Celebrato da millenni presso le popolazioni di mezza Europa, il solstizio d’estate, che il cristianesimo ha associato alla festa di San Giovanni Battista, è un autentico scrigno di tradizioni popolari, alcune delle quali ancora vive in Slovenia. Qui come altrove, la festa del Santo cristiano si è sovrapposta a riti pagani antichissimi, al cui centro vi era Kresnik(“Svetovit” per gli antichi slavi), divinità del sole. Anche grazie all’assonanza dei nomi, presso gli sloveni il cristianesimo ebbe gioco facile a sostituire questa figura con quella del Battista, che in sloveno si chiama appunto “Krstnik” (da “krst” = battesimo). L’antica figura mitologica di Kresnik è stata quindi soppiantata da quella di Janez Krstnik, ma ciò non è bastato a cancellare tutta una serie di riti e usanze di origine pagana, con innumerevoli varianti nelle singole regioni slovene.
Il sole e il fuoco
Durante il solstizio d’estate il sole raggiunge il suo apice, ma ciò significa anche che a partire da questo punto la sua forza andrà diminuendo giorno per giorno. Desiderio dell’uomo era quello di prolungare il più possibile il potere del sole, “aiutandolo” e dandogli forza con l’accensione di grandi fuochi. Ancora oggi uno dei momenti centrali dei riti di San Giovanni è proprio il falò, in sloveno “kres” (legato al nome della divinità Kresnik).
Il kres viene acceso la notte tra il 23 e il 24 giugno di solito sulle alture, affinché possa essere il più vicino possibile al cielo. In molti paesi la raccolta stessa del materiale da ardere rappresenta una sorta di rituale: i giovani vanno di casa in casa a raccogliere legno di scarto e ramaglie e tutte le famiglie devono contribuire in base alla propria disponibilità. I paesi fanno a gara a chi ha il kres più grande e più bello, in alcuni luoghi si gareggiava addirittura tra le varie frazioni del paese (così ad esempio a Doberdò del Lago – Doberdob (GO)). Nella Slovenia settentrionale al centro del kres si pone un palo decorato chiamato “kresni mlaj”, simile a quello innalzato per il primo maggio. La tradizione del kres è conosciuta anche nei paesi in Italia dove vive la minoranza slovena ed è ancora molto viva in Benečija (Slavia Veneta), dove il più famoso è il “Kries svetega Ivana” a Gorenji Tarbij – Tribil Superiore.
Secondo l’usanza, intorno al kres si balla e si canta (anticamente si trattava di canzoni rituali di origine pagana innegianti al sole), ma anche si salta oltre il fuoco per sfruttarne i suoi poteri di purificazione. Oltre al kres si usava accendere anche “ruote infuocate”, che si facevano rotolare giù dalle colline, o le “šibe”, tavolette di legno infuocate lanciate in aria, conosciute anche dalla tradizione friulana sotto il nome di “cidulis” (che però vengono lanciate per il solstizio d’inverno). Il lancio della “šiba” viene accompagnato da invocazioni ai santi, dediche alla ragazza amata o critiche ai compaesani.
L’acqua e le piante
Oltre al fuoco, anche l’acqua rappresenta un elemento centrale dei riti del solstizio d’estate. Secondo la tradizione, in questa notte tutte le fonti d’acqua diventano “benedette” e l’immersione in esse porta salute e benessere. Anche la rugiada ha un potere magico: in Benečija, così come in alcuni paesi in Slovenia, le donne la notte di S. Giovanni stendono un panno sull’erba per raccogliere la rugiada. La mattina dopo strizzano il panno e conservano il prezioso liquido in boccettine da usarsi all’occorrenza come medicinale.
Durante il solstizio anche le piante assumono poteri magici: quelle più “tipiche” dei riti di San Giovanni sono l’iperico (chiamato “šentjanževka”, erba di S. Giovanni), la barba di capra (Aruncus Dioicus), la margherita (che in sloveno si chiama “ivanjščica”, fiore di S. Giovanni), il sambuco e soprattutto la felce (“praprot”). Si dice che chi ha in tasca dei semi di felce la notte di S. Giovanni riesce a capire il linguaggio degli animali (il che avrebbe anche un significato divinatorio, in quanto, secondo la tradizione, in questa notte gli animali parlano di come sarà il futuro).
