Se dico “lintvter” o “lintfer” parlo lingue diverse?
Da noi «usaka vas ima suoj glas». Solo per citare alcune delle parlate, c’è il «čenavarško» di Montefosca, il «ruonško» di Rodda, il «sauonsko» della valle di Savogna, il «rečansko» nelle valli del Cosizza ed Erbezzo, il «karnaško» in quella del Cornappo, il «tersko» nell’alta valle del Torre (qualcuno lo chiama «ponašin», un nome che andrebbe bene per il bergamasco, ma anche per lo swahili o l’uzbeko. Chi è che non parla «a modo suo»? Perfino il muto lo fa.), il «rozajanski» per Resia. Il «nediško», ammesso che esista e non sia un’invenzione di sana pianta, rappresenta, dunque, una sola delle parlate slovene della Slavia. Qualche sera fa, facendo zapping, in un trasmissione televisiva sponsorizzata dal Gal Torre Natisone, ho sentito un noto «guru» valligiano affermare che la lingua di tutte le valli del Natisone sarebbe il «nediško» e che nello stesso ambito territoriale la popolazione si dividerebbe in ortodossi, coloro che rappresenterebbero l’identità valligiana originaria, i puri della tradizione, ovvero i «natisoniani» e, dall’altra i reprobi, coloro che si rifanno alla «nazione slovena». Epressione per far credere agli sprovveduti che chi si riconosce appartenente alla minoranza slovena non vede l’ora di far tutt’uno con Ljubljana. A lui e ai suoi accoliti fa un baffo che nella Costituzione e nella legislazione italiana non sia contemplata la «minoranza nazionale» e che tutte le 12 comunità riconosciute siano semplicemente «minoranze linguistiche». Non importa che fior fiore di studiosi, linguisti e glottologi dichiarino, su basi scientifiche e verifiche concrete, che tutti i «ponašin» non siano altro che varianti della lingua slovena. «Gli esperti siamo noi – affermano – natisoniani e la nostra “lingua” è il nediško!” Lingua o dialetto? “Ma scherziamo? Lingua! Lingua! Lo dimostrano i vocabolari e la grammatica formulata dall’esperto glottologo, linguista … Nino!». Chiamarlo natisoniano/nediško o dialetto sloveno non ne cambia la sostanza. Ma, perbacco, natisoniani, quello che definite «nediško» usatelo a casa, in osteria, nei vostri congressi e seminari, nelle presentazioni dei «quattro» vangeli sinottici. Usatelo nelle comunicazioni via facebook, sui vostri siti, sul «Linfer», pardon «Lintver», ma in rečansko quell’«animaletto mitologico» si chiama così. Altrimenti, si scopre l’altarino del guru… L’ha detto chiaro nella trasmissione televisiva: tra breve ci saranno le elezioni amministrative. Occorre ricompattare e rinforzare i seggioloni comunali mantenuti in tutto il dopoguerra agitando i fantasmi del pericolo jugoslavo ieri e di quello sloveno oggi. Infatti il messaggio dell’antislovenità pura, che in passato ha dato frutti di potere locale fino ad oggi, ora appare logorato e, in teoria ed in pratica, è divenuto poco gestibile. Ed ecco la nuova versione «nediška» dell’antislovenità per dare un muovo impulso alla nevrotica autodifesa contro un nemico fantasioso ricreato ad arte. Ognuno è libero di farsi propaganda come meglio crede. Mi chiedo, però, cosa ne pensino gli enti pubblici (in primis la Comunità montana del Torre, Natisone e Collio) e privati (tra i quali la Kmečka zveza) nonché di formazione (compreso l’Istituto regionale sloveno istruzione professionale) che sono soci del Gal Torre Natisone e se i membri del consiglio di amministrazione siano tutti allineati sulle posizioni espresse in quella trasmissione.
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