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22 gen 2016

Dal conte pecoraio di Ippolito NIevo

Per la varietà dei suoi paesaggi Ippolito Nievo definì  il Friuli " piccolo compendio dell'universo"
Ippolito Nievo nacque a Padova il 30 novembre 1831.
Trascorse l'infanzia ad Udine, dove la sua famiglia si trasferì nel 1837 nei periodi di vacanza, nel vicino Castello di Colloredo di Montalbano, un luogo che rimarrà a lungo nell'immaginario del Nievo scrittore.


Il Cornappo a Torlano
foto di Jean-Marc Pascolo
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:NimisTorlano.jpg
Cornapo un bel paesino guarda nel mezzano Friuli lo sbocco d'una quelle forre,che dividono il parlare italico dallo slavo...
Il conte pecoraio è un breve romanzo ambientato in Friuli,precisamente a Torlano ,ai piedi della Val Cornappo.
conte pecoraio (Il)
Dall'incipit del libro:
Un bel paesino guarda nel mezzano Friuli lo sbocco d'una quelle forre,che dividono il parlare italico dallo slavo ; ma quanto le montagne gli si radunano da tergo aspre e aggrottate, altrettanto esso ride tutto aperto e pampinoso incontro al sole che lo vagheggia dall’alba al tramonto anche nelle giornate piú avare del verno. Pronunciare cosí di botto le tre dolci sillabe del suo nome, sarebbe come innamorarvene addirittura, e togliere a me scrittore il merito di un tal trionfo; onde, lettori garbati, accontentatevi di sapere per ora, come lo divida per mezzo il torrente Cornapo, nato poche miglia piú sopra tra le prime vedette del grande accampamento slavo.
A destra si digrada per poggi e valloncelli un giardino intrecciato di castagneti e di vigne; e sembra che il Pittore eterno, compiaciutosi troppo di quella parte del quadro, ne abbia poi sbozzato affrettatamente le altre, dove le nude rocce si drizzano, si storcono, e precipitano nel torrente in atteggiamenti orribili e mostruosi. Ciò nullameno sulla riva sinistra torreggia anche adesso un vasto caseggiato, che raccoglie gli aspetti di palazzo e di fattoria; e dietro di esso fino ad alcune rovinose merlature feudali s’inerpica un bosco di castagni confitto e saldato su quei greppi dalla solerte mano di molte generazioni. Quel caseggiato poi, per quanto, conosciuto dappresso, abbia viso piú d’un villan rifatto che d’un rigido guerriero o d’un parruccone patrizio, ha redatto dalle soprastanti rovine il titolo di castello, per quel sottile buon senso delle lingue volgari, che mirando al fondo delle cose o, come esso dice, alla morale della favola, imbercia sempre nel vero.
 licenza:
Creative Commons "Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale", http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/


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  http://www.liberliber.it/libri/n/nievo/index.php

Il romanzo "Il conte pecoraio" è interessante perchè fu il primo ed unico romanzo  che ammette che ci siano dei confini fra la lingua italiana e slovena in Friuli.

