Per la RUBRICA DEL MONDO DEL LATTE E FORMAGGI ecco l' intervento di Fabiano Simsig, consulente tecnico dell' Associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia.
" Le Latterie Sociali (cenni storici)
La trasformazione del latte ha origini lontanissime: i primi fiocchi caseosi hanno probabilmente avuto origine casuale e, solo nel corso dei secoli, si sono sempre di più affinate le tecnologie che, al giorno d’oggi, sono in grado di produrre una grande varietà di formaggi diversi in tutto il mondo.
La storia del settore lattiero-caseario della nostra regione si fonda, da oltre 130 anni, sul sistema delle Latterie sociali, nate con lo scopo di impiegare il latte non utilizzato per il consumo familiare per la produzione del formaggio e del burro.
A partire dal 1881, quando è stata fondata la prima latteria, a Collina di Forni Avoltri, è iniziata una avventura che ha contraddistinto la società agricola friulana durante tutto il corso del XX secolo e che ha portato queste strutture a diffondersi in modo capillare in tutto il Friuli, dalla montagna al mare. Progressivamente, in seguito all’aumento della produttività del latte e grazie alla vendita degli alimenti da esso derivati, la commercializzazione del formaggio e del burro sono divenute una vera e propria attività economica.
Infatti, già nei primi anni del ‘900 i caseifici erano circa 300, per raggiungere la massima densità nei primi anni ’60, quando le strutture attive erano 652. Considerando che il numero di comuni coinvolti era inferiore alle duecento unità, ci si può rendere conto della diffusione del fenomeno: si parla infatti, mediamente, di 3/ 4 latterie per ogni comune.
L’incremento del numero dei caseifici in regione ha subito, tuttavia, un significativo arresto nel corso dei due conflitti mondiali, che hanno fortemente segnato, da un punto di vista umano ed economico, il nostro territorio. In particolare, il periodo di occupazione dell’esercito austroungarico, avvenuta in seguito alla rotta di Caporetto, ha causato una diminuzione di circa la metà del patrimonio bovino e la riduzione di un terzo del numero delle latterie.
Nonostante queste difficoltà, le Latterie, fenomeno di aggregazione sociale prima ancora che economico, hanno continuato a svilupparsi con alterne fortune, fino ad un altro evento che ha segnato in maniera rilevante il tessuto sociale friulano: il terremoto del 1976.
Da quel momento, il numero dei caseifici è in costante riduzione. Ciò è stato causato da una serie di modificazioni sociali ed economiche, fra cui, in primo luogo, strategie di politica agricola che tendevano a favorire le aggregazioni delle piccole realtà.
Attualmente, sul territorio regionale, sono in attività una cinquantina di strutture di trasformazione del latte di varia dimensione, ma meno di quaranta sono quelle che si possono fregiare del titolo di “Latteria”.
La storia del settore lattiero-caseario della nostra regione si fonda, da oltre 130 anni, sul sistema delle Latterie sociali, nate con lo scopo di impiegare il latte non utilizzato per il consumo familiare per la produzione del formaggio e del burro.
A partire dal 1881, quando è stata fondata la prima latteria, a Collina di Forni Avoltri, è iniziata una avventura che ha contraddistinto la società agricola friulana durante tutto il corso del XX secolo e che ha portato queste strutture a diffondersi in modo capillare in tutto il Friuli, dalla montagna al mare. Progressivamente, in seguito all’aumento della produttività del latte e grazie alla vendita degli alimenti da esso derivati, la commercializzazione del formaggio e del burro sono divenute una vera e propria attività economica.
Infatti, già nei primi anni del ‘900 i caseifici erano circa 300, per raggiungere la massima densità nei primi anni ’60, quando le strutture attive erano 652. Considerando che il numero di comuni coinvolti era inferiore alle duecento unità, ci si può rendere conto della diffusione del fenomeno: si parla infatti, mediamente, di 3/ 4 latterie per ogni comune.
L’incremento del numero dei caseifici in regione ha subito, tuttavia, un significativo arresto nel corso dei due conflitti mondiali, che hanno fortemente segnato, da un punto di vista umano ed economico, il nostro territorio. In particolare, il periodo di occupazione dell’esercito austroungarico, avvenuta in seguito alla rotta di Caporetto, ha causato una diminuzione di circa la metà del patrimonio bovino e la riduzione di un terzo del numero delle latterie.
Nonostante queste difficoltà, le Latterie, fenomeno di aggregazione sociale prima ancora che economico, hanno continuato a svilupparsi con alterne fortune, fino ad un altro evento che ha segnato in maniera rilevante il tessuto sociale friulano: il terremoto del 1976.
Da quel momento, il numero dei caseifici è in costante riduzione. Ciò è stato causato da una serie di modificazioni sociali ed economiche, fra cui, in primo luogo, strategie di politica agricola che tendevano a favorire le aggregazioni delle piccole realtà.
Attualmente, sul territorio regionale, sono in attività una cinquantina di strutture di trasformazione del latte di varia dimensione, ma meno di quaranta sono quelle che si possono fregiare del titolo di “Latteria”.
La prima mucca è arrivata a Bardo nell'anno 1793 portata al pascolo da una signora di Gemona.Negli anni 50' a Zavarh c'erano più di 300 mucche e due latterie,l'ultima mucca è stata venduta nel 1978.
In Friuli in aumento invece i caseifici familiari e l'allevamento di pecore e capre.Nella zona vicina alla Terska dolina troviamo la Latteria turnaria di Molinis e di Campolessi di Gemona.Per i prodotti caprini c'è la moderna Azienda agricola di Alessia Berra in località "Zore " a Platischis di Taipana che alleva capre camosciate delle Alpi e produce latticini con il latte delle sue caprette.
Azienda "Zore" |
Alessia Berra nello spaccio di Vedronza immagini da https://www.facebook.com/zore.aziendaagricola?fref= |
Le Latterie Sociali
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