20 feb 2017

Sul linguaggio slavo della Valle di Resia in Friuli

STEFANO VALENTE

Onorevole Signore
 Oltremodo gradita mi fu la gentilissima sua lettera, perocchè essa mi dà occasione di esternare la mia opinione sul linguaggio slavo che si parla in Resia, ed io piucchè volentieri mi presto a soddisfare alla sua domanda, appoggiato a fatti ed a confronti che ho potuto fare tra lo Slavo ed il Resiano, e massimamente poi dello Slavo che si parla in questi montuosi villaggi del Distretto di Tarcento.
 A Resia, è vero, c’è la tradizione che quel popolo tragga la sua origine da una colonia Russa in quella vallata rifuggiata non saprei in quai tempi, e che il linguaggio che quivi si parla sia perciò Russo piucchè altro. E così la pensavano quell’uno, o due dei Resiani che diedero tali informazioni al sig. Viviani, il quale, già da diversi anni, stampò una memoria intitolata: Gli Ospiti di Resia, nella quale si dice appunto, se mal non mi ricordo, che i Resiani sieno di origine Russa, e Russo per conseguenza il loro linguaggio.
 Ma io dico che questa tradizione è, e dev’essere erronea e falsa, atteso che, a mio vedere, non ha per se altro fondamento che la nuda parola si dicesi parla ecc., o forse s’appoggia sulla somiglianza che vi è fra i due nomi Russia e Resia. Difatti, se i Resiani fossero discendenti da una colonia Russa, essi avrebbero dovuto conservare il proprio linguaggio Russo, od almeno un linguaggio vicinissimo al Russo; e tanto più lo si avrebbe dovuto conservare, in quanto che la vallata di Resia è stata sempre segregata dal commercio cogli altri popoli friulani e slavi, non essendo per di là passaggio, non avendo avuto infino al 1837 neppure una strada carreggiabile che mettesse in comunicazione Resiutta con Resia, ma vi ci accedeva nella vallata soltanto per un’alpestre e dirupato sentiero intersecato spesso da rivi, e dal torrente dello stesso nome.
 Ora ognuno, che in uno alla Resiana abbia un poco di conoscenza anche della lingua slava, ed instituisca un confronto tra questa e quella, deve dire che il linguaggio parlato in Resia non è per nulla affatto Russo, ma bensì piuttosto un dialetto dello Slavo Cragnolino.
 Infatti, da quel poco di studio che ho fatto della lingua Slava, io trovo una strettissima analogia, una perfetta somiglianza del Resiano collo Slavo Cragnolino; trovo che le parole, cioè i nomi, gli aggettivi, i verbi, le preposizioni ecc. in radice sono vere Slave (1) , e che tutta la differenza che vi sarebbe tra lo Slavo ed il Resiano consisterebbe nella pronunzia, nell’accento e nel troncamento che i Resiani fanno dell’ultima vocale dell’indefinito di tutti i verbi polisillabi, dimodochè nel Dialetto Resiano i verbi al modo indefinito finiscono sempre con una consonante, come p. e. pizat = ‘scrivere’, met = ‘avere’, razdrâzit = ‘incitare’, ‘irritare’, kùpit = ‘comprare’ ecc. E nei verbi monosillabi, come p. e. iti = ‘andare’, non potendo fare l’elisione, il Resiano aggiunge all’intiero verbo slavo iti la consonante t, ed ha così il verbo itit = ‘andare’. – Nella pronunzia dissi: poichè il Resiano pronunzia i nomi, gli aggettivi ed i participii terminanti in alel o il tali e quali si scrivono e si stampano, per es. bokálkolvol ecc. = rekalbaralvideluzelbilpùstil, ecc.; laddove lo Slavo nella pronunzia di queste parole cambia la finale l in u, e dice bokaukouvoupou ecc. = rèkubaruvideuuzeubiupustiu ecc. – Senonchè non tutta la Resia pronunzia in questa maniera le suddette parole, ma vi è una Frazione (Oseacco) e la più grande per popolazione delle quattro che costituiscono la Resia, che le ha sempre pronunziate, e le pronunzia alla maniera stessa degli Slavi Cragnolini.
 Inoltre bisogna osservare che il Resiano, generalmente parlando, ha nel discorrere la pronunzia piuttosto precipitata, e lo slavo invece in generale l’ha piana e posata; che il Resiano pronunzia per lo più con suono stretto e chiuso le vocali aeo, e lo slavo invece con suono aperto e largo. Da ciò nasce spesse volte quell’apparente difficoltà d’intendere che uno slavo prova a prima vista di un discorso, o dialogo tenuto fra due Resiani. Ma date p. e. a questo slavo in iscritto quell’istesso discorso o dialogo Resiano, e vedrete che svanisce per esso quasi affatto ogni difficoltà, ed egli capirà per bene il loro discorso. Sebbene io mi sono forse troppo perduto in queste osservazioni, mentre a me pare che la pronunzia, o l’accento per la sostanza della lingua o delle parole non è quasi da calcolarsi: sono accidenti che non distruggono la sostanza.
 Ora parlando in special modo dello slavo che si parla dagli abitanti di questi montuosi villaggi del Distretto di Tarcento, cominciando a Platischis, o meglio qui a Montemaggiore, e via, Monteaperta, Taipana, Sedilis, Stella, e massimamente poi Flaipano e Lusevera, siccome quella che più davvicino confina con Resia, io trovo tali intimi rapporti ed affinità fra i due villaggi da dover assolutamente conchiudere essere usciti, per così dire, da una ed istessa famiglia. Vi sono vocaboli, frasi, proverbii, modi di dire, e direi per poco anche l’accentuare delle parole, si può dire comuni coi Resiani, tranne le differenze or sopra annotate. Guardi un po’, a mo’ d’esempio: in Resia il Prete, o Sacerdote lo si chiama jero. Questo vocabolo deriva certamente dal Greco jeros, che vuol dire ‘sacro’, quindi jero ‘sacerdote’. Come poi, e quando si sia introdotto questo vocabolo non posso capirla: ma il fatto sta che

