Raggiungere i 2000 numeri di un giornale rappresenta sotto certi aspetti un piccolo miracolo. Oggi, soprattutto, in un momento in cui gli organi di informazione cartacei faticano a restare al passo con la velocità della rete, con le notizie che ti arrivano su uno schermo in tempo reale. Ma, se è un piccolo miracolo, non lo è per caso. Se dal 1974 (e prima ancora, dal 1950, con il Matajur) questo giornale ha raccontato – con le sue lingue, le sue idee, anche i suoi periodi travagliati – questa piccola parte di mondo è stato grazie alla costanza ed alla dedizione delle persone che vi hanno lavorato e lavorano, è stato grazie al supporto economico e spesso anche morale di istituzioni pubbliche e della SKGZ, l’organizzazione della minoranza slovena di riferimento. Ma è stato soprattutto grazie ai lettori del Novi Matajur, che hanno spesso, ancora oggi, il duplice ruolo di usufruitori di notizie e di fonti di informazione. Abbiamo raccontato e continuiamo a raccontare questo mondo a cavallo di un confine che non c’è più, questo ricco paesaggio naturale e culturale, credo con onestà, ascoltando le idee, criticandole se lo riteniamo opportuno, dando spazio alle piccole voci spesso inascoltate.
Ogni mercoledì mattina ci interroghiamo su quanto abbiamo fatto e, se non soddisfatti, pensiamo a come migliorare. Consci che i tempi difficili – già da ora, considerato che come dipendenti stiamo attuando il contratto di solidarietà per poter contenere le spese – non permettono molti slanci in avanti. Ma neanche ci devono costringere a retromarce forzate.
Sul primo numero del Novi Matajur, nel gennaio 1974, si leggeva la volontà di proseguire nella battaglia dei diritti della comunità slovena della provincia di Udine, che voleva essere riconosciuta come tale per poter conservare e valorizzar la propria lingua e cultura slovena.
Una battaglia vinta con la scuola bilingue, con la legge di tutela, con l’energia di associazioni e singoli che da decenni operano sul territorio. Oggi, 2000 numeri dopo, la battaglia è per il diritto di sopravvivere, di rimanere su questo territorio colpito dallo spopolamento.
Il Novi Matajur non starà in retroguardia, come non lo è mai stato, e continuerà, sino a che ne avrà la forza, a dare voce a questa comunità ed a chiedere, per essa, l’opportunità di un futuro. (m.o.)
http://novimatajur.it/attualita/il-numero-2000-ancora-per-i-nostri-diritti.html
Ogni mercoledì mattina ci interroghiamo su quanto abbiamo fatto e, se non soddisfatti, pensiamo a come migliorare. Consci che i tempi difficili – già da ora, considerato che come dipendenti stiamo attuando il contratto di solidarietà per poter contenere le spese – non permettono molti slanci in avanti. Ma neanche ci devono costringere a retromarce forzate.
Sul primo numero del Novi Matajur, nel gennaio 1974, si leggeva la volontà di proseguire nella battaglia dei diritti della comunità slovena della provincia di Udine, che voleva essere riconosciuta come tale per poter conservare e valorizzar la propria lingua e cultura slovena.
Una battaglia vinta con la scuola bilingue, con la legge di tutela, con l’energia di associazioni e singoli che da decenni operano sul territorio. Oggi, 2000 numeri dopo, la battaglia è per il diritto di sopravvivere, di rimanere su questo territorio colpito dallo spopolamento.
Il Novi Matajur non starà in retroguardia, come non lo è mai stato, e continuerà, sino a che ne avrà la forza, a dare voce a questa comunità ed a chiedere, per essa, l’opportunità di un futuro. (m.o.)
http://novimatajur.it/attualita/il-numero-2000-ancora-per-i-nostri-diritti.html
Il numero 2000, ancora per i nostri diritti
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