La SAGA DELLA BROVADA con ENOS COSTANTINI
mangime per le bestie
" Per le bestie
La rapa era coltivata anche per alimentazione animale, come dimostra una attestazione udinese del 1384: Item espendey per un charo di ravi agl purcegl frx xvj.
Ciò è continuato fino a pochi decenni or sono se ad esempio nell'alta Carnia si sente dire che quando raccoglievano ju râfs ju cueevin pai purcits, ma ju mangjavin ancjo nuo...
A Tricesimo ci confermano l'uso delle rape per i suini: si cuocevano in acqua nella lissiarie e, quando erano cotte, si aggiungeva crusca (semule) nel paiolo per fare il pastone. Ma quello era il momento atteso dai bambini, e anche da qualche adulto, par mangiarsi le rape che avevano preso il gusto della semule: pare fossero una delizia!
La stampa agricola di divulgazione contiene parecchi articoli sulla rapa da foraggio durante tutta la prima metà del Novecento. Talvolta questa coltura viene caldeggiata, arrivando anche ad una distribuzione gratuita delle sementi, dalla Commissione pellagrologica provinciale in sostituzione del mais cinquantino che era spesso indicato come il principale responsabile di quella terribile malattia. Non potevano mancare le tirate paternalistiche come la seguente del 1935: "Dovrebbero i nostri agricoltori maggiormente avvalersi di questo ottimo erbaio; è vergognoso che essi debbano, come talvolta accade, rivolgersi a terzi per avere un po' di rape anche semplicemente per la tanto appetita brovada".
Qui dobbiamo aggiungere che, se in alimentazione umana la rapa subì la concorrenza della patata che la relegò ad un ruolo ancillare, in alimentazione animale trovò una forte antagonista nella bietola da foraggio, più conservabile, più produttiva e dal valore nutrizionale nettamente maggiore.
Poi è arrivato il silomais
Ciò è continuato fino a pochi decenni or sono se ad esempio nell'alta Carnia si sente dire che quando raccoglievano ju râfs ju cueevin pai purcits, ma ju mangjavin ancjo nuo...
A Tricesimo ci confermano l'uso delle rape per i suini: si cuocevano in acqua nella lissiarie e, quando erano cotte, si aggiungeva crusca (semule) nel paiolo per fare il pastone. Ma quello era il momento atteso dai bambini, e anche da qualche adulto, par mangiarsi le rape che avevano preso il gusto della semule: pare fossero una delizia!
La stampa agricola di divulgazione contiene parecchi articoli sulla rapa da foraggio durante tutta la prima metà del Novecento. Talvolta questa coltura viene caldeggiata, arrivando anche ad una distribuzione gratuita delle sementi, dalla Commissione pellagrologica provinciale in sostituzione del mais cinquantino che era spesso indicato come il principale responsabile di quella terribile malattia. Non potevano mancare le tirate paternalistiche come la seguente del 1935: "Dovrebbero i nostri agricoltori maggiormente avvalersi di questo ottimo erbaio; è vergognoso che essi debbano, come talvolta accade, rivolgersi a terzi per avere un po' di rape anche semplicemente per la tanto appetita brovada".
Qui dobbiamo aggiungere che, se in alimentazione umana la rapa subì la concorrenza della patata che la relegò ad un ruolo ancillare, in alimentazione animale trovò una forte antagonista nella bietola da foraggio, più conservabile, più produttiva e dal valore nutrizionale nettamente maggiore.
Poi è arrivato il silomais
la saga della brovada
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