Che siano, quelle del 4 marzo,
delle elezioni che non stanno
appassionando particolarmente
chi si dovrà recare al voto
– con una campagna elettorale
per altro spessissimo di
basso se non bassissimo livello,
colma di promesse che le
stesse persone che le fanno sanno
benissimo essere inattuabili
– è un dato di fatto. Tocca farsene
una ragione. Le stesse previsioni
di impossibilità di ottenere,
dopo il voto, una maggioranza
parlamentare chiara e
definita aggiungono argomenti
a chi ritiene che non valga la
pena di recarsi alle urne. Sarà
probabilmente proprio il dato
dell’astensione quello più interessante,
concluso lo spoglio dei
voti, perché dirà quanto il sistema
politico che abbiamo in
Italia sia ancora capace di percepire
e raccogliere gli umori
degli elettori.
A chi ritiene che la chiamata
alle urne sia comunque lo
strumento che ogni cittadino
maggiorenne ha di poter affermare
il diritto di una scelta per
il futuro governo italiano, vanno
dati argomenti. Credo che la
comunità slovena che vive in
Italia ne abbia uno in particolare,
ed è la necessità di avere
un proprio rappresentante in
Parlamento nel momento in cui
vanno affrontate le questioni
legate all’applicazione della
legge di tutela, all’insegnamento
della lingua slovena nelle
scuole statali, alle possibilità
di crescita economica e alle
relazioni con la Slovenia. Tutti
aspetti che riguardano l’intera
zona transfrontaliera ma
soprattutto la Benecia e la Val
Canale. In cui siamo, sotto vari
punti di vista, in una fase cruciale,
ad un bivio.
Prendere la strada giusta, ricordando
che quella sbagliata
potrebbe portare alla scomparsa
di una cultura e della
gente che la sostiene, può dipendere
quindi anche da questo
voto. (m.o.)
fonte:Novi Matajur del 28 febbraio 2018
Nessun commento:
Posta un commento
Il tuo commento è l'anima del blog,
Grazie della tua visita e torna ogni tanto da queste parti , un tuo saluto sarà sempre gradito. *Olgica *