Cuffolo da giovane |
«Scoppiata la guerra tra l’Austria e la Serbia, molti italiani, pompati dalla stampa che da anni magnificava la bellezza, gli eroismi delle guerre russo-giapponese, balcanica e della Tripolitania, furono presi dalla fregola di guerra senza sapere neppure a chi. L’Europa si stava schierando in due campi opposti. La Germania si buttò subito dalla parte dell’Austria mentre Francia, Inghilterra e Russia si schierarono dalla parte della Serbia. L’Italia, che faceva parte della “Triplice alleanza”, avrebbe dovuto logicamente schierarsi coll’Austria e la Germania ma invece, sotto l’influsso della Massoneria inglese, si dichiarò esonerata dall’obbligo di aiutare l’Austria perché non era stata aggredita. Pur mancando agli obblighi dei patti della “Triplice”, l’Italia aveva scelto la via migliore per alzare il proprio prestigio, arricchire senza gli orrori della guerra. Ma la propaganda e il denaro degli alleati fecero nascere in Italia l’interventismo che aveva lo scopo di creare nel popolo italiano, apatico e non interessato alla lotta, la psicosi di guerra, l’odio contro il tedesco. Uno dei più bellicosi socialisti italiani, Benito Mussolini, fecondo giornalista ed oratore, che prima aveva aizzato le masse contro la guerra della Tripolitania, è conquistato dall’oro francese, fonda a Milano un giornale estremamente interventista, “Il popolo d’Italia”, ed ingaggia una lotta feroce contro i pacifisti che vogliono impedire all’Italia la liberazione dei fratelli oppressi di Trento e Trieste dalla tirannia austriaca. Polemiche, dimostrazioni pro e contro. L’Austria e la Germania avrebbero non solo perdonato all’Italia l’abbandono della “Triplice” ma le offrivano ciò che poteva desiderare dalla guerra: Trento e Trieste subito dopo la guerra – purché restasse neutrale. Queste offerte avevano ritardato l’intervento, ma la campagna interventista, alimentata dalla Francia e dall’Inghilterra, raddoppiava la propaganda: la guerra ad ogni costo! In Piemonte e giù per l’Italia l’opinione pubblica era per la guerra alla Francia, mentre l’Italia settentrionale era per la guerra all’Austria. Intanto il governo, pur affermando in ogni occasione la sua neutralità, armava febbrilmente l’esercito, dislocava truppe tanto verso il confine francese (poche) quanto verso il confine austriaco. Gli interventisti erano impazienti, creavano incidenti e spingevano il governo all’intervento. Per placarli, quantunque sapesse di esser impreparato e mancante di tutto, proclamò la mobilitazione». Questa lucida ed acuta sintesi della situazione politica venutasi a creare in Italia in seguito ai rumori di guerra che si erano alzati dopo l’attentato di Sarajevo, avvenuto il 28 giugno 1914 che costò la vita l’arciduca Franz Ferdinand, erede al trono d’Austria, e la moglie Sofia, principessa di Hohemberg, non è uscita dalla penna di uno storico di professione ma da quella di don Antonio Cuffolo (Platischis 1889 – Cividale 1959), che per quasi quarant’anni curò la piccola parrocchia di Lasiz (Pulfero) nella Val Natisone. Don Cuffolo stese queste note sulle pagine di un grosso quaderno, con copertina nera (14,5 x 20 cm), sul quale avrebbe voluto narrare le vicende della Prima guerra mondiale, ma si fermò alla 53ª facciata. Per mancanza di tempo, di motivazioni, di ispirazione? Non sapremo mai perché la sua penna si fermò su quella pagina dopo aver scritto la cronaca della sua breve permanenza a Canal di Grivò come cappellano agli inizi del 1915 e aver vergato il titoletto «Una domanda al ministero». Ma sulla Prima guerra mondiale don Cuffolo lasciò brevi appunti, quasi giornalieri, su un notes (10 x 15 cm) che ha portato con sé nei vari spostamenti dopo essere stato arruolato come cappellano militare: dalla partenza da Bologna il 15 maggio 1915 per Udine e poi per il fronte sul Collio sloveno fino al Natale di quell’anno quando svolgeva l’incarico di commissario prefettizio del comune di Mernico. Entrambi gli scritti rappresentano preziose testimonianze di prima mano: le prime scritte anni o, forse, decenni dopo i fatti narrati sulla scorta di appunti annotati giorno per giorno e arricchiti da una lettura interpretativa delle vicende e inquadrati nel contesto socio-politico dell’epoca, le seconde, rapide, brevi e precise annotazioni quotidiane su fatti, persone, luoghi, circostanze. Gli scritti di don Cuffolo, autore dei famosi diari sulla seconda guerra mondiale nelle Valli del Natisone, la seconda edizione dei queli è uscita a fine 2013 presso la cooperativa editrice Most, sono pubblicati dal quindicinale Dom. La prima puntata è uscita sull’edizione del 15 gennaio e la seconda su quella del 31 gennaio.
Duhovnik Antonio Cuffolo, ki je Francetu Bevku služil za vzor Čedermaca, je znan kot avtor dnevnikov o drugi svetovni vojni v Benečiji, ki ju je pod naslovom “Moj dnevnik” izadala založniška zadruga Most. Isti gospod Cuffolo je pa napisal tudi dnevnik o prvi svetovni vojni, v kateri je bil osebno soudeležen kot kurat pri italijanski vojski. Ob stoletnici “nepotrebne morije” dnevnik obljavlja petnajstdnevnik Dom. Prvo nadaljevanje je izšlo 15. januarja, drugo pa 31. januarja.
Spunta il diario sulla Prima guerra/Čedermac v prvi svetovni vojni
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