26 dic 2015

Il progetto Intercultura porta lo sloveno nel cuore della città


Convegno sulle identità multiple al confine orientale.

 Dalle parole ai fatti, non solo teorie. È stato questo il senso dell’incontro culturale dal titolo «Identità multiple al confine orientale» tenutosi nella sala parrocchiale di Godia. L’iniziativa non è che un corollario all’impegno culturale e linguistico profuso dal dott. Mario Canciani, consigliere delegato presso il comune di Udine. Ha parlato infatti del progetto Intercultura elencando una carrellata di iniziative concrete promosse nel tempo per dare un senso concreto ai rapporti interculturali al confine orientale. A Godia, in quella sala, si insegna da anni la lingua slovena ad un nutrito gruppo di volenterosi, che non si sono limitati ad uno studio passivo bensì a veri e propri scambi culturali. Gemellati con Maribor (Slo) vi hanno organizzati uno stage. La Dolenjska, Pleterje, Cerkljansko, Ljubljana, Celje, Bovec, Škofja Loka, Pivka, Predjama – tanto per citarne alcune – sono state mete di contatto amicale, di studio, di incontro e di apertura. Tuttavia giustamente Canciani ha evidenziato come «evento epocale» l’apertura in Udine, presso la storica scuola «Dante», dell’asilo in sloveno a cura dell’associazione E. Blanchini. Lì, anche se solo un paio d’ore alla settimana, un’insegnante madrelingua insegna lo sloveno a bambini di età prescolare. Quale segno e seme più concreto e foriero di ricchezza umana e culturale in una città dove migliaia di sloveni nascondono, invece che esserne orgogliosi, la propria identità linguistica e culturale? Di questo, di identità, addirittura di un «piccolo complesso di superiorità» (Sergio Tavčar) hanno parlato i relatori, i quali più che fare discorsi astratti hanno espresso le loro esperienze, i curricula che li hanno portati ad apprezzare la favolosa ricchezza delle «identità multiple». È vero che la storia sul confine orientale è stata particolarmente funesta e complessa ma è giunta l’ora di superare definitivamente l’errato concetto di confine che divide ed allontana. Conoscersi per apprezzarsi, aprirsi per accogliere e farsi accogliere. Furio Honsell, sindaco di Udine, parlando delle proprie complesse radici genealogiche ha ricordato tra l’altro che i suoi nonni hanno combattuto sul fronte avverso, nelle schiere austroungariche, mentre aveva anche un antenato di Chioggia, per dire che se n’è fatta di strada e che tanta ancora ne rimane. Sergio Tavčar, insostituibile giornalista della tv Koper, ricordava suo padre, già direttore del Teatro Stabile sloveno, il quale «lavorava per creare un ponte tra italiani e sloveni». «Da piccolo ho sentito tutte le possibili campane; parlavo dialetto italiano con la mamma, sloveno col papà… per me è stata una ricchezza incredibile l’essere nato in un simile ambiente. È vero che a Trieste le due culture sono state sempre antagoniste e che il contrasto linguistico diventava ed alimentava il contrasto sociale, ma uno come me non poteva essere di visioni limitate. Come sloveno in Italia ero minoranza, altrettanto come italiano a Koper. Minoranza, dunque, e per emergere devi fare di più degli altri, essere più bravo. Se lo fai, vali di più. E lo sarai, se sarai capace di mettere a fuoco le tue radici». Questi alcuni dei messaggi di un veterano che ha saputo lottare su due fronti non per dividere ma per unire, «per creare legami». Analogo è stato il discorso autobiografico di Tommaso Manià, giornalista sportivo di TV Koper che, da italiano, che si è aperto alla diversità del mondo in parte sconosciuto in cui si è trovato ad operare. Ancora di diversità e identità, tra l’altro, ha parlato Igor Jelen, originario della Valcanale, professore dell’università di Trieste. Le diversità fanno parte della natura, ma quando io concepisco la mia diversità come superiore alla tua, si creano le tensioni. Naturale è anche il bisogno di avere legami, di appartenere ad una comunità; è quanto do l’identità viene imposta e diviene esclusiva coi nazionalismi, con le diversità di classe sociale o di religione, allora si sviluppano i conflitti. Va riaffermato tuttavia che i concetti di identità e diversità si contemperano in un unico potenziale di valore umano: maggiore è la consapevolezza positiva della propria identità, altrettanto giusto ed apprezzato è il valore che viene attribuito al diverso. La tavola rotonda è stata moderata da Alen Carli, docente di sloveno al corso di Godia e attualmente responsabile dello sportello sloveno dell’Azienda per l’assistenza sanitaria n. 3 a Gemona. Riccardo Ruttar,(Dom, 20. 12. 2015)

http://www.dom.it/wp-content/uploads/2015/12/Slovit-dicembre-2015.pdf


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