22 gen 2016

Capodanno alla fine dell'Europa

articolo tratto da balcani  caucaso org.


L'anno si apre come si era chiuso. Con il continuo esodo di migliaia di persone attraverso la rotta balcanica. Un racconto da Dobova, Slovenia. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
L'ultimo giorno dell'anno al campo di Dobova ci sono zero gradi. Quest'anno la neve si fa attendere, ma il freddo entra puntuale tra le pieghe dei pantaloni facendosi sentire ad ogni piccolo movimento delle ginocchia. Siamo ai margini dell'Europa di Schengen, a qualche centinaio di metri dal confine con la Croazia. Il governo sloveno qui, per bloccare i migranti, ha tirato un filo spinato lungo la sponda ovest del rigagnolo che segna il confine. Lo si vede luccicare nella luce bianca di questa mattinata di fine 2015.
Il campo, una mezza dozzina di tende affiancate ad altrettanti container arrugginiti, si trova poco fuori la frazione di Brezice, nella zona più orientale della piccola repubblica balcanica. Tutto intorno è un presepe di piccoli villaggi ordinati sulle colline che si snodano ai margini dell'unica autostrada che attraversa la regione, ognuno con la sua chiesa dalle pareti colorate e le casette allineate sotto le nuvole basse. Dalla strada che scorre accanto al campo, con tanto di impeccabile pista ciclabile a due corsie, l'unica crepa nella normalità quasi granitica è una fascia di plastica colorata con scritto "Policija".

Meccanismi che funzionano

Il campo di Dobova è gestito dalla polizia slovena e ovunque è un brulicare di agenti in assetto antisommossa. La divisa è nera da capo a piedi con tanto di stivali ignifughi, giubbetto antiproiettile, pistola, manganello e passamontagna scuro calato sul viso, più per il freddo che per reale protezione. Nikaj (il nome è di fantasia), un giovane poliziotto originario di Lubiana, se lo arrotola sulla fronte per fumarsi l'ennesima sigaretta. Un metro e ottanta di nervi e muscoli, le mani nude arrossate dalla temperatura appena sotto lo zero, e la voce alta e squillante nel parlare con i colleghi. Gli occhi azzurri entrano a pieno titolo in una faccia magra e sbarbata, sorridente e a tratti amichevole. Ha voglia di fare due chiacchiere: lavora qui ormai da 4 mesi, da quando questo luogo paradossale era poco più che un ammasso confuso e colorato di persone che marciavano sul bordo di campi coltivati, in quelle immagini rese famose dai giornali di tutto il mondo. Ora, pur nella sua follia, ricorda una macchina organizzata e funzionale, un mucchio di ingranaggi in serie che non si possono permettere inceppamenti. continua ...http://www.balcanicaucaso.org/aree/Slovenia/Capodanno-alla-fine-dell-Europa-167040

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