9 nov 2015

Progetto artistico.

2-Villanova delle Grotte ,1994-1998
1994 – Bella fuori. Bella dentro
Villanova delle Grotte, come dice il nome stesso, oltre a essere paese è anche grotta. La propria territorialità vissuta nella superficie e l’altra, preziosissima delle grotte, dei lunghi cunicoli forieri di altro sviluppo.
Bella fuori. Bella dentro, appunto, a indicare questa sua valenza e questo era il titolo che proposi all’Associazione per l’intervento artistico “nuovo”di quell’anno.
Gia, nuovo se consideriamo quanto segue; personalmente sentivo che, seppur significative, le esperienze di esposizioni collettive di tipo tradizionale (vedasi quadri alle pareti e/o qualche scultura) in realtà come Villanova avevano sempre il valore dell’occasionalità e poco incidevano con la reale aspettativa del luogo. Soprattutto, ritenevo, culturalmente non raggiungevano quel “segno” che il prodotto artistico deve sempre cercare in una azione non individuale ma bensì sociale. Per cui era necessario uscire dallo standarde provare ad entrare nei meravigliosi sentieri di un’arte da fare sul e per il luogo.
L’anno prima, nelle sorelle Valli del Natisone, aveva preso inzio la manifestazione artistica di “Postaja Topolò”, oggi divenuta una delle più importanti azioni culturali di livello europeo. Questo fatto, portato ad esempio all’interno della nostraassociazione, ci ha permesso di sviluppare un progetto diverso per l’edizione ’94 della esperienza artistica a Villanova. La proposta, elaborata da me e dall’eclettico  Loris Agosto, trovò vera attenzione da parte del Presidente Nevia Garzitto che, al modo suo, gentile e risoluto, IMG_0186-bisseppe convincere gli altri artisti che poi con entusiasmo parteciparono all’impresa.
Bella Fuori. Bella dentro si sviluppava su due contenitori di espressione artisticaEsposizione; (sale dell’ex latteria) opere artistiche dedicate esclusivamente a Villanova delle Grotte, il suo ambiente, i borghi, le grotte, il bosco e le leggende. Tecnica libera. Esperienze cre-attive; tra le case, sul prato a gruppi per realizzare tre situazioni:
il murales in borgo “Russa”. Forma e colore sul muro di casa
Sassi e legni in borgo Dolina. Colori, legni e sassi dei boschi per dare forma e vita all’immaginario fantastico.
Equilibri in zona borgo Zaiama. Costruzioni leggere di corda e legno dipinto elevate tra il castagno e il cielo per collegarci alle radici dell’equilibrio della natura.
Su Bella dentro. Bella fuori; così scriveva il critico Mariarosa Rigotti: “ Una comunità non cresce unicamente con le “cose”, ma dando opportunità di cultura, vera, vissuta soprattutto, ma non solo, a chi il luogo lo vive tutto l’anno, gli adulti, certo, ma soprattutto ai “cittadini” di domani che conoscendolo, anche negli aspetti più nascosti, sapranno amare il proprio ambiente. … Un viaggio a Villanova per tutti quelli che – volendo passare attraverso le diverse tappe di questo evento – evitano di salire sulla navicella della omologazione dalla quale tanti si lasciano trasportare…
Una testimonianza a indicare che la strada era quella giusta anche se oggi, rileggendo la memoria di quell’evento, possiamo vedere meglio alcuni errori che nelle successive esperienze si sono corretti. In particolare la maggioranza degli artisti coinvolti – membri stessi del sodalizio – non erano strutturati per competenza, per concepimento a creare opere di gruppo senza un fine duraturo. Per molti fu un gioco estivo, divertente, del quale non rimase nulla di “reale” né sul luogo, né per la loro affermazione. Ma questa “azione” avrebbe segnato profondamente il lavoro degli anni seguenti.
NonLuoghi2071996 – I nuovi dolmen di Villanova delle Grotte
Abbiamo visto come se da una parte l’azione artistica filosoficamente deve essere al servizio di una comunità, del suo tempo e della sua articolazione; d’altra parte l’artista ha bisogno di una sua riconoscibilità, di ritrovarsi con il suo linguaggio più consono e vicino al suo “modello di riferimento culturale”. In particolare si doveva trovare il giusto mescolamento tra fare delle opere che vadano e restino alla comunità (di Villanova), ma che siano rappresentative della linea artistico-culturale dell’associazione che passava (in quegli anni) per i laboratori di incisione e soprattutto nello studio di Giancarlo Ermacora.
Così scrive il critico Giavanna Del Piero nella presentazione dei Dolmen: “L’anima profonda dell’iniziativa va cercata nel non recente impiego di ricerca di Franco Londero, fondatore dell’associazione Storie dai Longobars e nell’attività dello scultore Ermacora che ha calato le sue competenze professionali nella funzione di guida, di consigliere e coordinatore degli autori ospitati nel suo studio per l’esecuzione delle opere”.
I nuovi dolmen erano cinque sculture realizzate a gruppi composte da una traversina ferroviaria in legno trattato per resistere a ogni tipo d’intemperia e carico, (in friulano “slipars”). Su queste travi vi erano collocati gli elementi realizzati in terracotta secondo l’idea e la raffigurazione elaborata da ogni gruppo. È chiaro che per realizzare bene questo progetto c’era bisogno di una esperta competenza tecnica capace di rendere concrete, sui materiali prescelti (traversine e terracotta), le idee creative espresse dai gruppi. Su questo aspetto fondamentale fu la professionalità espressa da Ermacora, nel suo laboratorio, per la composizione pratica dei cinque dolmen.
Essi rappresentavano: l’incedere del tempo, la notte e il giorno, il serpente della vita, la tradizione montanara e le leggende.
Le opere furono “issate”, ben conficcate nel terreno di una collinetta adiacente la piazza-terrazza di Villanova delle Grotte e lì rimasero intatte a combattere ogni tipo di avversità climatica per diversi anni fino a quando, come ci era stato annunciato, la collinetta non fosse stata sbancata per opere di urbanizzazione.
Oggi i dolmen sono riposti – dormienti- in un luogo indefinito in attesa di nuovi altri “risvegli”.

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