12 gen 2017

Per un natale di pace di Domenico Zannier


 di Domenico Zannier
fonte http://slvs.infoteca.it/buje/default.aspx?id=14349


Con ciclica puntualità l'anno
presenta la luce delle sue
stelle, dei suoi avvenimenti,
delle sue celebrazioni e
commemorazioni, delle sue
feste, religiose e civili.
Rompono la monotonia di una
vita che trascorre grigia e
senza slanci, abitudinaria e
uniforme. Ed è allora che ci si
sente veramente persone e
uomini liberi, capaci di
memoria, ricchi di tradizioni
che affondano le loro radici
nei secoli, vibranti di idealità.
Il Natale nel mondo cristiano
e non solo in esso è una delle
più belle ed affascinanti
Festività. Se tutti i grandi
personaggi che hanno scandito
le tappe del progresso umano
vanno ricordati e spesso
assistiamo alle loro
commemorazioni e
valorizzazioni, colui che è nato
a Betlemme, Gesù Cristo,
merita per primo la
celebrazione ed il ricordo.
Con Lui l'umanità ha fatto
una svolta immensa e si è
incamminata verso un mondo
migliore, impensabile prima di
Lui. Certamente l'umanità è
tornata purtroppo anche
indietro, dimenticandolo
spesso, rifugiandosi in
ideologie da barbarie
scientifica, che dovevano
creare una nuova società e un
nuovo ordine. Il risultato lo si
è visto nei nazionalismi, nelle
dittature spietate, in milioni di
vittime ed in montagne di
macerie. E ancora ci si
continua a uccidere e ad
opprimere. Il Natale ci ricorda
la persona di Cristo ed il suo
messaggio infinito di amore e
di pace. Ci parla di divina
paternità e di universale
fratellanza. Gli angeli
riassumono nel loro canto di
nascita tutto il programma
cristiano «Gloria a Dio nei
cieli e pace in terra agli
uomini di buona volontà».
Non è poco aprire gli occhi
alla gloria celeste che ci
attende, alla spiritualità e
trascendenza dell'essere
umano. Non è poco nemmeno
vivere e saper vivere in pace
sulla terra. Lo constatiamo
ogni giorno. È possibile
evitare di farci male?
Ricchezza, potenza, dominio,
odio e corruzione sono forse
invincibili? Non possono
mutarsi nel benessere di tutti,
nel servizio senza
discriminazioni della comunità
umana? Il Figlio di Dio fatto
uomo, nella tenerezza del suo
pianto e del suo sorriso di
fanciullo, ci apre
all'accoglienza di tutto ciò che
è bello, buono, giusto.
Il Natale, "Dies Natalis",
mantiene il suo significato
profondo di unione nuova tra
Dio ed il genere umano.
E il frutto miracoloso ne è la
pace. Abbiamo bisogno di
pace nella famiglia, nelle
nazioni, nel lavoro, nella Fede
e nella scienza. Pure le arti ci
aiutino a fare pace.
Il Natale friulano risuona nelle
pastorali popolari, nel canto
del "Missus  sulle note
tradizionali e le stupende
creazioni di Tomadini e
Candotti. Il Patriarca Paolino
di Aquileia ci ha lasciato dai
tempi di Carlo Magno
nell'VIII secolo il più antico
canto natalizio friulano in
latino "De Nativitate Domini",
che è stato esempio a molti
venuti dopo in altre lingue.
Il Natale sta al centro di un
intero ciclo natalizio che dalla
prima domenica di Avvento
porta al culmine dell'Epifania.
Tra i due termini un anno
finisce ed un anno nuovo
nasce. Con il premio "Nadâl
Furlan" di Buja e il Premio
Epifania di Tarcento il Friuli
riconosce il valore dei suoi
figli migliori in Patria e
Friuli nel Mondo,
concreta e ideale famiglia, che
abbraccia tutti i friulani, sparsi
nei cinque continenti, in
questa felice circostanza
augura loro armonia e
concordia, pace e salute e la
realizzazione dei traguardi cui
tendono. Due millenni di
civiltà cristiana e friulana,
italiana ed europea, stanno
nelle nostre mani.
E un patrimonio consistente,
che non va soltanto custodito
e rievocato, ma fatto rinascere,
vivere, prosperare.
Tutti possiamo dare il nostro
contributo, rispettando pure
culture diverse. La nascita di
Betlemme illumina con il
Cristo, Luce, Acqua, Vita la
nostra rinascita e l'umano
destino. Una Madre china ed
affettuosamente adorante
sull'umile culla esalta la
grandezza dell'universale
maternità umana.
Nel sole che riprende, il
germoglio di Dio fiorisca nel
nostro cuore, colmi la
solitudine, infonda
entusiasmo, irradi la gioia.
L'amore per la terra d'origine
e per la patria presente si
accresca di palpiti nuovi.

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