3 nov 2015

Disastro demografico in Slavia e Resia

In tre anni, tra il censimento del 2011 e l’1 gennaio di quest’anno, i dieci comuni «compattamente» sloveni della provincia di Udine hanno perso 338 residenti. Quasi il triplo di quelli di Drenchia (119) e quasi quanti quelli di Grimacco (351) o quelli di Stregna (376). Gli Sloveni del Friuli se la sono vista brutta. Da sempre. Ed a guardare come stanno andando le cose oggi, nonostante le norme di tutela, tra le colpevoli omissioni negli Statuti per le unioni dei comuni e le mistificazioni della nostra Provincia, che riduce l’estensione territoriale su cui è insediata la comunità slovena… c’è poco da gioire.
I numeri ci dicono che nel primo censimento del Regno d’Italia, nel 1871, (limitandoci ai comuni ritenuti integralmente sloveni che oggi rientrano nelle leggi di tutela) i sette comuni delle Valli del Natisone contavano 14.051 abitanti residenti; Resia, Taipana e Lusevera abitanti 8.439; per un totale di 22.490 abitanti. Va detto però che il censimento etnico, includendovi anche i comuni mistilingui lungo la fascia confinaria dava una popolazione slovena di 35.000 unità.
Nel censimento del 1921 le Valli del Natisone, del Torre e del Cornappo e Resia, dopo la prima guerra, contavano 28.126 abitanti, rispettivamente 17.640 per le Valli del Natisone e 10.486 le altre.
Il confronto con i dati di oggi, quelli del 1° gennaio del 2015, dà il senso vero della catastrofe demografica subita dalla comunità slovena e mostra fin troppo drammaticamente gli effetti finali dei «favori» elargitici soprattutto nel secondo dopoguerra: le Valli del Natisone, abitanti 5.579; le restanti valli, abitanti 2.358. (totale 7.932).
Amministratori, politici e sedicenti esperti riconducono questo tracollo demografico ad una massiccia emigrazione, senza peraltro entrare nel merito dei fenomeni che l’hanno causata e che ancora li influenzano. Ormai è un luogo comune affermare che la gente se n’è andata in cerca di condizioni migliori, come si dice da noi “s trebuhan za kruhan”, così, semplicemente, e ciò avrebbe provocato lo svuotamento delle case e dei paesi della montagna, l’abbandono delle forme dell’economia agricola tradizionale; ciò avrebbe raddoppiato o triplicato il tasso di invecchiamento della popolazione, frenato l’adeguamento della qualità della vita nei piccoli borghi delle valli montane.
Un male comune a tutta la montagna friulana, si dice; un circolo vizioso di degrado globale che coinvolge tutto il territorio e tutti i suoi abitanti. Ma il male comune non fa mezzo gaudio. Come si spiega un processo involutivo così irrefrenabile e di tali proporzioni se non presupponendo meccanismi e cause socioeconomici specifici, una specie di esteso fenomeno epidemiologico? Si è trattato, ovviamente, di fenomeni complessi che hanno trovato le loro ragioni in condizionamenti di natura economica e culturale, ma soprattutto in influssi di natura politica.
Riccardo Ruttar
(il testo completo nell’edizione cartacea del Dom)
V izdaji Doma z dne 31. oktobra Riccardo Ruttar obravnava neustavljivo demografsko krizo v Nediških in Terskih dolinah ter Reziji. Od popisa prebivalstva leta 2011 do začetka letošnjega leta je v desetih slovenskih občinah število bivajočih upadlo za 338 ljudi. V prvem popisu prebivalstva pod Italijo so leta 1871 v destih čisto slovenskih občinah v Benečiji in Reziji našteli 22.490 ljudi, leta 1921 jih je bilo 28.126. V začetku letošnjega leta jih je ostalo le 7.937.

5 commenti:

  1. Disastro demografico in Slavia e Resia

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    1. cosa hanno fatto gli amministratori eletti x anni ed anni ???

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    2. Bisogna conoscere la realtà e la zona!

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    3. Unknown ,visto che conosci la zona, ti dico soltanto che nessun imprenditore ha voluto impostarsi in Val Torre anche se è originario della stessa .

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