6 feb 2017

Giorno del Ricordo: fare i conti con la Storia

"La persistenza della memoria", Salvador Dalì, 1931
“Ricordi?
Sì. Ricordo tutto. Ricordo quando presero mio figlio, lo portarono in piazza e davanti a tutti lo costrinsero a bere una bottiglia di olio di ricino. Mi ricordo le sue urla come se fosse ieri. Come si contorceva con le viscere in fiamme, urlando pietà e piangendo per il troppo dolore. Mi ricordo il sangue sul suo volto mentre lo manganellavano, ridendo e urlandogli insulti. Le risate crudeli mentre i suoi pantaloni si riempivano di sangue ed escrementi, mentre implorava di smetterla con il viso tumefatto. Mi ricordo come quelli che erano stati nostri vicini ci voltavano le spalle, come facevano finta di non vedere, mostrando indifferenza alle urla.
Mi ricordo quando bruciarono i libri sulla piazza. L’odore acre della carta mentre ardevano i nostri poeti, dei nostri scrittori, i nostri romanzieri.
Ricordo quando chiusero le nostre scuole elementari e medie per impedire ai nostri figli di studiare. Quando chiusero i giornali, i centri culturali. Quando sciolsero le società sportive e ricreative, le Casse rurali e le cooperative.
Ricordo quando licenziarono i dipendenti che non giurarono fedeltà al partito.
Ricordo quando i nostri contadini stremati furono costretti a vendere per un pezzo di pane le terre che avevano coltivato per secoli.
Ricordo Rab.
Mi ricordo quando deportarono gli insegnanti, i sacerdoti, gli intellettuali e il nostro vescovo.
Ricordo quando eliminarono i nomi nella nostra lingua dalle strade, dalle piazze, dai monumenti. Quando le montagne su cui avevamo vissuto cambiarono nome, quando le vie che percorrevamo ogni giorno furono cancellate dalla memoria e i paesini vicini cambiarono denominazione.
Ricordo quando gli insegnanti vennero sostituiti da quelli che parlavano la loro lingua. Quando ai nostri figli venne vietato di imparare la loro cultura.
Ricordo quando ci impedirono di parlare la nostra lingua nei luoghi pubblici. Quando eravamo costretti a nasconderci come ratti per poterci esprimere liberamente.
Ricordo quando ci fecero l’offesa più grande. Quando ci privarono del nome. Il nome che aveva la colpa di non essere nella loro lingua perfetta.
Non eravamo uomini, eravamo bestie da rieducare.
Noi abbiamo perdonato. Ma non dimenticheremo mai quello che ci è stato fatto.”
***
La Legge 30 marzo 2004, n. 92 istituisce il «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale. Dal nome si potrebbe pensare che la giornata sia stata istituita per non dimenticare tutti gli avvenimenti storici che hanno stravolto per anni la zona dell’Istria, di Trieste, di Gorizia. Ricordare le vittime innocenti di periodi sanguinosi e crudeli è un dovere per chiunque voglia avvicinarsi a fatti storici che, sebbene siano avvenuti decenni fa, sembrano ancora tremendamente recenti. Non si può però prescindere dal contesto in cui si sono creati i presupposti di questa tragedia, se la si vuole comprendere al meglio.
Finora si è assistito ad un utilizzo strumentale di questa giornata, diretta più ad una commemorazione acritica o all’ignorare che ad un tentativo di ricostruzione della realtà storica: insomma, un argomento usato da diversi politici nostrani di destra come arma contro il “nemico rosso” e, soprattutto in passato, volutamente sminuito o nascosto da alcune parti della sinistra.
Queste parole vorrebbero sottolineare che, per capire periodi storici così complessi, si dovrebbe avere la cura di guardare tutti gli aspetti della vicenda, indagando le cause e analizzando i processi che hanno portato certi eventi a verificarsi, affinché non si ripetano mai più.
L’Italia è un Paese che non ha mai fatto i conti con la propria storia, preferendo ignorare o dare la colpa agli altri, senza rendersi conto che dimenticare ciò che è stato è uno spregio alle vittime di quel periodo, di qualsiasi credo o nazionalità, di qualsiasi lingua, morti nelle Foibe o nel campo di Arbe.
Si dice che la Storia insegna ma non ha alunni: ricordare senza strumentalizzazioni un periodo doloroso fatto di umiliazione e sopraffazione potrebbe essere il primo passo per iniziare ad imparare. Solo allora si potrà finalmente parlare di un Giorno del Ricordo.
***
Chiunque fosse interessato ad approfondire la questione o verificare le fonti è invitato a scaricare qui la Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, redatta nel 2000 dopo sette anni di lavoro da parte della Commissione, istituita in seguito a uno sforzo da parte dei Governi di Italia e Slovenia per tracciare con attenzione ed obiettività il quadro storico degli avvenimenti lungo il confine orientale italiano nel secolo scorso.

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