27 giu 2014

Scuola bilingue in forse Težave z dvojezičnostjo

Scuola-Hill-Lusevera-436x291Il no dell’Ufficio scolastico regionale al progetto di avvio graduale dell’insegnamento bilingue italiano-sloveno nei plessi scolastici dei comuni di Lusevera e Taipana concordato a fine marzo in accordo tra gli istituti comprensivi di Tarcento e bilingue di San Pietro al Natisone, rischia di minare l’estensione alle Valli del Torre del modello educativo che da ormai trent’anni miete crescente successo nelle Valli del Natisone. La direttrice scolastica regionale, Daniela Beltrame, ha comunicato alle due amministrazioni comunali interessate, prima con una lettera e poi direttamente in un incontro svoltosi il 18 giugno alla presenza anche dell’assessore regionale all’istruzione, Loredana Panariti, che in ottemperanza alle disposizioni normative della legge di tutela della minoranza slovena, non è possibile l’insegnamento bilingue italiano-sloveno nell’ambito dell’istituto comprensivo di Tarcento e che questo si può attuare solamente nell’ambito dell’istituto comprensivo bilingue di San Pietro. La necessità del passaggio delle proprie scuole da Tarcento a San Pietro ha immediatamente provocato un passo indietro dell’amministrazione di Taipana, la municipalità delle Valli del Torre che per prima aveva chiesto l’insegnamento bilingue. «Il Comune di Taipana – ha scritto alle autorità competenti e ai genitori il sindaco, Claudio Grassato – attualmente ritiene di non aderire all’offerta di includere le proprie scuole dell’infanzia e primaria nel progetto di sperimentazione bilingue facente capo all’istituto di San Pietro al Natisone». In ogni caso la rinuncia alla scuola bilingue non è definitiva. Grassato fa sapere, infatti, di voler «osservare attentamente l’evolversi della situazione e di attivarsi in percorsi possibili da concordare con istituzioni e genitori». E per quanto riguarda Lusevera? «Al momento la situazione è di stallo. La Regione non ha deciso ancora niente. Il nostro Comune porterà avanti il progetto di scuola bilingue nell’ambito dell’istituto comprensivo di San Pietro al Natisone. Se ci riusciremo bene, altrimenti si proseguirà come adesso, come vuole Tarcento, per arrivare alla chiusura tra qualche anno». Quanto alla tempistica del passaggio alla scuola bilingue il primo cittadino non si sbilancia. «Se lo faremo – afferma – lo faremo con San Pietro al Natisone. Poi le tempistiche non ce le abbiamo, nessuno le sa ancora. Non si può dire a settembre partiamo con la bilingue. Magari fosse così! Ma non sarà così». In tal modo Marchiol smentisce che nella riunione del 18 giugno in Regione si sia deciso l’avvio dell’insegnamento bilingue fin dal prossimo settembre nella scuola dell’infanzia di Vedronza. «C’è un documento inviato all’assessore regionale Panariti e alla direttrice Beltrame da una parte consistente dei genitori che avevano iscritto i bambini alla scuola e alla primaria di Vedronza – evidenzia Lucio Tollis, assessore di Tarcento – con la quale manifestano indisponibilità al progetto di bilinguismo legato a San Pietro e non graduale. E questo non riguarda solo l’avvio dalla scuola dell’infanzia, ma anche il numero delle ore di insegnamento in sloveno. Mentre si trovavano d’accordo con il progetto proposto dal nostro istituto comprensivo. Molti iscritti provengono dal Comune di Tarcento e non parlano in casa lo sloveno o il dialetto sloveno, per cui i genitori sono preoccupati che i figli si trovino a disagio con un insegnamento totalmente bilingue». Da parte sua, la dirigente dell’istituto comprensivo di Tarcento, Annamaria Pertoldi, non vuole commentare la situazione. Si limita a dire che non ha ricevuto alcuna risposta ufficiale al progetto, redatto assieme all’istituto bilingue di San Pietro e accolto con i genitori a fine marzo. (E. G.)
Prišlo je do novih zapletov pri uvedbi dvojezičnega italijansko-slovenskega pouka na Njivici in v Tipani. V novem šolskem letu dvojezičnega dvojezičnega pouka najbrž  še ne bo, saj je deželni šolski urad zavrnil načrt, ki ga je marca letos pripavil večstopenjski inštitut v Čenti v sodelovanju z večstopenjskem dvojezičnim inštitutom v Špietru. Deželni šolski urad je namreč odgovoril, da je slovensko-italijanski pouk možen le v okviru dvojezičnega večstopenskega inštituta v Špietru. Nato je tipajska občinska uprava odločila, da bodo njene šole ostale s Čento. Občina Bardo podpira priklučitev s Špietrom pa so težave s starši učencev, ki tega nočejo.
Mi dispiace  perchè io ,come avrete ben compreso, cari lettori anche anonimi ,sostengo l'importanza dell'insegnamento bilingue. Se si fosse trattato di una lingua come l'inglese ,tutti  avrebbero aderito.
Non capisco che problemi ci siano per i genitori se l'ipotetica bilingue di Lusevera venisse accorpata a quella di San Pietro.Quei bambini  provenienti dal comune di Tarcento che in casa non parlano nè sloveno,nè dialetto  sloveno non si troveranno a disagio con un insegnamento bilingue.Ricordo che si tratta di scuola d'infanzia e scuola elementare,per cui tutto viene appreso in modo piacevole e giocoso.Naturalmente i bambini  devono sentire i genitori che appoggiano questo percorso,altrimenti troveranno mille scusanti per lamentarsi.

