Ecco qui una biografia di don Pietro Podreka,
grande e luminosa figura di sacerdote e di studioso. Don Pietro
Podreka, appartenente a una famiglia che ha dato uomini insigni
e illustri alla Slavia Friulana, terra
che amarono al massimo del sentimento e che onorarono con le loro opere, è stato il primo caldo e
vigoroso poeta degli sloveni del
Friuli.
Nato a S. Leonardo il 16 febbraio
1822 da modesta famiglia, frequentò il seminario a Udine, distinguendosi, nel corso dei suoi studi, per
spiccate doti di intelligenza. Nel
1848 fu ordinato sacerdote e poi
nominato cappellano a Tercimonte
ove rimase otto anni. Aveva un
temperamento mite ed un animo
modesto per cui non aspirò a nessuna carica, ma volle rimanere
sempre semplice cappellano. Era
amato dalla sua gente che vedeva
in lui più che un padre il quale non
pensava soltanto alla cura morale
dei suoi figli ma anche alle loro
condizioni materiali ed economiche. In questo periodo disgraziatamente si diffuse il colera in quelle
regioni. E bisognava vedere questo
sacerdote con quanta passione e
zelo si prodigava per lenire il male a quella povera gente.
Nel 1857 fu trasferito come cappellano a S. Pietro al Natisone. Il
dolore degli abitanti di Tercimonte
fu grande. Ma nulla si potè fare
contro l'ordine dell'Arcivescovo.
Quivi rimase per diciassette anni
continuando a circondarsi di affetto e di stima.
Ma il suo tempo non lo spendeva
soltanto nella cura delle anime,
e, da buon sloveno, che non rimane mai fermo nella sua posizione
spirituale, cercò con una intensa
attività pratica di sollevare e a dare incremento a quel campo ove si
poteva ottenere qualche frutto,
ben sapendo che non bisognava
riporre la speranza e l'aiuto in altri. Egli già da tempo si era posto
questo problema sociale e, per una naturale inclinazione, si era dedicato alla frutticoltura.
A questo scopo chiese ed ottenne di essere trasferito a Rodda
(Ronac). Quivi egli si dedicò con
tutta l’anima ed il corpo a questo
ramo dell'agricoltura. Lavorò per
sè e per altri; diede consigli sul
modo più adatto di coltivare gli
alberi da frutto, dato che la Slavia
Friulana si presta assai a questo
genere di coltivazione.
Ben presto la sua fama uscì dalla stretta cerchia del luogo, e le
sue frutta andarono abbondanti per
i mercati.
Il Podreka ebbe a dire un giorno: « Questo prodotto diverrà un
po’ alla volta la ricchezza del paese e forse dissuaderà molti slavi
dall’ emigrazione». Continuando
nella sua opera, fece venire in vari paesi della Slavia Friulana vari
conferenzieri che tennero lezioni
e conversazioni di natura agraria.
Per i suoi meriti l’associazione
agraria friulana, gli conferì un diploma di benemerenza.
Ma, a dimostrare l'attività pratica di questo prete, non basta quanto già fu detto; bisogna aggiungere che egli eseguì anche molti lavori artistici a traforo. L'esposizione che tenne a S. Pietro nell’ottobre del 1886 dimostrò quante virtù animassero il nostro Podreka.
Egli espose una quarantina di lavori fra cui il bellissimo duomo
di Milano con tutte le sue guglie
e finestre.
Questa, la sua attività nel campo pratico. C'è ancora da dire riguardo la sua attività intellettuale
che è la più importante.
Come in genere, tutti i Podreka,
anche questo sentiva forte il sentimento nazionale, della sua terra slovena: anzi fu il primo che
abbia sentito in sè risvegliata la
coscienza della sua nazionalità e
spetta a lui il merito d’averla per
primo fatta ridestare nella popolazione della Slavia Friulana. Questo
processo incominciò nel 1848 che fu l’anno del grande risveglio dei popoli slavi soggetti all' impero austro-ungarico.
Pietro Podreka, s’accorse, come
dice Ivan Trinko, che al di là della
Slavia Friulana c’era un’altra nazione che parlava la sua lingua, e,
figuratevi la gioia e la consolazione, per uno studioso, nel ritrovarsi
in una famiglia amica.
Ecco dunque che l’allora giovane cappellano sentì forte in sè il
desiderio di rinnovarsi, di iniziare
una vita nuova.
Cominciò ad avere frequenti
contatti con gli sloveni della valle
dell’lsonzo; cominciò a fornirsi di
libri sloveni, di riviste; cominciò
a studiare la lingua letteraria e,
sebbene in un primo tempo gli
sembrasse un po’ dura, in seguito
ne divenne così esperto da mettersi anche a comporre. Alcune delle
sue poesie furono pubblicate in
«Zgodnja Danica» e in «Zora». La
più nota è « Slavjanka », musicata
poi dal Carli, e pubblicata nel 1874.
