30 mar 2017

Vivere in montagna, a Innovalp le tante facce di una scommessa


E se la parola montanaro tornasse di moda? Le problematiche strutturali del vivere in montagna, la scommessa – non più tanto azzardata – di chi sta scegliendo di investire in questo territorio, le idee e le buone prassi già avviate a confronto per lo sviluppo e il rilancio del paesaggio alpino.
Numerosi e complessi i temi trattati durante il weekend di Innovalp, una kermesse di dibattiti, incontri, convegni e workshop sul tema della montagna, tenutasi a Tolmezzo il 24 e il 25 marzo. L’iniziativa è stata organizzata dalla cooperativa Cramars e – considerato il successo di pubblico con quasi tutti ‘sold out’ nei diversi eventi – si propone già di diventare un appuntamento fisso della primavera in Carnia.
Il festival si è aperto con l’attesa anteprima nella serata del 23 marzo. Nella sede di Carnia industrial park si sono confrontati l’antropologo e saggista Annibale Salsa (già presidente nazionale del Club alpino italiano) e l’economista Marco Bettiol, ricercatore dell’Università di Padova specializzato in internet marketing.
Salsa ha spiegato le ragioni storiche e antropologiche sulla crisi ‘strutturale’ della montagna. Individuando l’inizio del declino della cultura della montagna, del senso e dell’orgoglio di appartenenza a questo territorio, con la nascita dello stato moderno. Fino alla nascita degli stati europei infatti, ha spiegato Salsa, la condizione di montanaro era considerata privilegiata. Oltre alle favorevoli condizioni climatiche del medioevo, incentivare gli insediamenti nelle ‘terre alte’, era una precisa politica feudale. I contadini che sceglievano di dissodare, disboscare, coltivare e quindi antropizzare questo territorio venivano liberati dagli obblighi di servitù della gleba. I montanari, quindi, erano uomini liberi.
La concezione della montagna, in particolare delle Alpi, era infatti che dovesse fungere da cerniera fra le genti che abitavano sui due versanti. I passi alpini diventavano passaggi e luoghi di incontro, di contaminazione e conoscenza. I montanari del medioevo erano infatti fra i ceti maggiormente alfabetizzati.
La crisi della motangna, lo spopolamento che condiziona anche oggi la vita di questi territori, ha spiegato Salsa, è iniziata proprio con il cambio di mentalità intervenuto con la modernità. Le Alpi, da confine inteso come luogo di passaggio aperto e permeabile, diventano ‘frontiere’ che delimitano le comunità. Perdono la loro centralità a favore delle città e della pianura. Ma, sempre secondo Salsa, questa concezione inizia a modificarsi a partire dagli anni ’90 fino ai giorni nostri. Oggi, secondo l’antropologo, si può intravedere qualche timido segnale di una controtendenza, favorita dalla diffusione delle nuove teconologie che riducono la distanza fra pianura e montagna. Sono però segnali ancora troppo timidi perché siano interpretabili come un vero e proprio cambio strutturale nella concezione della montanità. E che vengono perlopiù ignorati dalle scelte politiche ancora incentrate sulle economie della pianura. Bettiol però, ha individuato alcuni cambiamenti economici in grado di invertire decisamente la tendenza. Secondo l’economista infatti, ci troviamo in una nuova fase della globalizzazione. Di fronte alla spinta alla standardizzazione di qualsiasi tipo di produzione che ha caratterizzato l’economia fino a tempi recenti, ci troviamo oggi di fronte ad una domanda di ‘unicità’, di prodotti non standardizzati e caratteristici di una cultura e di una tradizione particolare che aumenta di giorno in giorno in maniera esponenziale.
Secondo Bettiol però, soprattutto in Italia, manca ancora un adeguamento compiuto del lato dell’offerta. Andrebbero infatti sfruttati di più e meglio i canali di promozione – e informazione – offerti dai nuovi sistemi di comunicazione. Nel corso del dibattito è intervenuto anche il consigliere regionale Giuseppe Sibau (fra il pubblico anche il sindaco di San Leonardo, Antonio Comugnaro) che ha ribadito come nonostante le potenzialità che offre il presente, permanga nei livelli istituzionali più alti un’indifferenza pressoché totale nei confronti della montagna. Un discorso che vale – ha spiegato Sibau – ancora di più per la montagna delle valli del Natisone. Senza un’adeguata politica di incentivazione mirata, sul modello di quanto avviene in Svizzera, i problemi strutturali della montagna non potranno essere risolti.
http://novimatajur.it/attualita/vivere-in-montagna-a-innovalp-le-tante-facce-di-una-scommessa.html

3 commenti:

  1. Cara Olga, sono passato per lasciarti un mio caro saluto.
    Ciao e buon pomeriggio cara amica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Grazie per la tua visita sempre gradita.Buona serata Tomaso.

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  2. Vivere in montagna, a Innovalp le tante facce di una scommessa

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