Villanova delle Grotte, 1994 – 1998
1 parte - Il testo qui riprodotto (in più parti) è stato fatto dal sottoscritto verso il 2005 su richiesta specifica di una curatrice d'arte slovena (il nome non ricordo), che aveva trovato le tracce di quanto descritto e voleva saperne di più. Per questa ragione esiste questo testo che è stato pubblicato in più lingue, però io non l'ho mai visto quel libro perché si è subito esaurito. Fortuna che ho tenuto il testo originale. D.D.
C’è un luogo dolcemente appoggiato sulle onde verdi delle falde dei monti della Bernadia: Villanova delle Grotte. Quattro borghi ricchi di antiche case, pietra e legno, ombreggiate da boschi, spazi prativi e orti.
Montagna delle prealpi Giulie, paesi impoveriti dal crollo demografico a causa di una economia agricola che non permetteva di seguire il modello di sviluppo che il resto della comunità friulana andava a realizzare. Su questo degrado, su questa montagna a confine e dentro la cultura slava conta pure la storia del ‘900 con le sue guerre, la dittatura fascista e il successivo processo di “italianizzazione”.
Ma la realtà, come sempre, va oltre ogni difficoltà e anche Villanova delle Grotte, forte della sua gente, ha resistito a tutto e oggi, completamente mutate le geografie, le economie di ieri, guarda con occhi giovani a un futuro possibile.
In questa visione lungimirante s’inserisce l’azione culturale-artistica progettata dalla Associazione Storie dai Longobars e sostenuta e promossa dalla Amministrazione comunale di Lusevera, guidata dal sindaco di quel periodo, Maurizio Mizza.
Questi appunti della memoria sono dedicati a quanti, come me, sono stati protagonisti di questa storia. A quanti, senza apparire, hanno dato sudore e tempo per realizzare ogni cosa. Agli abitanti della Valle che hanno capito, si sono compiaciuti, hanno riso, annuito, criticato. Alle valle stessa, che al fine di tutto, ha permesso a tutti noi di fare questa esperienza. A chi, ancora oggi trovando i segni rimasti sul luogo, sappia ricondurli a una magnifica storia cominciata attorno agli anni ’90 del ventesimo secolo.
I primi passi
“Immaginare l’arte nella Valle del Torre” era il titolo, ma anche la visione che l’artista Dario Pinosa di Villanova aveva dato a quello che certamente è stato l’inizio di una stupenda avventura, quando nell’estate del 1992 nei stretti locali del prefabbricato della parrocchia, organizza una mostra collettiva d’arte contemporanea con artisti della Valle del Torre.
L’anno successivo comincia il coinvolgimento dell’Associazione che nei ristrutturati locali dell’ex latteria, uno spazio articolato e ampio, dava vita ad una collettiva con una maggior presenza di artisti e con un tema conduttore dedicato alla vita e ai costumi della valle.
Attorno a queste prime esperienze e alle successive riflessioni prendeva corpo quello che oggi possiamo definire “progetto Villanova”. Ovvero un processo artistico che vada incontro, dentro gli usi e i costumi del luogo, per immedesimarsi con esso e cercare di costruire un “segno” che rimanga nel tempo.
E’ giusto dire che i mezzi (economici soprattutto) messi a disposizione dal comune erano minimi, ma certamente erano veri e sentiti. Del resto era una scommessa per tutti, amministrazione e associazione, ma entrambi sicuri di condurre l’impresa sempre a buon fine, con un occhio particolare rivolto a guardare lontano verso quel domani che, chi sta sui monti, sa sempre scrutare volgendo lo sguardo verso un orizzonte più ampio.
(continua)
Progetto artistico
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