multiple per arrivare all’obiettivo richiesto - riferisce Ansaldo -. I bilingui invece accendono network più ristretti, solo quelli più appropriati per lo scopo: nei nostri esperimenti l’attivazione è risultata maggiore solo nelle aree visive della zona posteriore del cervello, cioè soltanto in quelle specificamente deputate a riconoscere le caratteristiche visibili degli oggetti, come i colori». In sostanza il bilingue utilizza il cervello al minimo indispensabile per arrivare allo scopo, accendendo solo le aree più specializzate per il compito richiesto e risparmiando perciò risorse.I vantaggi invecchiando Anni di pratica di almeno un paio di lingue, secondo la ricercatrice, insegnano al cervello a destreggiarsi meglio e modificano il modo di affrontare situazioni dove deve concentrarsi solo su un tipo di informazione, ignorandone altre. Il bilingue è più bravo a focalizzarsi su una cosa alla volta senza distrazioni, perché quando parla un idioma deve “zittire” l’altro: questo si traduce in una capacità di concentrarsi e utilizzare le proprie risorse cognitive molto migliore. «Dopo anni passati a gestire le “interferenze” fra i due linguaggi, il cervello è più bravo a di selezionare le informazioni rilevanti e ignorare quelle che potrebbero distrarlo dallo scopo - osserva la ricercatrice canadese -. I dati mostrano che il cervello bilingue è più efficiente, risparmia più risorse e recluta solo le regioni specializzate che di volta in volta gli servono. I benefici cognitivi di tutto questo sono due: innanzitutto, connessioni più specializzate e centralizzate consentono di arrivare allo stesso obiettivo facendo meno fatica cognitiva rispetto a un monolingue, costretto ad attivare circuiti più ampi; in secondo luogo, i bilingui giungono agli stessi risultati senza accendere le aree frontali del cervello, quelle più vulnerabili di fronte al declino cognitivo correlato all’età. Ciò potrebbe spiegare almeno in parte perché i bilingui risultano più protetti da demenze e invecchiamento cerebrale: il bilinguismo ha un impatto concreto e positivo sul cervello, che di fatto invecchia meno e meglio».
Elena Meli (Corriere della sera, 17. 2. 2017) da Slovit di febbraio 2017 pag.18


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