5 mar 2015

Dalla Guida delle Prealpi Giulie di Olinto Marinelli

Gli sloveni della Benecia nel 1901
Olinto Marinelli (Udine11 febbraio 1876 – Firenze14 giugno 1926) è stato un geografo e professore di geografia italiano.
Figlio di Giovanni Marinelli, è stato considerato un maestro di coetanei, dai suoi contemporanei, e animatore di uomini e istituti pronti a offrire il loro concorso da Biasutti (geografo); subentrò al padre, a soli 26 anni, alla cattedra di geografia di Firenze, che detenne dal 1902 al 1926.
Avviato dal padre agli studi naturalistici e alla geografia secondo un programma di metodica esplorazione locale, egli continuò il lavoro del padre e sviluppò il suo pensiero attorno alle cause attuali, cioè l'idea che le trasformazioni del mondo non sono diverse dalle trasformazioni del territorio in una relazione di causa-effetto. Trasformò quindi la geografia, da storico-letteraria quale era, in propriamente scientifica. Sostenne l'unità organica della geografia come scienza e metodo, affermando la necessità dell'esplorazione e del diretto contatto con le cose, elevando la cartografia a strumento essenziale e introducendo il ratzelismo in Italia.
È noto per essere stato l'autore dell'Atlante dei tipi geografici pubblicato dall'Istituto Geografico Militare nel 1922, dove si evidenzia l'importanza della cartografia, che avvicinerebbe al suolo le discipline economiche e storiche, e dove si analizza il concetto di tipo e tipo ideale, sulla base di esempi concreti vicini e lontani. È stato il direttore della Rivista geografica italiana, ma anche collaboratore di riviste scolastiche come La geografia per tutti, in pubblicazioni indirizzate ad un target poco specialistico.
Il suo pensiero, nell'ambiente geografico, viene ancora considerato valido e attuale....

Dalla Guida delle Prealpi Giulie di Olinto Marinelli

Il numero degli Sloveni del Friuli.

 Ma qual'è la cifra da essi raggiunta in Friuli? Il censimento del 1901, procedeva alla statistica degli alloglotti dimoranti entro i confini del Regno.
 Senonchè, anzichè tenere conto dei singoli individui, provvide alla numerazione delle sole famiglie parlanti idiomi stranieri. Ed ecco il riassunto di quelle parlanti slavo nella zona da noi considerata 130 .
 DISTRETTI
Comuni-
Numero delle famiglie che parlano abitualmente lo slavo

 Numero complessivo delle famiglie
S. Pietro al Natisone S. Pietro 573 589 Drenchia 218 218 Grimacco 261 261 Rodda 254 257 S. Leonardo 448 449 Savogna 297 299 Stregna 294 294 Tarcetta 328 329 2673 2698 [164]
Tarcento

Lusevera 469 484 Platischis 540 560 1009 1044 Gemona Montenars 112 115 Cividale Attimis 295 311 Faedis 280 320 Torreano 122 122 Prepotto 208 355 905 1108 Moggio Resia 1077 1083

Totale genera le 5776
 Si hanno complessivamente 5776 famiglie che, in ragione di 5.5 membri ciascuna, danno un totale di 31,768 individui, comprendendovi i resiani.
Senonchè il censimento pecca di alquante inesattezze come venne già in altro mio studio dimostrato131, non avendo considerati come slavi parecchi villaggi che lo sono.
Nel comune 131 Tedeschi e Slavi in Friuli ecc., cit.di Ciseriis infatti sono quasi interamente slave le frazioni di Sammardenchia (ab. 578) e Stella (ah. 476); lo sono in parte Malamaserie (lo slavo vi è parlato da molti dei nati da oltre 12 anni), Coia slava e Sedilis (lo slavo vi è conosciuto da tutti, parlato però soltanto dai nati da oltre 30 anni). E quanto al comune di Nimis vi sono slave le frazioni di Cergneu di Sopra con Pecolle (ab. 86), Chialminis (408), Monteprato (ab. 321) e in parte anche Ramandolo.
Si aggiunga che vi sono molte famiglie slave trapiantate nel piano le quali tra le pareti domestiche parlano tuttora la lingua nativa, mentre pubblicamente fanno uso del [165] friulano.
Per le quali ragioni tutte è mia opinione che il numero dei parlanti slavo in Friuli si aggiri intorno ai 35.000: dai quali deducendo gli abitanti di Resia, ch'escono dalle Prealpi, tranne quelli di Uccea (318) che soli vi sono compresi, gli Slavi nella nostra regione sono circa 32.000. Essi vi rappresentano perciò poco più di un quinto dell'intera popolazione (167.923) dei cinque distretti da noi considerati, mentre ne occupano quasi una metà della superficie.

da http://www.liberliber.it/mediateca/libri/m/marinelli/guida_delle_prealpi_giulie/pdf/marinelli_guida_delle_prealpi_giulie.pdf

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