Il seme piantato 17 anni fa deve crescere
A metà gennaio di quest'anno,c'è stato il tradizionale incontro di inizio d'anno -Novoletno srečanje - "tra vicini ",il 46 ° della serie,a Tolmin -Tolmino.I comuni dell'alto Isonzo,Tolmin,Kobarid,Bovec,46 anni fa erano Jugoslavija,ma non va dimenticato che nell'era fascista furono Italia.Il fascismo non lasciò certo bei ricordi in quei luoghi,come pure nei nostri della Slavia.A mantenere ed accrescere barriere fisiche e psicologiche ci pensò la guerra fredda con la famosa della Cortina di ferro,che,tuttavia proprio qui,su questa porzione di confine,fu alquanto permeabile,un ventennio prima che la Slovenia divenisse uno Stato sovrano.Le due comunità confinanti,in fondo,parlavano la stessa lingua popolare.Però loro,di là,andarono a scuola ed impararono la lingua di France Prešeren ,anche noi,di qua,andammo a scuola,ma guai a chi osasse usare lo sloveno,la lingua dei padri;quella con cui comunque avrebbero potuto conversare con lo stesso Prešeren senza particolari difficoltà.
Un quarto di secolo fa - l'anniversario cade quest'anno-,fu proclamata l'indipendenza della Slovenia,e la "Zdravljica"-il brindisi di France Prešeren,scritto nel 1844,divenne l'inno nazionale che recita:"Vivano tutti i popoli che anelano al giorno in cui (...)il" vicino" non sarà un diavolo,ma sarà un amico".
Credo che lo spirito di Prešeren,nel pomeriggio del 16 gennaio scorso,aleggiasse nella piccola sala municipale di Tolmino:c'erano tutti i sindaci,i rappresentanti eletti dei due Stati confinanti a proporre amicizia,collaborazione,progettualità comune. Il portavoce dei sindaci della Slavia ha richiamato nel proprio discorso,un documento-condiviso da tutti-risalente al 1999,il "Patto di Castelmonte".
Era una" Lettera d' intenti" concordata e sottoscritta da ben 12 sindaci della nostra fascia confinaria,da due Comunità montane e dalla stessa provincia di Udine nonchè da 5 sindaci delle comunità contermini della Slovenia.Vi stava scritto,tra l'altro,:"I firmatari...concordano la collaborazione in tutti i settori in cui si possa accelerare lo sviluppo delle aree a cavallo del confine".In quattro articoli,nell'ampio elenco di buone intenzioni,si esprimeva specificamente la volontà di "preparare progetti Interreg,non ha lesinato aiuti-a chi ha voluto o saputo chiederli-.Ce ne sono stati parecchi e,se non ricordo male,quello per Italia e Slovenia 2007-2013 consisteva di ben 136milioni di euro.Occorreva fare progetti validi di cooperazione transfrontaliera.Appunto mi dispiace pensare alle tante occasioni perse,e spero vivamente che qualcosa di nuovo,uno spirito aperto,collaborativo e di reciproca fiducia rinasca dalle righe di quel Patto come un seme finalmente irrorato da una rinnovata volontà di crescita.
Quel seme ha aspettato per oltre tre lustri e ora,credo,siamo giunti all'ultima occasione,quando anche l'UE pensa ad altre zone confinarie su cui realizzare collaborazioni.Incombono provvedimenti regionali,come le Unioni dei comuni,che rischiano di dissolvere le specialità dei territori di minoranza linguistica,e c'è ancora qualcuno dei nostri amministratori che rimane invischiato in estemporanei preconcetti linguistici,mantenendo barriere psicologiche curabili solo in psichiatria,E' vero ,ci vuole buon senso,un forte senso della responsabilità e coraggio per affrontare le nuove sfide,ma al capezzale della nostra Slavia occorrono medicine programmatiche drastiche,non accensioni di candele,preghiere e buone intenzioni.
Riccardo Ruttar
fonte:Dom del 31 gennaio 2016
L'opinione
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