Il gruppo del Partito democratico in Consiglio regionale ha blindato le Unioni territoriali intercomunali (Uti), così come delimitate nel febbraio scorso dalla Giunta regionale, cioè diciassette nei confini degli Ambiti socio assistenziali. Per il passaggio da una all’altra, dice il Pd, ci vorrà il consenso unanime dei Comuni, sia dell’Uti che si intende lasciare che quella cui si intende aderire.
«Fare le riforme è un impegno che ci siamo presi, a livello nazionale e regionale. Dunque adesso è il tempo di lavorare, a cominciare dalla Giunta che presiedo e che continuerò a presiedere», ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, lo scorso 20 aprile dopo l’incontro con il Gruppo consiliare regionale del Pd «Da parte di tutti è stato ribadito l’impegno di portare avanti con grande determinazione il lavoro che abbiamo impostato negli ultimi mesi», ha concluso.
È questa, dunque, la risposta del partito di maggioranza relativa al ricorso presentato al Tar di Trieste da 58 amministrazioni comuali per contrastare la riforma degli enti locali e i conseguenti provvedimenti attuativi. Risposta che non ha mancato di sollevare malumori anche in Slavia.
Pochi giorni prima, infatti, l’assessore regionale alle Autonomie locali, Paolo Panontin, nel corso della riunione con gli amministratori delle Valli del Natisone, con l’intervento anche del capogruppo Pd in Consiglio regionale, Cristiano Shaurli, e del consigliere provinciale di Sel, Fabrizio Dorbolò, riconoscendo l’etterogeneità dell’Uti cividalese, aveva promesso che, prima della decisione finale sui confini delle Uti, la Giunta avrebbe esaminato con attenzione la proposta dei Comuni di Drenchia, Savogna e Stregna, che sostengono la trasformazione in Uti dell’attuale Comunità montana del Torre, Natisone e Collio, facendo leva sulla presenza della minoranza slovena.
Nell’incontro, tenutosi lo scorso 15 aprile a Savogna, Panontin e Shaurli avevano detto che l’Uti della Slavia è percorribile con un ampio consenso delle amministrazioni locali. L’altra opzione sarebbe l’istituzione di un subambito per le Valli del Natisone dotato di speciali competenze, considerato che la legge di riforma assegna a tali organismi un ruolo puramente consultivo.
Come si ricorderà, la Giunta regionale, nella prima proposta di delimitazione, ha inserito i Comuni delle Valli del Natisone nell’Uti del cividalese-manzanese, quelli delle Valli del Torre nell’Uti tarcentina, Resia e la Valcanale in quella gemonese.
Tale soluzione non piace a molti, in quanto mette le municipalità montane alla mercè dei grossi centri della pianura friulana. Ma la contrarietà a questo disegno si è manifestata in ordine sparso. Drenchia, Stregna e Savogna si sono dette, come riportato, per la trasformazione in Uti dell’attuale Comunità montana; a Lusevera e Taipana sembra star bene l’Uti tarcentina; Grimacco, Pulfero, San Leonardo, San Pietro, Resia e Tarvisio hanno aderito al ricorso davanti al Tar contro la riforma, senza però proporre alternative. Anche Drenchia ha aderito al ricorso, con la chiara volontà di arrivare all’Uti della Slavia.
Allo stato dei fatti, le speranze di fermare le Uti sono riposte nel Tar. I ricorrenti contestano l’obbligatorietà di adesione alle Uti per i Comuni sotto i 3 mila abitanti (in montagna) e i 5 mila (in pianura) così come la «facoltà» di adesione per gli enti locali con popolazioni superiori a tali tetti, essendo questa condizionata al taglio del 30 per cento dei trasferimenti.
«Fare le riforme è un impegno che ci siamo presi, a livello nazionale e regionale. Dunque adesso è il tempo di lavorare, a cominciare dalla Giunta che presiedo e che continuerò a presiedere», ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, lo scorso 20 aprile dopo l’incontro con il Gruppo consiliare regionale del Pd «Da parte di tutti è stato ribadito l’impegno di portare avanti con grande determinazione il lavoro che abbiamo impostato negli ultimi mesi», ha concluso.
È questa, dunque, la risposta del partito di maggioranza relativa al ricorso presentato al Tar di Trieste da 58 amministrazioni comuali per contrastare la riforma degli enti locali e i conseguenti provvedimenti attuativi. Risposta che non ha mancato di sollevare malumori anche in Slavia.
