Nei comuni della provincia di Udine in cui la minoranza linguistica slovena è ufficialmente tutelata, il desiderio d’insegnamento dello sloveno è sempre crescente. Ma fuori dalle Valli del Natisone, dove opera con successo l’istituto comprensivo bilingue «Paolo Petricig», la domanda di genitori e alunni trova risposte diverse a seconda delle realtà locali e, soprattutto, delle risorse finanziarie disponibili.
Per i plessi d’infanzia e primario diVedronza/Njivica, in comune diLusevera/Bardo, come da prassi è l’Istituto comprensivo di Tarcento a seguire l’organizzazione del corso di sloveno. Nello scorso anno scolastico l’aveva strutturato in venti ore (dieci per classe, essendoci due pluriclassi), con svolgimento tra aprile e maggio. «Penso che si terrà anche quest’anno – spiega il sindaco, Guido Marchiol –. Noi non abbiamo provveduto a progetti in quel senso, anche perché, a suo tempo, il sogno mio e di questa amministrazione era quello di una scuola bilingue. L’ex dirigente Pertoldi avrebbe dovuto introdurre addirittura la trilingue, comprendendo anche il tedesco, senza che poi la cosa si sia concretizzata».
Il sindaco si è disamorato della questione perché, all’epoca, si era trovato tutti i genitori contro. Una piccola parte di essi avrebbe avuto interesse, ma il problema era che, per fare la scuola bilingue, questa si sarebbe dovuta collegare amministrativamente a quella di San Pietro al Natisone, anche per evitare costi aggiuntivi, col beneplacito della Regione. L’Istituto comprensivo di Tarcento, invece, avrebbe perso Lusevera. L’opposizione del tempo aveva anche tirato fuori il «pericolo della slovenizzazione», di cui Marchiol, invece, non si preoccupava, essendo per lui importante dare l’opportunità ai bambini di imparare un’altra lingua.
A Taipana/Tipana prevale, anzitutto, la soddisfazione per aver mantenuto aperti i plessi d’infanzia e primario, operanti nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Tarcento. Ci saranno, in totale, 21 bambini, uno in più rispetto all’anno scorso. Circa l’insegnamento dello sloveno, si ripropone il problema della mancanza di fondi per attuarlo. L’Istituto comprensivo di Tarcento parteciperà al bando regionale sulle lingue minoritarie, ma l’esito sarà noto solo nei primi mesi del 2019.
Il sindaco, Alan Cecutti, informerà la dirigente dell’Istituto di come l’amministrazione comunale desideri che lo sloveno sia presente fin dall’inizio e, pertanto, si attiverà direttamente per reperire le risorse necessarie allo stesso modo dell’anno scorso, quando l’ora settimanale di sloveno, sia nella scuola dell’infanzia, sia nella primaria, è stata garantita da un progetto realizzato in collaborazione con l’associazione «don Eugenio Blanchini». Allo stesso tempo l’amministrazione lavorerà affinché alla questione venga data una risposta definitiva, tramite l’applicazione dell’articolo 12 della legge di tutela della minoranza slovena.
L’articolo dà, infatti, la possibilità di insegnamento curricolare dello sloveno (e in sloveno) nelle scuole materne e dell’obbligo di tutti i comuni in cui è riconosciuta la presenza della minoranza. Cecutti ne parlerà con l’assessore regionale Pierpaolo Roberti, che ha la delega per le Identità linguistiche, mentre il capogruppo di maggioranza a Taipana, Armando Noacco, ha già avviato il confronto sul tema con il presidente della Sesta commissione del Consiglio regionale, Giuseppe Sibau, e ha in programma un incontro con l’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen.
In Valcanale, dove nelle scuole dell’Istituto omnicomprensivo di Tarvisio, con modalità diverse, trova spazio l’insegnamento di friulano, sloveno e tedesco, bisogna distinguere tra due diversi aspetti. Da un lato, complice il forte sostegno e gradimento riscontrato tra gli stessi alunni e i genitori, si prospetta come quasi certo il proseguimento e (forse) l’ampliamento della sperimentazione plurilingue avviata nello scorso anno scolastico nei plessi d’infanzia e primario di Ugovizza/Ukve – con sloveno, tedesco e friulano quali lingue veicolari per alcune ore a settimana, ovviamente oltre all’inglese quale lingua ministeriale.
Dall’altro l’insegnamento dello sloveno nei plessi d’infanzia e primari dell’Istituto attivi nella zona di applicazione della legge di tutela della minoranza slovena, proseguirà anche per i bambini che continueranno a frequentare le lezioni secondo le modalità «tradizionali». Le risorse necessarie, però, sono garantite solo fino a dicembre 2018 e non si sa ancora con quali fondi l’insegnamento dello sloveno sarà finanziato a partire da gennaio 2019.
Anche a Prepotto/Prapotno nelle scuole d’infanzia e primaria, attive nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Cividale, proseguiranno sia l’insegnamento del friulano sia l’insegnamento dello sloveno. Il friulano sarà insegnato durante tutto l’anno, mentre lo sloveno per un numero di ore da definire in base al finanziamento che sarà erogato. A riguardo vale la pena ricordare come, nello scorso anno scolastico, alla scuola primaria di Prepotto fossero stati concessi fondi per insegnare solamente 15 ore di sloveno – ossia tre ore (180 minuti) per classe.
Nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Trasaghis, a Resia/Rezija sono attivi una scuola d’infanzia, una scuola primaria e una scuola secondaria di primo grado, con sede a Prato di Resia/Ravanca. Qui, solitamente, sono insegnati canti e tradizioni legati al dialetto sloveno resiano, ma non il dialetto stesso, né, tantomeno, la lingua slovena.
Nelle scuole d’infanzia di Campeglio e primaria e secondaria di primo grado di Faedis/Fojda, attive nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Faedis, al momento è insegnato il friulano, ma non lo sloveno. Alcuni anni fa dei genitori si erano interessati in tal senso, ma le attività didattiche non sono mai partite.
In Comune fanno sapere di non avere mai ricevuto richieste di attivazione dell’insegnamento dello sloveno. «Personalmente non ho mai avuto nessuna richiesta di attivare la lingua slovena. Se ci fosse un interesse potrebbe essere a Canebola, a Valle non ho mai avuto nessuna richiesta, non penso ci sia un’aspettativa da parte della gente», ci ha spiegato il sindaco Claudio Zani, anche se un’indagine conoscitiva in tal senso non è mai stata svolta.
Se ci fosse la richiesta, spiega Zani, il Comune dovrebbe valutare come finanziare l’insegnamento dello sloveno e tutto dovrebbe passare per l’istituto comprensivo, che dovrebbe poi chiedere all’amministrazione comunale di attivare il corso.
Anche nelle scuole d’infanzia e primaria di Attimis/Ahten, anch’esse attive nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Faedis, è insegnato il friulano, ma non lo sloveno. Tra alcuni genitori, o per motivi riconducibili alle radici familiari o per la pura voglia di imparare la lingua del paese vicino, il desiderio di ore di sloveno ci sarebbe. Se d’interesse per la popolazione, anzi, a riguardo l’amministrazione comunale non avrebbe niente in contrario, spiega il sindaco, Sandro Rocco.
La situazione si ripropone anche a Nimis/Neme, i cui plessi scolastici, ricordiamo, sono attivi nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Tarcento. Nel comune il dialetto sloveno è ancora parlato e ufficialmente tutelato a Cergneu di Sotto/Dolenjena e Cergneu di Sopra/Čarnjeja, ma una volta era la principale lingua d’uso anche in diverse altre borgate montane. Per ora a scuola è insegnato solo il friulano, anche se nei plessi primario e secondario di primo grado di Nimis (attivi nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Tarcento) sarebbero diversi i genitori interessati all’insegnamento dello sloveno. Come ad Attimis, le motivazioni sono legate alle radici linguistiche e non solo: la Slovenia è vicina e la lingua del vicino può sempre tornare utile.
Voglia di sloveno c’è anche alle scuole d’infanzia e primaria di Torreano/Tauorjana, attive nell’ambito dell’Istituto comprensivo di Cividale. Nelle borgate montane del comune il dialetto sloveno è ancora piuttosto parlato, sebbene meno tra i giovani. Anche se finora non è mai stato attivato, alcuni genitori aderirebbero volentieri all’insegnamento dello sloveno come lingua minoritaria, a maggior ragione visto che ci si può già avvalere dell’insegnamento del friulano. La possibilità, però, non ha fatto capolino nemmeno nei recenti incontri d’inizio anno coi genitori organizzati dai locali plessi scolastici. (Veronica Galli e Luciano Lister)
V pandiejak, 10. šetemberja, so otroci, čeče in puobje spet napunili učilnice in sednili v šuolske klopi.
Podatki, ki smo jih objavili v prejšnji številki Doma, pravejo, de je v novim šuolskim lietu manj otruok v vartacu.
V šuolah Nediških dolin je 12 otruok manj v vartacu, 7 manj v primarni šuoli in 12 vič v sriednji šuoli. V dvojezični šuoli, kjer se otroci uče po slovensko in italijansko, je vse kupe 286 učencu, kar je 9 vič ku lani.
V dvojezičnem vartcu in dvojezični primarni šuoli je vič ku pú vsieh šuolarju Nediških dolin. V dvojezični sriednji šuoli parvi krat imajo dva parva razreda. Tuo je dokaz, de dvojezični vičstopinski inštitut le naprej lepuo raste, četudi ima Benečija velike demografske probleme.
Seviede ostaja šele odparto vprašanje, kakuo ponuditi učenje slovenskega jezika v drugih krajih Benečije, Rezije in Kanalske doline ter v Vidnu. Ob Bardu in Tipani, vprašajo dvojezično šuolo v Prapotnem, trijezično (italijansko – slovensko – niemško) v Kanalski dolini in učenje slovenskega jezika v Nemah, Ahtnu, Fojdi, Tauorjani in Vidnu.
Tudi za Rezijo bo trieba ušafati pravi model.
Pozitivno kaže v Kanalski dolini, saj bojo v vartacu in parvih treh razredih primarne šuole v Ukvah tudi lietos eksperimentirali trijezični pouk.
Scuola, anno nuovo e problemi vecchi
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