27 ott 2014

Unioni dei Comuni: speriamo che ce la caviamo


Diciamo la verità: le “Unioni territoriali intercomunali” che disegna la riforma regionale sugli enti locali non sono tanto diverse dalle Unioni dei comuni montani che aveva proposto l’amministrazione Tondo. Saranno enti di secondo livello e svuoteranno i comuni della maggior parte delle competenze.
In realtà, a ben vedere, alcune differenze ci sono. La principale (detto che riguarderà tutti i comuni e non solo quelli montani) resta senz’altro la chiara sensazione che questa volta la riforma si farà. L’altra, che a nostro modo di vedere dovrebbe preoccupare i nostri amministratori, è che le Unioni dovranno avere una popolazione minima di 30mila abitanti. Anche se l’ultimo comma dell’articolo 3 della riforma apre alla possibilità di qualche deroga.
Questo il punto dunque: sarà la Giunta a delineare i confini delle Unioni, ma solo una volta sentiti i territori e con la possibilità (se adeguatamente motivata) per alcuni casi specifici di non rispettare alcuni dei criteri generali. È evidente che per le valli del Natisone, del Torre e Resia si ripropone l’incubo della marginalizzazione definitiva a favore dei centri più grandi della pianura.
La possibilità di scongiurare questo rischio d’altra parte esiste: saranno i nostri amministratori (in primis) a doversi fare carico di proporre una soluzione alternativa. Il che però, siamo sinceri, non ci tranquillizza granché. Ricordiamo le tremende figuracce pubbliche di quando, ai tempi della riforma Tondo, i nostri rappresentanti dell’Unione del Natisone non riuscirono a decidersi sulla denominazione bilingue da dare all’ente.
Ricordiamo che di un riassetto istituzionale del territorio si parla da mesi e una prima bozza di linee guida (quella degli ambiti e sub-ambiti) era già stata presentata. Proposte ufficiali dei nostri amministratori in questo periodo (senza neanche più la scusa delle imminenti elezioni amministrative) invece, non ne ricordiamo affatto. Scrutto
Ora, tralasciamo toni puramente populisti del tipo “abbiamo perso anche l’ultimo briciolo di autonomia e Cividale porta a compimento il secolare progetto di sottomettere le valli del Natisone”. Non pretendiamo neanche grandi sforzi intellettivi che propongano per un territorio omogeneo (ad esempio Valli del Natisone e Valli del Torre), l’istituzione di un ente in cui parte dell’assemblea e il presidente vengano eletti direttamente dai cittadini (con l’aggiunta di una scheda in occasione delle comunali), in modo da garantire una maggiore rappresentatività democratica e un’adeguata presenza dell’opposizione.
Ci limitiamo ad appellarci ai nostri rappresentanti perché elaborino un progetto che, unendo comuni davvero omogenei per condizione economica, territorio, società e cultura, permetta di elaborare risposte adeguate alle esigenze della popolazione dei territori montani di confine.
Ci sarebbe anche uno strumento giuridico per farlo, di fronte al quale la Regione dovrà concedere qualche deroga: la legislazione che tutela la minoranza linguistica slovena (due leggi dello Stato e una legge regionale). Che in questo caso, crediamo, potrebbe tornare utile anche a quegli amministratori a cui, oggi, fa ribrezzo. Normativa che tra l’altro – ma sarà stata una svista – nel progetto attuale approvato dalla Giunta regionale non è nemmeno citata.
http://novimatajur.it/attualita/unioni-dei-comuni-speriamo-che-ce-la-caviamo.html

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