23 dic 2017

Tutela della minoranza linguistica friulana, per fare meglio servono i Piani

Doveva essere un momento di verifica e di proposta e così è stato. La seconda Conferenza regionale dedicata alla comunità linguistica friulana e allo stato di attuazione della legge regionale 29/2007 è stata caratterizzata proprio dal confronto e dai contenuti, illustrati con chiarezza e con profondità. Al contrario di quanto avvenne cinque anni fa, quando la prima Conferenza fu una mera cerimonia autoreferenziale della politica regionale e non affrontò concretamente nessuna questione in termini né di valutazione né di rilancio, nel corso dell’evento che si è tenuto a Udine dal 1° al 2 dicembre si è fatto il punto in merito all’attuazione – e alla non attuazione – di quel provvedimento.
Nel corso dei lavori l’attenzione è stata puntata in particolare su quattro temi fondamentali: la politica linguistica nel suo complesso – programmazione e pianificazione sono i caratteri qualificanti della legge 29 – e i settori dell’istruzione, dei media e della pubblica amministrazione. Ciascuno dei quattro temi selezionati è stato sviluppato da una relazione, frutto dei dati raccolti e valutati tra luglio e novembre da parte dei rispettivi gruppi di lavoro, che è stata ulteriormente arricchita alla luce del dibattito che si è avuto durante la prima giornata.
È stato rilevato, nel quadro della politica linguistica, un evidente deficit di pianificazione e programmazione. Il primo Piano generale di politica linguistica, previsto dalla legge 29/2007, è stato approvato solo nel maggio 2015 e a tutt’oggi nessun ente pubblico si è dotato del proprio Piano speciale (PSPL), con la conseguenza che gran parte della normativa resta di fatto lettera morta. In questo ambito è stato sottolineato un elemento che era già emerso la settimana precedente nel corso della Conferenza dedicata alla comunità slovena: il costante ridimensionamento dell’ufficio della Regione che si occupa della tutela delle minoranze. Contestualmente è stata evidenziata la necessità di rafforzare anche la struttura dell’ARLeF affinché possa svolgere al meglio il proprio ruolo di organismo di pianificazione, programmazione e promozione.
La mancanza dei PSPL si fa sentire in particolare nel campo della pubblica amministrazione, in cui la legge è attuata troppo piano e i diversi interventi fatti in questo ambito – dalla cartellonistica agli sportelli linguistici – non hanno continuità e talvolta neppure coerenza. Si è osservato che in un contesto multilingue, l’uso pubblico delle lingue delle minoranze costituisce un metro di valutazione della qualità dei servizi, dell’efficacia amministrativa e del livello di democraticità delle istituzioni. Ne consegue che la situazione deve essere evidentemente migliorata.
L’assenza dello specifico PSPL condiziona in termini negativi soprattutto l’azione della Regione e degli enti regionali, sia con riferimento agli usi pubblici del friulano che in termini generali, e il tutto si riverbera anche nei settori della scuola e dei media, in cui emergono in positivo il ruolo di soggetti come Radio Onde Furlane e in negativo la sostanziale mancanza di attuazione della normativa per quanto attiene al servizio pubblico radiotelevisivo. Nel campo dell’istruzione le buone notizie riguardano l’avvio della formazione degli insegnanti e del centro di documentazione, ricerca e sperimentazione didattica Docuscuele, quelle meno buone sono riferite all’effettiva offerta formativa di e in friulano.
In attesa della pubblicazione degli atti la prima versione delle relazioni dei gruppi di lavoro è disponibile su www.consiglio.regione.fvg.it e www.arlef.it. Ora è necessario che quelle indicazioni teoriche diventino azioni concrete.

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1 commento:

  1. Tutela della minoranza linguistica friulana, per fare meglio servono i Piani

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