fonte http://slvs.infoteca.it/buje/default.aspx?id=14349
Con ciclica puntualità l'anno
presenta la luce delle sue stelle, dei suoi avvenimenti, delle sue celebrazioni e commemorazioni, delle sue feste, religiose e civili. Rompono la monotonia di una vita che trascorre grigia e senza slanci, abitudinaria e uniforme. Ed è allora che ci si sente veramente persone e uomini liberi, capaci di memoria, ricchi di tradizioni che affondano le loro radici nei secoli, vibranti di idealità. Il Natale nel mondo cristiano e non solo in esso è una delle più belle ed affascinanti Festività. Se tutti i grandi personaggi che hanno scandito le tappe del progresso umano vanno ricordati e spesso assistiamo alle loro commemorazioni e valorizzazioni, colui che è nato a Betlemme, Gesù Cristo, merita per primo la celebrazione ed il ricordo. Con Lui l'umanità ha fatto una svolta immensa e si è incamminata verso un mondo migliore, impensabile prima di Lui. Certamente l'umanità è tornata purtroppo anche indietro, dimenticandolo spesso, rifugiandosi in ideologie da barbarie scientifica, che dovevano creare una nuova società e un nuovo ordine. Il risultato lo si è visto nei nazionalismi, nelle dittature spietate, in milioni di vittime ed in montagne di macerie. E ancora ci si continua a uccidere e ad opprimere. Il Natale ci ricorda la persona di Cristo ed il suo messaggio infinito di amore e di pace. Ci parla di divina paternità e di universale
fratellanza. Gli angeli
riassumono nel loro canto di nascita tutto il programma cristiano «Gloria a Dio nei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà». Non è poco aprire gli occhi alla gloria celeste che ci attende, alla spiritualità e trascendenza dell'essere umano. Non è poco nemmeno vivere e saper vivere in pace sulla terra. Lo constatiamo ogni giorno. È possibile evitare di farci male? Ricchezza, potenza, dominio, odio e corruzione sono forse invincibili? Non possono mutarsi nel benessere di tutti, nel servizio senza discriminazioni della comunità umana? Il Figlio di Dio fatto uomo, nella tenerezza del suo
pianto e del suo sorriso di
fanciullo, ci apre all'accoglienza di tutto ciò che è bello, buono, giusto. Il Natale, "Dies Natalis", mantiene il suo significato profondo di unione nuova tra Dio ed il genere umano. E il frutto miracoloso ne è la pace. Abbiamo bisogno di pace nella famiglia, nelle nazioni, nel lavoro, nella Fede e nella scienza. Pure le arti ci aiutino a fare pace. Il Natale friulano risuona nelle pastorali popolari, nel canto del "Missus sulle note tradizionali e le stupende creazioni di Tomadini e Candotti. Il Patriarca Paolino di Aquileia ci ha lasciato dai tempi di Carlo Magno nell'VIII secolo il più antico canto natalizio friulano in latino "De Nativitate Domini", che è stato esempio a molti venuti dopo in altre lingue. Il Natale sta al centro di un intero ciclo natalizio che dalla prima domenica di Avvento porta al culmine dell'Epifania. Tra i due termini un anno finisce ed un anno nuovo nasce. Con il premio "Nadâl Furlan" di Buja e il Premio Epifania di Tarcento il Friuli riconosce il valore dei suoi figli migliori in Patria e Friuli nel Mondo, concreta e ideale famiglia, che abbraccia tutti i friulani, sparsi nei cinque continenti, in questa felice circostanza augura loro armonia e concordia, pace e salute e la realizzazione dei traguardi cui tendono. Due millenni di civiltà cristiana e friulana, italiana ed europea, stanno nelle nostre mani.
E un patrimonio consistente,
che non va soltanto custodito e rievocato, ma fatto rinascere, vivere, prosperare. Tutti possiamo dare il nostro contributo, rispettando pure culture diverse. La nascita di Betlemme illumina con il Cristo, Luce, Acqua, Vita la nostra rinascita e l'umano destino. Una Madre china ed affettuosamente adorante sull'umile culla esalta la grandezza dell'universale maternità umana. Nel sole che riprende, il germoglio di Dio fiorisca nel nostro cuore, colmi la solitudine, infonda entusiasmo, irradi la gioia. L'amore per la terra d'origine e per la patria presente si accresca di palpiti nuovi. |
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