IL COMMENTO
Il caso di Cividale (indipendentemente se si sia trattato di un errore o no) fa scuola e dimostra la confusione che regna in tema di carte d’identità (bilingui e monolingui). La cosa più normale sarebbe che in tutti i 32 comuni inseriti nel territorio di tutela venissero emesse solo carte d’identità bilingui, il che non succede, dal momento che i documenti italo-sloveni vengono emessi su richiesta dei cittadini. «Il peccato originale» è rappresentato dal decreto del 2002 dell’allora ministro dell’Interno Claudio Scajola, che ha soppresso unilateralmente i documenti bilingui obbligatori a Duino-Aurisina/Devin-Nabrežina, San Dorligo della Valle-Dolina, Sgonico-Zgonik e Monrupino-Repentabor e nel contempo ha reso possibile la cosiddetta scelta facoltativa delle carte d’identità. Nessun governo di centrosinistra ha mai soppresso o modificato il decreto Scajola, nonostante avesse potuto e dovuto farlo. In merito all’emissione delle carte d’identità bilingui è stato fatto tanto in termini positivi, ma è necessario fare ancora molto, a partire dall’annosa questione dei segni diacritici, che si sta risolvendo, ma ancora troppo a rilento. Resta aperta anche la questione della traduzione di tutte le parole sulle carte d’identità, per non parlare dei nomi bilingui dei Comuni. Il Comune Trst è, per esempio, sempre e solo Trieste. Nel Sud Tirolo tutti i luoghi riportano la denominazione in italiano, tedesco e, laddove vivono i ladini, anche in ladino. Ma la questione è legata allo statuto regionale e non al ministero, si giustificano a Roma. In breve una certa confusione, come dimostra il caso di Cividale, che è benvenuto (anche in questo caso è mancato il segno diacritico), ma la questione va risolta in modo sistematico e in tutti i comuni misti, il che non succede. Non bastano, quindi, le disposizioni del ministero dell’Interno al sistema contabile centrale dello Stato Cie (evidentemente per quanto riguarda i comuni della Slavia friulana non dispone di caratteri diacritici), è necessario un provvedimento politico-amministrativo, che valga per tutto il territorio in di attuazione della legge di tutela. Per quanto ci riguarda tutte le carte d’identità dovrebbero essere bilingui. E un’ultima annotazione: nella precedente legislatura il centrodestra in merito agli sloveni della Slavia friulana è stato previdente e ha osservato il silenzio. Ora c’è Roberto Novelli, che proprio con Cividale ha iniziato il suo «lavoro» nella Camera dei deputati.
Sandor Tence (Primorski dnevnik, 21. 4. 2018)
Il caso di Cividale (indipendentemente se si sia trattato di un errore o no) fa scuola e dimostra la confusione che regna in tema di carte d’identità (bilingui e monolingui). La cosa più normale sarebbe che in tutti i 32 comuni inseriti nel territorio di tutela venissero emesse solo carte d’identità bilingui, il che non succede, dal momento che i documenti italo-sloveni vengono emessi su richiesta dei cittadini. «Il peccato originale» è rappresentato dal decreto del 2002 dell’allora ministro dell’Interno Claudio Scajola, che ha soppresso unilateralmente i documenti bilingui obbligatori a Duino-Aurisina/Devin-Nabrežina, San Dorligo della Valle-Dolina, Sgonico-Zgonik e Monrupino-Repentabor e nel contempo ha reso possibile la cosiddetta scelta facoltativa delle carte d’identità. Nessun governo di centrosinistra ha mai soppresso o modificato il decreto Scajola, nonostante avesse potuto e dovuto farlo. In merito all’emissione delle carte d’identità bilingui è stato fatto tanto in termini positivi, ma è necessario fare ancora molto, a partire dall’annosa questione dei segni diacritici, che si sta risolvendo, ma ancora troppo a rilento. Resta aperta anche la questione della traduzione di tutte le parole sulle carte d’identità, per non parlare dei nomi bilingui dei Comuni. Il Comune Trst è, per esempio, sempre e solo Trieste. Nel Sud Tirolo tutti i luoghi riportano la denominazione in italiano, tedesco e, laddove vivono i ladini, anche in ladino. Ma la questione è legata allo statuto regionale e non al ministero, si giustificano a Roma. In breve una certa confusione, come dimostra il caso di Cividale, che è benvenuto (anche in questo caso è mancato il segno diacritico), ma la questione va risolta in modo sistematico e in tutti i comuni misti, il che non succede. Non bastano, quindi, le disposizioni del ministero dell’Interno al sistema contabile centrale dello Stato Cie (evidentemente per quanto riguarda i comuni della Slavia friulana non dispone di caratteri diacritici), è necessario un provvedimento politico-amministrativo, che valga per tutto il territorio in di attuazione della legge di tutela. Per quanto ci riguarda tutte le carte d’identità dovrebbero essere bilingui. E un’ultima annotazione: nella precedente legislatura il centrodestra in merito agli sloveni della Slavia friulana è stato previdente e ha osservato il silenzio. Ora c’è Roberto Novelli, che proprio con Cividale ha iniziato il suo «lavoro» nella Camera dei deputati.
Sandor Tence (Primorski dnevnik, 21. 4. 2018)
Ovunque entrambe le lingue
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