LA RAPA ERA UBIQUITARIA
La rapa era diffusa per ogni dove, dalla Norvegia a Capo Passero. In Friuli era coltivata dappertutto, fino a 1400 metri sul livello del mare. Una inchiesta del 1807, preliminare al catasto, poneva la seguente domanda agli informatori di due noti centri montani: "Come si vive in Sappada e in Sauris?". La risposta fu: "Rappi tagliati minutamente come il riso e capucci lasciati fermentare in un tinazzo, poi cucinati nell'acqua, a cui sia unito un po' di latte, è la solita minestra...". Sauris, per la cronaca, è esclusa dal disciplinare della brovada DOP.
Nella pieve d'Asio, sempre a inizio Ottocento, si scriveva qui "abbondano le rape, che in certi siti crescono a meravigliosa grandezza e inacidite si conservano a tarda stagione". Nella stessa area montana, la pieve d'Asio è tutta montana, l'importanza alimentare della rapa è ben documentata poiché fra le pietanze invernali troviamo: rape lessate in acqua (senza condimento); polenta e rape cotte in una padella con l'aggiunta di strutto, sale e pepe; polenta e brovada; polenta e viscja, foglie di rapa, prima lessate in acqua e poi cotte in un tegame con l'aggiunta di un po' di strutto, sale e pepe.
Passiamo alla pianura, anzi alla città. Una testimonianza relativa al secolo scorso ci fa capire quanto è cambiata la realtà urbanistica e come le rape fossero legate alle festività tradizionali. Isidoro Martini, nato nel 1897, intervistato da Novella Cantarutti nel 1979, così descrisse quella parte di Udine che ora gravita su viale Leonardo da Vinci e relativo centro studi: Contadins e ortolans a metevin râfs che fasevin la fieste di Sante Luzie al Redentôr e li a vendevin ta lis bancjutis miluçs, piruçs, bagjigjis e râfs crûts e ufiéi tes cestis. Un râf al costave un sentesin - che pensi!
LA SAGA DELLA BROVADA
RispondiEliminaUn râf al costave un sentesin ! e oggi chissà quanto costa ?
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