Con due ettari di superficie coltivata tra orticole e frutticole, quest’anno la «Società agricola di Platischis» confida in un raccolto migliore e più abbondante rispetto alle due stagioni passate, durante le quali i sei soci hanno lavorato soprattutto per ottenere semi sani, forti e di alta qualità.
La società, infatti, che utilizza terreni nell’area della sola frazione di Platischis, punta sull’eccellenza e non sulla quantità. Non a caso, uno dei prodotti del suo paniere, il «fagiolo gigante di Platischis» rientra già nell’«Arca del gusto» di Slow Food, con l’obiettivo di diventare nuovo presidio. Accanto al «gigante», si coltiva pure il «borbottino di Prossenicco» e tutta un’altra serie di varietà frutticole e orticole.
«Il sistema che utilizziamo è biologico e naturale – dice uno dei soci, Gabriele Chiopris –; per l’annata 2014 siamo molto ottimisti per quel che riguarda la brovada, che ci ha già dato grandi soddisfazioni. Il suo gusto è inimitabile e l’eccellenza delle sue caratteristiche organolettiche è legata al clima di questa zona della montagna, segnato da una notevole escursione termica». La società coltiva anche le mele, tutte bio, con piante in larga parte recuperate con fatica da un frutteto ormai coperto di rovi. Accanto alla «florina» sono state messe a dimora anche altre quattro nuove varietà, tutte resistenti e adatte alle condizioni climatiche proprie di Platischis. Non mancano le patate, il susino e l’aglio di Resia, quest’ultimo destinato a diventare uno dei primi prodotti trasformati. Quest’anno, infatti, i soci proporranno, in anteprima, la crema di fiori d’aglio, una delizia che si potrà acquistare nello spaccio «Zore», sempre a Taipana, e anche nei negozi specializzati di Udine. Tra le colture, poi, ci sono il topinambur, coltivato grazie ai consigli forniti dalla facoltà di agraria dell’Università di Udine, in particolare dal prof. Testolin. Tra le curiosità, infine, una nuovissima sperimentazione, quella per la produzione del primissimo zafferano di montagna, grazie a un progetto realizzato da un medico di Magnano in Riviera, Alfredo Carnesecchi.
«Fare impresa in montagna si può – sottolinea Chiopris –; noi ci crediamo e puntiamo sulla diversificazione dell’offerta: non solo agricoltura, ma anche turismo slow, accoglienza di gruppi nella ex latteria del borgo, recupero dei terreni incolti e abbandonati anche con l’operazione del Comune per il riordino fondiario. Fondamentale sarà, in questa avventura, il supporto tecnico dell’Ersa, quello della Regione per la sburocratizzazione e la disponibilità fondiaria per ampliare l’area coltivata».
La società, infatti, che utilizza terreni nell’area della sola frazione di Platischis, punta sull’eccellenza e non sulla quantità. Non a caso, uno dei prodotti del suo paniere, il «fagiolo gigante di Platischis» rientra già nell’«Arca del gusto» di Slow Food, con l’obiettivo di diventare nuovo presidio. Accanto al «gigante», si coltiva pure il «borbottino di Prossenicco» e tutta un’altra serie di varietà frutticole e orticole.
«Il sistema che utilizziamo è biologico e naturale – dice uno dei soci, Gabriele Chiopris –; per l’annata 2014 siamo molto ottimisti per quel che riguarda la brovada, che ci ha già dato grandi soddisfazioni. Il suo gusto è inimitabile e l’eccellenza delle sue caratteristiche organolettiche è legata al clima di questa zona della montagna, segnato da una notevole escursione termica». La società coltiva anche le mele, tutte bio, con piante in larga parte recuperate con fatica da un frutteto ormai coperto di rovi. Accanto alla «florina» sono state messe a dimora anche altre quattro nuove varietà, tutte resistenti e adatte alle condizioni climatiche proprie di Platischis. Non mancano le patate, il susino e l’aglio di Resia, quest’ultimo destinato a diventare uno dei primi prodotti trasformati. Quest’anno, infatti, i soci proporranno, in anteprima, la crema di fiori d’aglio, una delizia che si potrà acquistare nello spaccio «Zore», sempre a Taipana, e anche nei negozi specializzati di Udine. Tra le colture, poi, ci sono il topinambur, coltivato grazie ai consigli forniti dalla facoltà di agraria dell’Università di Udine, in particolare dal prof. Testolin. Tra le curiosità, infine, una nuovissima sperimentazione, quella per la produzione del primissimo zafferano di montagna, grazie a un progetto realizzato da un medico di Magnano in Riviera, Alfredo Carnesecchi.
«Fare impresa in montagna si può – sottolinea Chiopris –; noi ci crediamo e puntiamo sulla diversificazione dell’offerta: non solo agricoltura, ma anche turismo slow, accoglienza di gruppi nella ex latteria del borgo, recupero dei terreni incolti e abbandonati anche con l’operazione del Comune per il riordino fondiario. Fondamentale sarà, in questa avventura, il supporto tecnico dell’Ersa, quello della Regione per la sburocratizzazione e la disponibilità fondiaria per ampliare l’area coltivata».
Kmetijstvo v Plestiščah stavi na kakovost tipičnih domačih proizvodov
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