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lo trovai usato anticamente, e tuttora lo si usa anche a Lusevera, Sedilis, Stella e Flaipano. Là si dice jero al Prete come in Resia. – Lascio alla di Lei saggezza quali conseguenze si ponno dedurre da queste mie osservazioni. Io per me sono pienamente convinto che la Resiana favella, lo torno a ripetere, non è per nulla affatto Russa, ma è in sostanza una sorella della Slava Illirica, o meglio, se vuole, il linguaggio di Resia è propriamente un Dialetto dello Slavo Cragnolino e Carinziano.
 In conferma di questa mia asserzione Le citerò qui l’opinione di due celebri Storici Slavi, i quali hanno parlato alcun poco nelle storie anche dei Resiani. Il primo tra questi sia il Sciafarik, nativo Slovacco Ungherese, e morto, credo, nel 1862. Il Sciafarik è celebre scrittore storico, ed accreditatissime sono le sue Istorie della trasmigrazione dei popoli Slavi, delle loro origini ecc. – Ebbene, egli nel suo libro Antichità Slovene parte 2, pag. 334 dice e sostiene che: “i Resiani sono una divisione, un distaccamento degli Slavi Cragnolini e Carinziani, la cui lingua si è un po’ corrotta”: “Reziani so en oddelk Krajnskih ino Korosckih slovencov, kteri jezik se je enomalo bolj popacil”. – Di quest’istessa opinione è pure l’ altro celebre storico slavo, Dobrovski, nel suo Slavin (Slovenec) pag. 118-124.
 E probabilissimo è il giudizio del Sciafarik, per non dir certissimo, che fa dei Resiani un ceppo non solamente dei popoli Slavo Cragnolini, ma eziandio dei Carinziani. Difatti in Resia abbiamo dei vocaboli Slavi, come per es. vréce ‘sacco’, skornice rajnisc ‘fiorino’, jarmark ‘mercato’, duri ‘la porta’, dim ‘il fumo’ ed altri, che qui in questi contorni non sono usati, e neppure più in là verso il Natisone, essendo sostituiti altri vocaboli ad essi sinonimi, ma bensì li ho trovati in uso comunemente dai Slavi Carinziani.
 Da ultimo che il linguaggio che si parla in Resia non si avvicini al Russo, ma bensì allo Slavo Cragnolino-Carinziano, abbiamo altri dati ancora, che sebbene sembrino di poca entità, pure a me pare abbiano qualche forza a confermare la nostra asserzione. Per esempio, du je prisel il du è stato sempre usato anticamente in tutta la Carniola e Carinzia, essendosi solamente in questi ultimi tempi sostituito il kdo invece di du; e in Resia si è sempre usato, e si usa il du in significato di ‘chi’ propone interrogato, dicendosi: du je scel? du je priscel? du je te? du je ta? ecc. – Così pure jaciomja neciom, usato da tutti i veri Slavi nostri vicini invece di = ist cemist necem; e in Resia si è sempre detto, e si dice = ja cion (gionja neciom ‘io voglio’, ‘io non voglio’. – Inoltre tutti i Slavi delle nostre montagne ed istessamente pure i Resiani usano la congiunzione compulativa an ano; mentre i Russi, i Serbi, i Czeki, i Polacchi ecc. usano la semplice i v. g. Peter i Paul.
 Dunque anche da questi dati si può, e si deve ritenere che il linguaggio parlato in Resia in sostanza sia un dialetto dello Slavo Cragnolino e Carinziano, e non mai Serbo, nè Czeko, e tanto meno Russo.
