E noi restiamo a bollire nel nostro brodo
Ha avuto grande effetto mediatico, anche sulla stampa locale,
la notizia che una slovena, chef di un ristorante a pochi
passi dalle Valli del Natisone, sia stata proclamata miglior cuoca
del mondo dalla World’s 50 Best Chef 2017. Si tratta di Ana
Roš, del ristorante «Hiša Franko», situato nella piccola località
di Staro Selo, a circa metà strada tra il confine di stato italiano
e Kobarid. La conduce assieme al compagno Valter Kramar,
un esperto sommelier.
Sembra addirittura inverosimile che un ristorantino in un
paesino sperduto tra i monti, con il Matajur di fronte ed il Krn /
Monte Nero a fianco, possa esprimere primati di qualsiasi genere,
men che meno di successo imprenditoriale di alta gamma,
di primaria importanza nel settore turistico di nicchia.
E, guarda caso, la specialità che l’ha portato agli allori della
cucina mondiale sta nella scelta, nella composizione sapientemente
graduata di quegli ingredienti. Materie prime per
lo più locali,selezionate tra i produttori locali. Colpisce il fatto
che anche dove ci si aspetterebbe solo la quotidiana banalità
può sorgere il meglio, l’universalmente riconosciuto tale.
E penso alle nostre valli, al nostro Matajur, ai favolosi scenari
del nostro ambiente. Penso alle possibilità ancora da cogliere
e sfruttare, alla piccola e timida genialità della nostra gente,
alle tradizioni anche culinarie che rimangono retaggio del
nostro passato. Ana Roš è un esempio, al massimo livello; diviene
una specie di vessillo che, in qualche modo, potrebbe
divenire di richiamo anche per noi che facciamo parte dello
stesso ambiente geografico e culturale; stimolo per una rinascita
di orgoglio identitario da riscoprire e rivalutare. Perché,
purtroppo, senza orgoglio identitario non si riesce a dare valore
neppure a se stessi.
Qualcosa sta cambiando, per fortuna. Ci vuole volontà di
farcela, capacità progettuale nel saper cogliere le occasioni
propizie. Ci vuole preparazione. Ana Roš non è nata ieri chef
da prima pagina; ha studiato, ha girato il mondo per apprendere
e ha saputo dare il «la» ad una realtà imprenditoriale che
senza il suo apporto sarebbe rimasta nell’ombra.
Ho letto sulla stampa locale: «Uno splendido riconoscimento
per la giovane Ana, che è anche un po’ friulano, visti i clienti
della nostra regione che affollano il locale a Caporetto. Perché
l’attuale Kobarid, pochi chilometri oltre il valico di Stupizza, in
italiano è Caporetto e un tempo apparteneva alla provincia
di Gorizia. Ecco perché questo riconoscimento è un orgoglio
anche un po’ friulano, tanto che Hiša Franko è incluso nelle
maggiori guide gastronomiche italiane, in primis “I ristoranti
d’Italia” dell’Espresso». Un orgoglio che già rivendicano i friulani,
dunque. Noi no. Al massimo magari sentiamo pulsioni di
invidia e ragioniamo come se la cosa non ci riguardasse. Noi
ci facciamo il nostro brodo e… ci bolliamo dentro.
Riccardo Ruttar (Dom, 31. 1. 2017)
Riccardo Ruttar (Dom, 31. 1. 2017)
L’OPINIONE
RispondiElimina