12 mar 2018

Da sentiero a pista forestale, preoccupa il cantiere Alpilegno


Inaugurato nel 2016, il sentiero C.A.I. 765 doveva (e dovrebbe tutt’oggi) essere un’ulteriore possibilità per gli escursionisti di scoprire un territorio ancora poco conosciuto ma con un paesaggio che non ha nulla da invidiare rispetto alle mete più frequentate dai turisti nella montagna friulana. Da qualche tempo, però, quel sentiero è una pista forestale su cui transitano mezzi cingolati che trasportano legname dai boschi ai margini della strada asfaltata. Siamo nel comune di Faedis, pochi tornati sopra la frazione di Canebola (Čaniebola in dialetto sloveno) e a qualche centinaio di metri dalla bocchetta di San’Antonio e dal bivio che porta alle malghe di Topli Uorh.
La nevicata del 23 febbraio ha reso ancora più visibili i segni del passaggio dei macchinari per il trasporto dei tronchi, ma i lavori dell’azienda Alpilegno Srl., che ha sede a Bassano del Grappa (Vicenza) ma che da anni ha una base operativa a Monfalcone, non si fermano. E hanno destato, già nei mesi scorsi, non poca preoccupazione da parte di alcuni agricoltori e residenti della zona, sia per l’uso del sentiero C.A.I., sia per le modalità di esbosco che ritengono troppo intensive.
Sui lavori di Alpilegno sono state depositate anche alcune denunce. Dall’ispettorato della stazione forestale di Attimis, competente per territorio, non trapela nulla circa le indagini in corso. Ma – fanno sapere – stanno monitorando attentamente le attività in corso e vigileranno sulle eventuali trasgressioni alla normativa.
Da parte sua il sindaco di Faedis Claudio Zani fa proprie le preoccupazioni di alcuni cittadini del comune: “I boscaioli devono certamente poter lavorare – ci dice – ma devono farlo nel rispetto delle regole e del territorio in cui operano. Secondo me, distruggere un sentiero che oggi è ridotto ad una strada e deturpare un territorio non è corretto. Anche se c’è l’impegno per il ripristino, mi chiedo quanto tempo ci vorrà per riparare i danni, ammesso che sia possibile ripararli”. Zani poi precisa anche che “le autorizzazioni per i lavori non dipendono dall’amministrazione comunale. Il mio potere da sindaco, chiamato a tutelare gli interessi dei cittadini di Faedis, è molto limitato. Visti anche i danni recati dai camion che trasportano a valle il legname alla viabilità comunale, ad esempio, abbiamo messo il divieto di transito per i mezzi con peso superiore alle 5 tonnellate. Ma, oltre a non avere personale per eseguire i controlli, è sufficiente che la ditta paghi la sanzione di 37 euro per aggirare anche questo ostacolo”.
Della vicenda si è interessata anche Legambiente. Il presidente del circolo Laura Conti (sezione locale dell’associazione) Carlo Chiopris dice di aver fatto diversi sopralluoghi sul cantiere di Alpilegno e di aver segnalato la situazione alle autorità competenti. “I danni al sentiero e ai prati stabili sono evidenti” dice Chiopris che però, prima di addentrarsi nei dettagli, dice di voler attendere l’esito delle indagini. Netto poi il giudizio di Giudo Giavitto, reggente della sottosezione C.A.I. di Faedis: “Da anni lavoriamo con fatica in montagna sulla sentieristica per mantenere il territorio. Abbiamo già verificato, con la dovuta documentazione fotografica, che di quel sentiero hanno fatto la loro pista, un’autostrada di pantano”.
Al di là dei contorni legali della questione, l’impressione è che anche questa vicenda rifletta la situazione che vive la montagna a ridosso della fascia confinaria in cui la presenza umana sul territorio si assottiglia sempre di più. In cui, proprio per contrastare lo spopolamento, si rendono sempre più necessari investimenti in grado di creare occupazione. Ma in cui appare sempre più evidente la mancanza di una pianificazione di medio-lungo periodo che possa regolarli, di una chiara strategia di sviluppo su cui possano convergere gli interessi di imprenditori agricoli e imprese boschive, al fine di coniugare la tutela del paesaggio, anche in chiave di promozione turistica, e lo sfruttamento sostenibile delle risorse.

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