23 mar 2017

Vlakec, quei binari che univano genti dalla stessa lingua e cultura

Dalla preistoria ad oggi, quella parte del collegamento tra le Alpi e l’Adriatico ha percorso tutta la nostra storia. Sono, in definitiva, pochi chilometri rispetto alle grandi distanze che altrove uniscono terre, mari, popoli e culture, ma quella ‘porta’ verso l’est è stata e rimane fondamentale. Unisce, per altro, genti accomunate dalla stessa lingua, dalla stessa cultura e dalle stesse tradizioni.
È questo il messaggio emerso venerdì 17 marzo nel Centro culturale sloveno di S. Pietro al Natisone dalla bella presentazione del libro ‘Vlakec – Trenino’ di Vojko Hobič e Tadej Brate organizzata dal circolo Ivan Trinko e dall’Istituto per la cultura slovena. Il libro racconta con molti materiali inediti l’origine e la realizzazione del progetto della ferrovia Cividale-Kobarid, fino alla sua chiusura e demolizione.
Sull’ampio contesto storico è intervenuto il presidente dell’ISK, Giorgio Banchig, che ha ricordato tappe come la costruzione della strada romana, citata da Paolo Diacono, le immigrazioni dei cosiddetti popoli barbari, la ‘strada del mercurio’ che arrivava alle miniere di Idrija, quella probabilmente percorsa da Napoleone per arrivare alla Prima guerra mondiale e – dopo la vicenda trattata nel libro – la strada dei partigiani e quella che finalmente, nel 2007, ha visto cadere il confine. “Una storia millenaria in cui la ferrovia presente dal 1916 al 1932 rappresenta un segmento importante” ha evidenziato Banchig, che ha poi riportato alcune citazioni sulla ferrovia presenti nei diario di don Antonio Cuffolo.
Jole Namor, a nome del circolo Ivan Trinko, ha ricordato i contributi di Paolo Petricig (autore di ‘Questa ferrovia non s’ha da fare’, che dovrebbe essere presto ristampato dal Centro studi Nediža) e dello stesso Banchig nella ricerca storica di quegli avvenimenti, annunciando anche l’interesse da parte del Comune di Cividale per una traduzione in italiano della pubblicazione.
Hobič, a lungo direttore del museo della guerra di Kobarid, dopo aver spiegato come l’idea del libro gli sia nata a Sužid osservando una fontana ed una riserva d’acqua vicine ai resti della tratta ferroviaria, ha chiarito come la necessità della collaborazione di un esperto come Brate sia stata in particolare dovuta al fatto che nei testi italiani d’archivio si mescolavano informazioni su tre ferrovie (quella da Cividale a Kobarid, quella del cementificio presso Antro ed una dell’Acquedotto Pojana), creando una confusione che Brate ha risolto.
È seguito il racconto della lunga e travagliata genesi del progetto, che si è concretizzato solo per necessità belliche. La ferrovia venne chiusa nel giugno 1932. Una volta smantellata, che fine fecero il treno e le rotaie? Secondo alcuni finirono in Abissinia, in realtà per l’autore della pubblicazione documenti d’archivio in questo senso non esistono, risulta invece che alcune parti della ferrovia siano state vendute, di altre il metallo è stato fuso. Le due locomotive, dopo la battaglia di Kobarid, vennero trasportate e utilizzate in Bosnia.
La serata si è conclusa con una rappresentazione teatrale sul tema della ferrovia del gruppo Trenin che comprende attori della valle dell’Isonzo e della Benecia.
http://novimatajur.it/cultura/vlakec-quei-binari-che-univano-genti-dalla-stessa-lingua-e-cultura.html

1 commento:

  1. Vlakec, quei binari che univano genti dalla stessa lingua e cultura

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