Lo studio di Spinozzi Monai
nel Manuale di linguistica friulana
Dal «Manuale di linguistica friulana» l’ennesima
conferma del mondo accademico sulla natura
delle parlate della fascia confinaria della Provincia
di Udine. Lo ziljsko, proprio della Valcanale, il rezijansko della val Resia, il tersko delle valli del Torre
e il nadiško delle valli del Natisone sono dialetti
sloveni di antico insediamento.
Lo scrive nel capitolo del manuale dedicato al
plurilinguismo e al contatto fra la lingua friulana
con le altre lingue della regione, la professoressa Liliana Spinozzi Monai. Il volume, edito da De
Gruyter (Berlino-Boston) a cura di Sabine Henemann e Luca Melchior, è stato presentato lo scor- so 18 novembre nella sede di via Margreth dell’u- niversità di Udine.
Ad introdurre l’opera i professori Enrico Peterlunger e Giovanni Frau dell’Ateneo udinese. Mentre
ad illustrare più nel dettaglio il corposo e aggiornato
manuale di linguistica sono stati gli stessi
curatori dell’opera. Che, appunto, hanno scelto di
dedicare un capitolo a parte al plurilinguismo e al
multilinguismo che caratterizzano il Friuli.
Lo studio di Spinozzi Monai, quindi, è incentrato
sull’influsso del friulano nei quattro dialetti sloveni
dell’area. Con un’attenta analisi della letteratura scientifica, frutto delle ricerche condotte sul campo dai linguisti che si sono occupati della
materia, l’autrice riporta i dati statistici sui prestiti
lessicali e sui diversi livelli di interferenza e integrazione
del friulano nei vari aspetti delle grammatiche
dialettali. E quindi sulla fonetica e sulla
morfosintassi. Inevitabile pertanto la premessa
di una distinzione fondamentale, dovuta alle ben
note vicende storiche, fra lo ziljsko (più influenzato
dal tedesco) e gli altri dialetti sloveni del Friuli
in cui i fenomeni di contatto con il friulano e (sottolinea
Spinozzi Monai) solo in epoca più recente
con l’italiano sono decisamente più visibili.
L’analisi consente all’autrice di concludere con alcune
considerazioni riferendosi alle categorizzazioni
recenti su decesso linguistico e semiparlanti.
In effetti, secondo Spinozzi Monai, coloro che
parlano i dialetti sloveni della Benecia potrebbero
rispondere perfettamente alle caratteristiche del
semiparlante ideale: hanno cioè oscillazioni ed
incertezze d’esecuzione o la tendenza a sostituire
costruzioni sintetiche con altre analitiche. Tuttavia,
sostiene l’autrice, se osservati nel proprio ambito
socio-affettivo i dialetti sloveni della Benecia
sono tutt’oggi vitali. Nella misura in cui però, sottolinea,
gli elementi esterni sono stati assimilati
nelle parlate creando un idioma ‘terzo’ che viene
usato con estrema disinvoltura. Che però – conclude
– cessa nel momento in cui «la presenza anche
di un solo forestiero fa affiorare nei parlanti
la consapevolezza che il loro è un idioma impuro
di cui doversi quantomeno giustificare, denigrandolo
prima che lo facciano altri».
Antonio Banchig
http://www.dom.it/wp-content/uploads/2015/12/Slovit-novembre-2015.pdf
Antonio Banchig
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