Pochi giorni prima, infatti, l’assessore regionale alle Autonomie locali, Paolo Panontin, nel corso della riunione con gli amministratori delle Valli del Natisone, con l’intervento anche del capogruppo Pd in Consiglio regionale, Cristiano Shaurli, e del consigliere provinciale di Sel, Fabrizio Dorbolò, riconoscendo l’etterogeneità dell’Uti cividalese, aveva promesso che, prima della decisione finale sui confini delle Uti, la Giunta avrebbe esaminato con attenzione la proposta dei Comuni di Drenchia, Savogna e Stregna, che sostengono la trasformazione in Uti dell’attuale Comunità montana del Torre, Natisone e Collio, facendo leva sulla presenza della minoranza slovena.
Nell’incontro, tenutosi lo scorso 15 aprile a Savogna, Panontin e Shaurli avevano detto che l’Uti della Slavia è percorribile con un ampio consenso delle amministrazioni locali. L’altra opzione sarebbe l’istituzione di un subambito per le Valli del Natisone dotato di speciali competenze, considerato che la legge di riforma assegna a tali organismi un ruolo puramente consultivo.
Come si ricorderà, la Giunta regionale, nella prima proposta di delimitazione, ha inserito i Comuni delle Valli del Natisone nell’Uti del cividalese-manzanese, quelli delle Valli del Torre nell’Uti tarcentina, Resia e la Valcanale in quella gemonese.
Tale soluzione non piace a molti, in quanto mette le municipalità montane alla mercè dei grossi centri della pianura friulana. Ma la contrarietà a questo disegno si è manifestata in ordine sparso. Drenchia, Stregna e Savogna si sono dette, come riportato, per la trasformazione in Uti dell’attuale Comunità montana; a Lusevera e Taipana sembra star bene l’Uti tarcentina; Grimacco, Pulfero, San Leonardo, San Pietro, Resia e Tarvisio hanno aderito al ricorso davanti al Tar contro la riforma, senza però proporre alternative. Anche Drenchia ha aderito al ricorso, con la chiara volontà di arrivare all’Uti della Slavia.
Allo stato dei fatti, le speranze di fermare le Uti sono riposte nel Tar. I ricorrenti contestano l’obbligatorietà di adesione alle Uti per i Comuni sotto i 3 mila abitanti (in montagna) e i 5 mila (in pianura) così come la «facoltà» di adesione per gli enti locali con popolazioni superiori a tali tetti, essendo questa condizionata al taglio del 30 per cento dei trasferimenti.
Deželni odbor se je vžeu še nomalo cajta, de bi dokončno odloču kakuo bojo zgledale nadkamunske unije, ki so ble
ustanovljene po reformi lokalnih administracij v Furlaniji Julijski krajini in bojo zaživiele na začetku lieta 2015. Od velikih polemik, ki so paršle na dan potlé, ki je Serracchianijeva vlada napravla parvi projekt za 17 uniji, bojo guorili v prihodnjih dneh v deželnem svetu na zahtevo opozicije.Pa na kaže, de bi se lahko kiek spremenilo. Demokratska stranka-PD, ki ima v rokah platno in škarje, je pred kratkin določila, de bo prù 17 uniji v konfinah sedanjih socialnih okrožji (Ambiti socio assistenziali). Prestopi iz adne v drugo unijo bojo pa mogoči le, če bojo zatuo vsi ostali kamuni, naj v uniji, ki se jo želi zapustiti, kakor v uniji h kateri se želi parstopiti.
Po tuolim se zdi prazna tista obljuba, ki jo je dau deželni odbornik za lokalne avtonomije, Paolo Panontin, na srečanju z administratorji iz Benečije. 15. obrila v Sauodnji je jau, de bo deželni odbor dobro prebrau dokument, v katerim kamuni Dreka, Sauodnja in Sriednje vprašajo, naj dežela Furlanija Julijska krajina ustanovi »beneško« unijo iz kamunu gorske skupnosti, kjer je priznana parsotnost Slovencu. Panontin in načelnik PD, Cristiano Shaurli, sta poviedala, de se »beneška« unija lahko rodi, če so kamuni za tuo. Druga varianta bi bla »podunija« za Nadiške doline, kateri bi bluo pa trieba dati posebne kompetence, saj za taka telesa reforma predvideva samuo posvetovalno vlogo.
Kakor je znano, je deželni odbor Nediške doline spravu v čedajsko unijo, ki gre do Manzana in Pavie di Udine, Terske doline v čentarsko unijo, ki gre do Tricesima in Reane, Rezijo in Kanalsko dolino pa v guminsko unijo. Vičin šindakam nie useč, de so beneške gorske kamune dali kupe z laškimi kamuni v ravnici, saj so teli buj veliki in bi na vsiem komandierali.
Zadnje upanje je sada priziu (rikorš) na Deželno upravno sodišče-TAR, naj arzveljavi reformo, ki so ga podpisali tudi Dreka, Garmak, Podbuniesac, Svet Lienart in Špietar v Benečiji, Rezija in Tarbiž v Želiezni in Kanalski dolini.
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