27 feb 2016

La verità sul soldato Michelizza / Resnica o usodi vojaka Michelizze

È tornato simbolicamente a casa, Giuseppe Michelizza, il soldato per tanti decenni dato per disperso nelle gelide terre della Russia, durante la ritirata. A cercare di capire dove potevano giacére le sue povere spoglie mortali sono stati i parenti di Taipana/Tipana. Giuseppe, infatti, era originario di Campo di Bonis/Bona-Montemaggiore/ Brezje. È da qui che era partito, richiamato in battaglia, insieme a due suoi amici, uno solo dei quali ha avuto la fortuna di essere tornato a casa sano e salvo, al temine del terribile conflitto, dopo aver attraversato l’inferno raccontato nel noto romanzo storico «Centomila gavette di ghiaccio». Era l’amico Elio Cancellier che, prima di morire, aveva raccontato, con dolore, l’ultimo contatto con Giuseppe: i due stavano camminando con fatica nella neve, di notte, al buio, con grandissime difficoltà, spaventati. Poi, a un certo punto, uno ha detto «andiamo a destra» e l’altro, invece, nella confusione e nel disorientamento, ha detto «no, andiamo a sinistra, è giusto di là…». È in quel momento che si sono persi di vista e mai più trovati. Giuseppe si era sposato, prima di essere richiamato in guerra, e tutti i suoi amici e congiunti non l’hanno mai dimenticato. È partito che aveva 31 anni. Grazie a una lunga ricerca avviata da un parente, Silvano Michelizza, adesso finalmente si sa dove riposano le sue povere spoglie. Lo comunica, in una lettera, il Commissariato generale per le onoranze ai caduti del ministero della Difesa, con una premessa: «Nel 1992 le autorità russe hanno consegnato al Governo Italiano gli elenchi dei militari catturati dall’Esercito sovietico nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Da quell’anno, il Commissariato generale del nostro Paese, anche grazie al contributo dell’Unione nazionale italiana reduci di Russia, ha effettuato una continua attività di traslitterazione dei nomi di quegli elenchi, incrociando i dati con quelli dei documenti in possesso delle Autorità italiane». E continua: «Dopo attente verifiche è emerso che il soldato Giuseppe Michelizza, già dichiarato disperso, fu invece catturato dai sovietici e internato nel lager numero 56 di Uciostoie, nella regione di Tambov, in Russia, dove è morto nel marzo del 1943. La speranza di poter recuperare e rimpatriare i resti mortali dei nostri Caduti sepolti a Uciostoie è praticamente nulla perché in questa località, come è avvenuto in altri campi di prigionia, sono stati tumulati dai sovietici in sepolture comuni, unitamente a soldati di altre nazionalità. Questo rende impossibile l’identificazione dei singoli Caduti che rimangono accomunati, per l’eternità, da un unico tragico destino. Sia di conforto alla famiglia sapere che mai potrà venir meno la riconoscenza e la memoria verso chi ha donato la vita per la Patria».
V Tipani so iz Rusije izvedeli resnico o usodi Giuseppeja Michelizze, ki je marca leta 1943 umrl v taborišču v kraju Uciostoie. Rojen na Bonah pri Brezjah je bil poslan na rusko fronto leta 1942, ko je bil star 31 let.

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