Voglio precisare che io non ho alcun interesse  riguardo all' istituzione o no dell'insegnamento bilingue,non perdo il posto ,sono felicemente pensionata e non faccio parte di alcuna organizzazione.
 In questo blog riporto gli articoli del Dom e del Novi Matajur  e a volte come in questo caso esprimo la mia opinione.
A me,sin dalla prima  infanzia,  è stata insegnata la lingua slovena ,non ho avuto mai alcun problema a scuola ,anzi la conoscenza dello sloveno (come lo sarebbe stato per qualsiasi altra lingua) ha sviluppato abilità e forme di pensiero e di espressione più sofisticate rispetto ai miei coetanei.


 La psicolinguistica moderna considera il bilinguismo una risorsa cognitiva importante per il bambino più di quanto invece non si pensasse prima. Sopra tutto se viene introdotto in tenera età, contribuisce in maniera decisiva a favorire un rapporto molto più evoluto con la realtà semantica del linguaggio. In effetti, il bilinguismo, non solo stimola un rapporto complesso e arricchente nei confronti delle costrizioni linguistiche grammaticali di una determinata lingua, ma propizia anche padronanza nella gestione delle categorie cognitive con cui il bambino costruisce i suoi rapporti emotivi e relazionali con il mondo reale.
Parlare quindi una seconda lingua o comunque esserne a contatto prima dei 5 anni, dà al bambino la possibilità di sviluppare abilità, forme di pensiero e di espressione più sofisticate dei bambini monolingui. Il bambino riesce a capire il senso simbolico delle parole e a ragionare molto più velocemente. Uno degli aspetti su cui insistono i psicolinguisti, per evitare ritardi .
In conclusione, i bambini bilingui possiedono più strumenti per risolvere problemi, perché sono più abituati a pensare in una lingua quando ascolta parlare in un’altra, e quindi, riescono a differenziare ciò che è importante da ciò che non lo è.


Ma era comprensibile che,in una situazione di crisi ,non  sarebbe stata  data l'autorizzazione ad una nuova scuola bilingue!

2 commenti:

  1. Secondo me non il problema non è sapere o non sapere lo sloveno, ma accettarlo come lingua utile per lo sviluppo dei ragazzi, non sarà diffuso come l'inglese ma nella nuova europa chi conosce lo sloveno ha un notevole vantaggio per il semplice fatto che un terzo delle lingue europee sono di origine slava e una volta appresa la relativamente complessa grammatica slovena sarà molto più semplice apprendere altre lingue.

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