Quando una volta giunse a Caporetto, fu accolto da un coro di fanciulle che gli cantarono questa sua
canzone. Ma la migliore e la più
bella è «Slovenija in njena hyerka
na Benesèkem» pubblicata sul «Soča» nel 1871 e che noi riproduciamo nel testo originale in altra
parte del giornale. E’ questo un
bellissimo canto «popolarizzato
idealizzante la terra slovena in una
madre che rimpiange la figlia sua
del Veneto ». Come dice il prof.
Bruno Guyon in «Le colonie Slave
d'Italia». E’ questa poesia forse anche un prodotto di reazione che va
dal 1872 al 1880 in cui sbollirono
gli entusiasmi generosi degli Sloveni della Slavia per l’Italia, per
cui, in un giusto risentimento per
l' eccessiva oppressione del governo di Roma, questa gente si volse verso l'ideale di una comune patria slovena.
Perciò si può dire che Pietro Podreka fu l’espressione di questo
periodo, se è vero che egli esortò
in tutti i modi i suoi conterranei
a rivolgersi allo studio nella propria madre lingua. Infatti Ivan Trinko ed altri sacerdoti e studenti furono convogliati verso quella via.
A questo scopo tradusse pure il
catechismo in sloveno di Michele
Casati, vescovo di Mondovì, e ne
diffuse le copie per tutta la Slavia Friulana.
Amante del folklore, raccolse varie leggende locali in dialetto, di
cui ne pubblicò parecchie come ad
esempio « Baba ima zluodovo hlavò »; « sù, sù, comari che us judi»,
«il merlot scandalos» apparse in
«Pagine Friulane».
Ci teneva acchè tutti conoscessero che la Slavia Friulana al tempo della repubblica di Venezia, era autonoma e godeva di privilegi
speciali; e per questo scrisse in
friulano uno studio pubblicato pure in «Pagine friulane» in cui, citando vari documenti, dimostrava
quanto si era proposto. In questo
studio difende gli Sloveni della
Slavia, i quali allora erano giudicati male da molti perchè miseri
e rozzi. Egli allora contrappose i
figli illustri che diede la sua terra e che si fecero onore, sia nei
seminari, sia nelle varie università
d Italia. Egli stesso si riteneva onorato, e a testa alta dichiarava di
essere sloveno. Tanto è vero che
ogni suo scritto su riviste o giornali friulani appare firmato con la parola «un slav».
Ma, dopo una tale attività, la
sua fibra venne meno, e nel novembre del 1889 morì, lasciando non
solo gli abitanti di Rodda in grande lutto, ma tutta la Slavia Friulana.
Slovenija in njena hčerka na Beneškem
Kaj jočeš se li ti krasotica?
Kaj v klavernih mislih živiš?
Si tudi ti moja hčerkica,
Mi vedno pri sercu tojiš.
Glej! tvoje sestrice na Dravi,
Na Soči, na Savi si že
Pripravljajo lovor,
da v slavi Veselo vse ovenčajo me.
Ah! mamica draga i mila!
Okove i žulje poglej
Ki nosim, i bom jih nosila
Jaz v svojem domovji vselej.
Jaz nisem ne v vradu,ne v šoli
Da ravno tu od vekov živim,
Ko tujka beračim okoli,
Le v cerkvi zavetje dobim.
Ne poznam veselja, radosti,
Le solza mi solzo podi
Po bledem obličju, do kosti
Me tuja pijalka mori.
In mamka, na mojo gomilo,
Te prosin, položi na njo
Cipresovo tužno vezilo,
In kani iz očesa solzol
Ne misli tak ’ hčerka slovenska,
Ne obupaj na lastni prihod,
Naj pride še sila peklenska,
ne vniči slovenski zarod!
Peter Podreka
dal giornale Matajur 1966
Slovenija in njena hčerka na Beneškem
Kaj jočeš se li ti krasotica?
Kaj v klavernih mislih živiš?
Si tudi ti moja hčerkica,
Mi vedno pri sercu tojiš.
Glej! tvoje sestrice na Dravi,
Na Soči, na Savi si že
Pripravljajo lovor,
da v slavi Veselo vse ovenčajo me.
Ah! mamica draga i mila!
Okove i žulje poglej
Ki nosim, i bom jih nosila
Jaz v svojem domovji vselej.
Jaz nisem ne v vradu,ne v šoli
Da ravno tu od vekov živim,
Ko tujka beračim okoli,
Le v cerkvi zavetje dobim.
Ne poznam veselja, radosti,
Le solza mi solzo podi
Po bledem obličju, do kosti
Me tuja pijalka mori.
In mamka, na mojo gomilo,
Te prosin, položi na njo
Cipresovo tužno vezilo,
In kani iz očesa solzol
Ne misli tak ’ hčerka slovenska,
Ne obupaj na lastni prihod,
Naj pride še sila peklenska,
ne vniči slovenski zarod!
Peter Podreka
dal giornale Matajur 1966
Una bella persona.
RispondiEliminaBuona giornata
Buona serata Giancarlo!
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