31 gen 2013

Regione, 50 anni da matrigna


Regione, 50 anni da matrigna
Mačehovski odnos do Slovencev

http://www.dom.it/regione-fvg-50-anni-da-matrignaemmaehovski-odnos-slovencevem/
Avevo otto mesi in quel lontano 1948, quando, il 26 febbraio la Sicilia, la Sardegna, la Valle d’Aosta ed il Trentino-Alto Adige, venivano riconosciuti per legge costituzionale regioni autonome, con statuti «speciali», per distinguerli dagli «ordinari» delle restanti regioni Italiane. Si erano manifestate subito, prima ancora che vedesse luce la nuova Repubblica, le tensioni autonomiste ed indipendentiste delle grandi isole e delle regioni confinarie. Ma la Costituzione della Repubblica italiana, promulgata il 1° gennaio di quell’anno, al suo 116° articolo aveva già messo per prima in quell’elenco la Regione Friuli-Venezia Giulia. Una regione ipotetica, per allora. Il trattato di pace alla fine della guerra aveva inventato le due famose «Zone»: la A (Territorio libero di Trieste-TLT) e la B (l’Istria), sotto la vigilanza del Governo alleato. Solo nel 1954, il trattato d’intesa con Italia e Jugoslavia, il noto Memorandum di Londra, permise ai rispettivi stati di appropriarsi, non proprio pacificamente, delle rispettive zone rivendicate come irrinunciabili.
Il problema etnico in questa Regione posticcia era sempre vivo proprio per la più che significativa consistenza della componente etnolinguistica slovena. Già il Governo militare alleato aveva calcolato che nel TLT circa un quarto della popolazione (sul totale di 310.000 ab.) era di lingua ed etnia slovena (circa 63.000 ab). Questa fu la vera ragione della «specialità» ottenuta dalla nuova regione Friuli-Venezia Giulia il 31 gennaio del 1963. Nessuno allora parlò di minoranze friulane, tedesche o altre ed era evidente che la specialità poggiasse su questa particolare eterogeneità della popolazione. Successe 50 anni fa, ed ora se ne vuole festeggiare l’ipotetica maturità.
Allora gli sloveni, riconosciuti o meno, erano distribuiti su tutto l’arco confinario ed i loro numero rasentava i 100.000. Dunque ci si guarda indietro su mezzo secolo di storia. Storia anche mia. E mi chiedo cosa sia successo, come sia potuto accadere che i vari governi regionali in questi decenni abbiano potuto maltrattare una parte così importante e significativa della propria popolazione.
Trattati male, gli sloveni? Un eufemismo, se pensiamo agli effetti disastrosi di una politica miope, fatta di palesi omissioni e di molti atti discriminatori. Alla faccia dello spirito e del dettato della Costituzione che riconosce tutela esplicita ai suoi cittadini di lingue minoritarie. Arrivare alla fine del secolo per avere una legge che riconosce diritti di tutela a una dozzina di lingue minoritarie (la 482 del 1999) e ad aspettare il nuovo millennio per avere una legge di tutela specifica per gli sloveni in Italia (la 38/2001) non appare una sconfitta della civiltà? E sarà per salvare la faccia davanti al mondo, che la regione FVG emana una legge strana e dispettosa come lo è la 26/2007 (neanche sei anni fa) che «riconosce e concorre a tutelare e valorizzare la minoranza linguistica slovena, come parte del proprio patrimonio storico, culturale e umano». Ma almeno venissero applicate queste benedette leggi! Patire giorno per giorno, mese, anno quattro soldi per sopravvivere come società degna di questo nome. Questo il calvario degli sloveni.
Il confine è caduto. L’Ue fa sforzi immani per creare collaborazione e integrazione e la nostra Regione, al di là della parole dette e scritte, concretamente vede ancora come estranei i suoi cittadini di lingua slovena.
Ho dato un’occhiata ai quattro volumi «I numeri della specialità», le 4 pubblicazioni tematiche in occasione del 50° anniversario della Regione. I report, attraverso i numeri e le funzioni della specialità, si propongono di spiegare l’economia, la famiglia, il lavoro, le infrastrutture e l’amministrazione pubblica del Friuli Venezia Giulia. Ebbene vi ho cercato parole come: minoranza linguistica, sloveno/a… e vi ho trovato un solo accenno nella Presentazione. L’autovalutazione dei propri 50 anni di specialità – se si pensa che l’elemento fondante di essa sia stata la presenza della comunità slovena – e neppure un accenno, una valutazione, un numero statistico, un cenno di attenzione a questa «vera specialità» della Regione. Già è discriminatorio trattare da uguali coloro che uguali non sono. Sarebba già qualcosa. Venire ignorati è ancor paggio. Quel che mi meraviglia però è il fatto che gli sloveni subiscano e basta. Che ciò sia nel loro Dna? (Riccardo Ruttar)

Praznujemo 50-letnico ustanovitve avtonomne dežele Furlanije Julijske krajine. Posebnost ji je bila priznana predvsem zaradi prisotnosti slovenske manjšine. Da bi ohranila avtonomijo, se sedaj sklicuje na svojo večjezičnost in multikulturnost. A ima večkrat do Slovencev mačehovski odnos, saj se premalo briga za naše pravice in težko vetegne iz svoje blagajne kakšen denar za našo manjšino. (Msgr. Marino Qualizza na Dnevu emigranta 2013)

2 commenti:

  1. Cara Olga direi che questo post è molto interessante e da conoscere la tua belle storia, da madrina. Ciao e buona giornata.
    Tomaso

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  2. Ciao Olga le leggi in Italia purtroppo vanno con una lentezza che non basta una generazione per vederla attuata
    buon fine settimana

    Tiziano.

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