In alcuni paesi si ricoprono di felce i pavimenti della casa e della stalla, perché San Giovanni vi si sdraierà per dormire, portando così benedizione a tutta la casa. La tradizione più diffusa è quella di intessere piccole ghirlande, croci o mazzetti fatte di “fiori di san Giovanni” e appenderle sulla porta di casa o sulle finestre, per tenere lontani gli spiriti maligni che si aggirano in questa notte. San Giovanni stesso passerebbe poi a benedire queste ghirlande, le cui erbe vengono bruciate per scongiurare i temporali.
Prevedere il futuro e trovare tesori
Il solstizio d’estate era anche un’occasione per prevedere il futuro. Ci sono stati tramandati innumerevoli riti di divinazione utilizzati in varie regioni della Slovenia. I più diffusi sono quelli praticati dalle ragazze per sapere quando e con chi si sposeranno. Secondo una tradizione della valle del Vipava (Vipacco) a mezzanotte della notte di San Giovanni, mettendo un secchio d’acqua sotto la finestra, la ragazza vi avrebbe scorso il volto del futuro marito. Un’altra usanza, legata anche al culto della fertilità, è quella di piantare in un vasetto dei semi di grano. In base a come germogliava, si poteva predire se in casa ci sarebbero stati eventi lieti o tragici.
Questa notte magica era anche propizia per trovare tesori nascosti. Estirpando a mezzanotte una piantina di felce, vi si poteva trovare, infilato sulla radice, un anello d’oro. Secondo un’antica tradizione popolare, camminando a mezzanotte con in tasca una costola di rana, tre granelli di sale e il pelo di nove gatti, sarebbe apparsa una piccola luce verde che avrebbe guidato il fortunato verso un enorme tesoro.
Le Kresnice, sacerdotesse e benedicenti
Una figura particolarissima dei riti di San Giovanni in Slovenia è quella delle “kresnice” o “ladarice” (dal nome della dea slava Lada, protettrice dell’amore e della salute). Secondo quest’usanza, viva soprattutto nella regione della Bela Krajina, piccoli gruppi di ragazze vestite di bianco e con il volto coperto da un fazzoletto la notte vanno cantando per i campi, accompagnate da un ragazzo che suona il flauto, e quando arrivano in paese fanno visita a tutte le case, senza smettere mai di intonare canti di benedizione per gli uomini e il raccolto. In cambio ricevono in dono cibo o denaro, che utilizzano alla fine della festa di San Giovanni in un banchetto conviviale. Originariamente questo rito non si svolgeva solo la notte di San Giovanni, ma anche in quelle precedenti: secondo la tradizione, infatti, i campi e il raccolto andavano protetti dalle forze del male che nel periodo intorno al solstizio d’estate erano particolarmente insidiose.
Le kresnice, come gli altri riti del solstizio d’estate diffusi in Slovenia, rispecchiano una cultura contadina fortemente legata ai cicli della natura, in cui la sopravvivenza dipendeva dal raccolto, che bisognava proteggere ad ogni costo. La mescolanza di elementi cristiani e pagani non fa che aumentare il fascino di queste usanze, in cui possiamo trovare, occultate dalla patina del tempo, tracce di un passato antichissimo che ancora oggi rivive ogni anno, per un’unica, magica notte.
Si ringraziano per le testimonianze: Cecilija Blazutič (Benečija) e Slavka Lakovič (Doberdò del Lago – Doberdob).
http://www.slovely.eu/tag/san-giovanni/
http://www.slovely.eu/tag/san-giovanni/
Cara Olga, sai che non conoscevo tutto questo, grazie che lo ai condiviso.
RispondiEliminaCiao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
la notte di San Giovanni, tra magia e religione
RispondiEliminabuon sabato Tomaso!
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