24 nov 2016

Si rompe l’unità dei sindaci sulla riforma degli enti locali


“Premetto che, personalmente, non sarei uscito sulla stampa per fare propaganda politica. Tuttavia non nascondo che sono rimasto molto amareggiato dall’atteggiamento tenuto dai sindaci di Savogna e Stregna in merito alla ‘trattativa’ con i vertici della Regione sulla sorte delle valli del Natisone nella nuova riforma degli enti locali. Per questo ho preso carta e penna e indirizzato loro una lettera in cui, appunto, ho contestato la loro scelta di approvare una delibera di giunta in cui invitavano anche noi altri sindaci ad aderire all’Uti del Natisone.” Spiega così Mariano Zufferli, sindaco di San Pietro, l’origine della polemica scoppiata fra i sindaci che (ancora) non hanno aderito all’Uti e i colleghi valligiani che invece hanno scelto di approvare lo statuto del nuovo ente. Polemica emersa sul quotidiano locale per le dichiarazioni del capogruppo di opposizione di Stregna Mauro Veneto. La vicenda nasce con il documento con cui proprio l’amministrazione di San Pietro chiedeva alla Regione di “aprire un tavolo di confronto” per valutare la possibilità di concedere una qualche autonomia giuridica ai comuni delle valli del Natisone nell’ambito della riforma degli enti locali. Nella richiesta, approvata in tempi brevi nei consigli dei comuni che in precedenza avevano opposto ricorso al Tar contro la legge di riordino, si sottolineava la peculiarità delle valli del Natisone rispetto ai territori della pianura che compongono l’Uti del Natisone.
“Sia per le sue caratteristiche geografiche sia – insiste ancora Zufferli su questo punto – per la presenza della minoranza linguistica slovena come riconosciuto in particolare dalla legge 38/2001.” La scelta dei sindaci Luca Postregna (Stregna) e Germano Cendou (Savogna) però, è stata quella di approvare il testo solo in giunta integrato con alcuni punti: l’auspicio a che tutte le amministrazioni sostengano il processo di fusione dei comuni delle valli del Natisone e che (questo il nodo della contesa) entrino al più presto nell’Uti del Natisone. Secondo Zufferli “questo ha indebolito la nostra posizione al fine di ottenere qualcosa dalla Regione.
Dopo l’approvazione e gli incontri avuti con la  Serracchiani e l’assessore Panontin, ho inviato quattro richieste precise alla presidente: la personalità giuridica per i sette comuni delle valli del Natisone, che i beni un tempo di proprietà della Comunità montana (sede e capannoni ad uso industriale sparsi in tutte le vallate) restassero nelle mani delle amministrazioni del territorio, di rivedere e aumentare i finanziamenti relativi al fondo montagna e di garantire al nostro territorio – nello statuto dell’Uti – una qualche forma di rappresentanza in grado di incidere sulle decisioni dell’organo esecutivo.”
La risposta di Serracchiani però è stata negativa. Scontata quella sulla personalità giuridica, nella lettera di risposta inviata all’amministrazione di San Pietro la presidente ha rimandato alle decisioni che prenderà l’Unione anche questioni su cui – in un primo momento – era sembrato potesse esserci qualche margine di trattativa, come la rappresentanza nell’esecutivo e la proprietà degli immobili dell’ex Comunità montana ora trasferiti direttamente al nuovo ente. “È dopo aver constatato questa indisponibilità che ho preso carta e penna per scrivere ai colleghi di Savogna e Stregna, – spiega ancora il sindaco di San Pietro – la frattura che si è determinata con la loro scelta è stata grave e sarà difficile da risanare. Questo è il mio rammarico più grande: che siano stati vanificati tutti gli sforzi fatti per ottenere una certa unità. Le divisioni hanno già fatto male alle valli in passato, di questa di oggi non ce n’era proprio bisogno.”

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