27 lug 2018

L’OPINIONE di Riccardo Ruttar


Avere la lingua slovena in casa è una ricchezza, ma molti non la sfruttano come meriterebbe
Grandi vantaggi qui e fino a
Vladivostok
Se la nostra gente, mediatrice nel passato e possibilmente nel presente e ancor più nel futuro tra due mondi culturali e linguistici come lo sono il neolatino e quello slavo, si fosse resa conto del valore di questa condizione logistica, forse avrebbe resistito con forza e perseveranza al violento processo di assimilazione alla lingua e alla cultura egemone italiana.
Il valore in sé che rappresenta la conoscenza, l’uso di due lingue – e non importa quanto perfette e strutturate, ma capaci di esprimere comprensibilmente il pensiero – si sta rivelando ogni giorno di più anche con complessi studi scientifici.
È noto da sempre come il linguaggio alimenti le nostre menti, dia forma ai nostri pensieri e renda possibile la comunicazione complessa.Parole, espressioni e caratteristiche uniche della nostra lingua definiscono in gran parte il nostro modo di vedere e interpretare il mondo. Ma oggi, quando la comunicazione si è universalizzata in tempo reale, così come ogni tipo di interdipendenza, la conoscenza di una sola lingua rappresenta una evidente limitazione, la quale non riguarda certo la sola capacità comunicativa, ma si estende dal sociale all’economico. Vič iziku znaš, vič vajaš, ci sentivamo ripetere dai nonni e dai padri… Ricordo il parroco di San Leonardo, mons. Angelo Cracina, che di lingue ne conosceva più d’una, tra cui il russo. Egli commentando le capacità linguistiche dei nostri giovani inviati in guerra nelle steppe russe riteneva che un nostro giovane non si sentisse perduto da qui fino a Vladivostok, capace di capire e farsi capire in quasi tutto il mondo slavo. Ma l’argomento forte è un altro, molto più personale e significativo. Diversi studi, e di recente quelli dell’ospedale San Raffaele di Milano, hanno confermato quanto prezioso sia per l’individuo il bilinguismo, la conoscenza e l’uso di due o più lingue. Su 90 anziani colpiti da Alzheimer, la metà bilingue ha manifestato la malattia cinque o sei anni più tardi rispetto alla metà monolingue.
Due lingue migliorano la memoria e ritardano la degenerazione neurologica. Il bilingue ha capacità di memoria migliori, una migliore funzionalità dei neuroni; come se si fossero creati una riserva funzionale cerebrale, cosa che spiega il ritardo nei sintomi della malattia.
Secondo gli studiosi per parlare due lingue il cervello deve fare uno sforzo enorme e per fare ciò vengono usate diverse aree di controllo del cervello stesso rafforzandole. Un allenamento che porta benefici ben superiori ed estesi rispetto alla sola capacità comunicativa linguistica sovrintendendo le diverse aree cerebrali ad altri importanti processi mentali come quelli che regolano la capacità di prendere decisioni. Nei bambini due lingue portano ad un aumento della materia grigia e ciò è stato rilevato mediante strumenti scientifici come la risonanza. Il cervello del bambino bilingue diventa più performante su altre funzioni cognitive che non sono necessariamente solo linguistiche; sa prendere più velocemente decisioni, percepisce meglio gli stimoli ambientali, è capace di maggior attenzione, e ciò ovviamente influisce e porta vantaggi in tutti gli altri compiti.
Perché questo lungo discorso? Per riaffermare ancora una volta il valore, l’importanza, l’opportunità di usufruire o di poter usufruire di un ambiente naturalmente bilingue come è il nostro. Non occorre ricorre a particolari e magari costose lezioni linguistiche.
La seconda lingua ce l’hai in casa, così come il pane quotidiano. La potresti succhiare assieme al latte materno, giocando col compagno, ascoltando i racconti della nonna. E da oltre tre decenni hai sull’uscio di casa, per dire a Špietar/San Pietro, anche la scuola con cui perfezionare il bell’idioma di casa per poterlo usare poi nel lavoro, nella maturazione culturale, nelle prospettive che ti aspetti nel grande mondo. Diamo il pane e non solo ai nostri figli, e magari, per uno stupido pregiudizio, gli neghiamo il miglior nutrimento mentale che possediamo da sempre. È un peccato che si paga e le future generazioni ce ne chiederanno il conto. Ma troppo tardi..

di Riccardo Ruttar
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