 Nè mi si opponga, che pure in Resia le donne portano un vestito affatto singolare, e del tutto differente dalle slave del nostro Coglio; questo dunque sarebbe un dato che ecc. – Falso, falsissimo che la foggia del vestito donnesco di Resia sia esclusivo e del tutto proprio solamente di quel paese; mentre già 50 anni circa il vestito delle donne slave di questi villaggi del Distretto di Tarcento era del tutto simile e comune colle Resiane. Difatti qui in Platischis i vecchi mi assicurano, e si ricordano benissimo d’aver veduto le loro madri, le loro avole vestite colla tonaca nera, colla cintura, o fascia di lana agucchiata, larga una spanna, colla giubba di mezzalana per soprabito, e colla pezza di tela bianca in testa per fazzoletto, in una parola istessamente come le antiche Resiane. Che se le moderne l’hanno alquanto modificato, ossia nobilitato, ciò non toglie nulla alla sostanza, il tipo è sempre quell’istesso. La moda bisogna lasciarla anche alle Resiane.
 Se andiamo a Montemaggiore, là troviamo che sono appena trent’anni che le donne hanno smesso quel vestito, e da qualche vecchia si conserva ancora qualche reliquia di questo, siccome anche a Platischis.
 Se andiamo a Monteaperta, ivi troviamo e vediamo quattro, o cinque delle più vecchie le quali al di d’oggi conservano e portano lo stesso antico vestito. – A Lusevera poi e Musi, ne troviamo ancora di più che tuttora portano lo stesso vestito. Dunque non è vero che il vestito donnesco di Resia sia proprio ed esclusivo soltanto di quel paese; mentre il fatto dimostra che, almeno fino al principio del secolo presente, questo era affatto simile e comune colle Resiane anche in questi villaggi slavi, siccome vediamo ancora al giorno d’oggi gli avanzi. Cosicchè anche dal vestito si può dedurre avere avuto i Resiani una ed istessa l’origine degli Slavi di questi colli. Che se si vogliono dire Russi i Resiani, in allora bisogna dire che sieno parimente Russi anche gli Slavi di questi contorni, coi quali, si può dire, è comune la lingua ed il vestito: ma nessuno ha mai detto, nè a nessuno mai venne neppure in pensiero che questi Slavi sieno Russi, dunque neppure i Resiani lo devono essere.
 Ecco, onorevole Signore, il mio giudizio sul linguaggio che si parla in Resia. Sarebbe grandissimo il mio piacere se avessi esaurito adequatamente alla sua domanda (*) .
Gradisca impertanto le proteste dell’alta mia stima con cui mi segno Umil. dev. servo
P. S. V.
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1. Notisi che presentemente il linguaggio di Resia è molto corrotto per le molte voci friulane (Resianizzate) introdotte, e sostituite alle Resiano-Slave che anticamente dovevano essere in uso. 
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*. Per mancanza di segni tipografici della nuova ortografia slava abbiamo dovuto variare in qualche luogo l’ortografia delle parole slave citate. Troviamo poi non soltanto ragionevolissime le induzioni dello scrittore dal punto di vista etnografico, ma anche per le poche cognizioni che sulla materia noi abbiamo potuto desumere dalla grammatica comparata di tutte le lingue slave. P. V. (↑↑)
Giornale di Udine
3/293, 1868
pp. 1-2
http://purl.org/resianica/valente/1868

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