17 feb 2018

SCORCIO STORICO DELLA VAL RESIA


Di AlbertoMadrassi - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4552972

Resia, e precisamente del suo sistema di vita-usi e costumi-in atto durante il secolo XVI 

Cominciamo col riferire che in quella epoca — ma si potrebbe dire lo stesso oggi — intorno ai paesi della Val Resia i pezzi di terreno coltivabili erano non solo pochi, ma anche di estensioni assai limitate; e per ognuno di tali pezzi di terreno ogni coltivatore doveva pagare un certo canone all’Abbazia di Moggio. In origine, anzi, si trattava di canoni che costituivano delle vere e proprie affittanze cui era necessario ottenere la regolare rinnovazione. In linea puramente legale, alla fine del '500 i coltivatori della Val Resia potevano disporre liberamente dei terreni per testamento o cessione; ed i capi di ogni paese si limitavano a percepire la somma globale degli affitti, ormai stabiliti e fissi, ed a trasmetterla all'Abbazia di Moggio. E' ben vero che allora si stipulavano anche contratti di affittanza di terreni, soltanto che con questi contratti si voleva mascherare dei prestiti; ed era un mezzo, si potrebbe dire di sottobanco, che venne seguito presto in tutto il Friuli e largamente praticato. Va aggiunto che accanto ai pochi terreni coltivabili, esistevano vaste estensioni di terreni riservate ai pascoli ed ai boschi, terreni che venivano sfruttati in comune dagli abitanti. L'allevamento del bestiame e la vendita del formaggio prodotto, erano le principali attività agricole dei resiani. La difesa dei diritti di pascolo era alla base della loro vita, e in documenti storici c'è il ricordo e la conferma delle controversie sorte in proposito; controversie durate assai a lungo fra Resia e Resiutta. Si ha infatti notizia che gli uomini di Resiutta uccidevano delle pecore appartenenti agli abitanti di Gniva e che questi ultimi, per ritorsione o vendetta, distrussero sul Monte Blananizza un fabbricato nel quale si ricoveravano i pastori di Resiutta. Nei boschi di proprietà comune i Resiani potevano tagliare legna semprechè il bosco non fosse stato bandito, non fosse stato cioè riservato per particolari necessità come ad esempio la costruzione di case. Nel sec. XVI a Resia le case erano quasi tutte di legno. Il Comune di Oseacco una volta si rivolse alla giurisdizione di Moggio per avere del legname da fabbricazione. Moggio allora ordinò che il bosco di Uccea, dalla costa di Cai, con la costa del Naslip fino al fiume Uccea, restasse per uso del Comune, sia per fabbricare come per usarne in vari modi e anche a titolo di aiuto. Nessuno quindi nel bosco di Uccea vi poteva operare tagli senza l’autorizzazione di Moggio. I resiani integravano i redditi dell'agricoltura con i proventi della tessitura che nella Val Resia sembrava allora molto diffusa. Nella valle è provata l'esistenza di artigiani: un bottaio, un rotaio fabbricante di carri e un mulinaro in quanto si fa menzione, in qualche scritto della epoca, di un molino oltreché di una fornace di calce. Dai documenti di allora risulta inoltre che vi erano persone che tagliavano i boschi e altre che commerciavano il legname: tutte queste persone però non risiedevano nella Val Resia; e da tal fatto si è indotti a dedurre che il m estiere di tagliaboschi come quello del commerciante di legname fossero del tutto trascurati dai resiani che invece preferivano fare raccolta dì pece per poi venderla. Il matrimonio e la vila lamiliare Circa i rapposti sessuali, o rapporti intim i tra maschi e femmine, nella Val Resia nel XVI secolo risultano improntati alla più grande libertà; e su questo problema, che oggi suscita perfino tragedie, non c ’è riscontro di risse o questioni tra abitanti per gelosia (come in gran parte del mondo asiatico) o per m otivi che con term ine anacronisticamente moderno viene definito « d'onore » e che in conseguenza i vari codici ancora assolvono colui che appunto colpisce e uccide per « m otivi d'onore ». Forse è da ritenere che allora i resiani il cosiddetto « motivo d’onore » non lo avrebbero potuto comprendere. Ad ogni modo i pochi processi tramandatici per reati sessuali riguardano solo casi di rapporti intim i, e più precisamente incesti, fra persone legate da stretta parentela e che per il diritto canonico costituivano un impedimento matrimoniale mentre non lo erano o non erano considerati tali dall’opinione popolare. Nella Val Resia nel XVI secolo era ritenuta moglie legittim a anche la donna non sposata in chiesa (anche oggi è così: in Italia e in tutto il mondo) ma soltanto convivente in seguito a reciproca promessa. Era il matrimonio detto «per verba de presenti» ben noto, è da ritenersi, agli storici del diritto matrimoniale ed assai diffuso nel Friuli prima del Concilio di Trento che impose la celebrazione obbligatoria del matrimonio in chiesa e che oggi ha solo valore complementare w * * * Ampio quadro panoramico di rara bellezza e significato. Qui Tarcento è stato tolto quasi interamente dall’obiettivo. Sulla sua destra è facile individuare l’imbocco della Val Torre la cui strada porta a Uccea, ora valico di prima categoria. Alle spalle della cittadina, quasi a protezione, la maestosa catena del Musi con le sorgenti del Torre per i cattolici, in quanto il cittadino deve rispondere dei suoi atti solo di fronte allo Stato Civile anagrafico del proprio Comune. Pertanto i matrimoni consensuali potevano venire sciolti per mutuo accordo ed in conseguenza i coniugi consensualmente divisi potevano convogliare a nuove nozze, anche ripetutamente, come lo stanno a dimostrare i documenti del tempo che riferiscono di numerosi matrimoni così combinati e avvenuti; ed anche dopo il Concilio di Trento sembra che nella Val Resia, e così sì può dire dell’intero territorio friulano, la celebrazione religiosa, che secondo la chiesa doveva rendere indissolubile il matrimonio, venisse celebrata solo posteriormente al matrimonio consensuale. Circa il Friuli non minore era allora la libertà sessuale. Ed ecco alcuni fatti dimostrativi. Il 5 settembre 1562, durante la celebrazione di un processo civile, un testimonio dichiarò che Domenico Decani di S. Giorgio di Resia aveva due mogli: «una a San Zorzi et una a Chinisgraz sposata, ma questa de qua non se sa la sia sposata o no ». Domenico Decani esercitava il commercio ambulante di ferramenta in Germania (faceva il cramaro). Contro i due però, non si diede luogo a procedimento penale, quindi niente processo ne condanna. Altro caso: « Fu fatto processo contro Andream q. Thomae et Floreanam filiam naturalem Pettri Micel de S. Giorgio », legati di secondo e terzo grado di consanguineità e Andrea stesso legato in matrimonio con un’altra legittima moglie, intanto che Fioreana era ancella, abitante nella casa di Mathei Zanet... con grande mormorazione e scandalo dei vicini. Più volte il primo con l’altra « carnaliter comm;sceri et copulari » spesso perpetrarono... «et Fioreana fu fatta pregnante e ebbe un figlio ». Al processo i testimoni affermarono che « Andrea l’ha ingravedada » e che ogni notte « andava a dormir da lei ». Ai due imputati, Andrea e Fioreana, fu intimato di presentarsi in Tribunale senonchè il procedimento penale venne annullato per motivi che non risultano annotati.

Matajur del 15 luglio 1966 dall'archivio personale

1 commento:

  1. Cara Olga, ci sono delle valli che non basta un libro per descriverle!!!
    Ciao e buon fine settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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