28 ago 2019

Don Pietro Podreka

Ecco qui una biografia di don Pietro Podreka, grande e luminosa figura di sacerdote e di studioso. Don Pietro Podreka, appartenente a una famiglia che ha dato uomini insigni e illustri alla Slavia Friulana, terra che amarono al massimo del sentimento e che onorarono con le loro opere, è stato il primo caldo e vigoroso poeta degli sloveni del Friuli. Nato a S. Leonardo il 16 febbraio 1822 da modesta famiglia, frequentò il seminario a Udine, distinguendosi, nel corso dei suoi studi, per spiccate doti di intelligenza. Nel 1848 fu ordinato sacerdote e poi nominato cappellano a Tercimonte ove rimase otto anni. Aveva un temperamento mite ed un animo modesto per cui non aspirò a nessuna carica, ma volle rimanere sempre semplice cappellano. Era amato dalla sua gente che vedeva in lui più che un padre il quale non pensava soltanto alla cura morale dei suoi figli ma anche alle loro condizioni materiali ed economiche. In questo periodo disgraziatamente si diffuse il colera in quelle regioni. E bisognava vedere questo sacerdote con quanta passione e zelo si prodigava per lenire il male a quella povera gente. Nel 1857 fu trasferito come cappellano a S. Pietro al Natisone. Il dolore degli abitanti di Tercimonte fu grande. Ma nulla si potè fare contro l'ordine dell'Arcivescovo. Quivi rimase per diciassette anni continuando a circondarsi di affetto e di stima. Ma il suo tempo non lo spendeva soltanto nella cura delle anime, e, da buon sloveno, che non rimane mai fermo nella sua posizione spirituale, cercò con una intensa attività pratica di sollevare e a dare incremento a quel campo ove si poteva ottenere qualche frutto, ben sapendo che non bisognava riporre la speranza e l'aiuto in altri. Egli già da tempo si era posto questo problema sociale e, per una naturale inclinazione, si era dedicato alla frutticoltura. A questo scopo chiese ed ottenne di essere trasferito a Rodda (Ronac). Quivi egli si dedicò con tutta l’anima ed il corpo a questo ramo dell'agricoltura. Lavorò per sè e per altri; diede consigli sul modo più adatto di coltivare gli alberi da frutto, dato che la Slavia Friulana si presta assai a questo genere di coltivazione. Ben presto la sua fama uscì dalla stretta cerchia del luogo, e le sue frutta andarono abbondanti per i mercati. Il Podreka ebbe a dire un giorno: « Questo prodotto diverrà un po’ alla volta la ricchezza del paese e forse dissuaderà molti slavi dall’ emigrazione». Continuando nella sua opera, fece venire in vari paesi della Slavia Friulana vari conferenzieri che tennero lezioni e conversazioni di natura agraria. Per i suoi meriti l’associazione agraria friulana, gli conferì un diploma di benemerenza. Ma, a dimostrare l'attività pratica di questo prete, non basta quanto già fu detto; bisogna aggiungere che egli eseguì anche molti lavori artistici a traforo. L'esposizione che tenne a S. Pietro nell’ottobre del 1886 dimostrò quante virtù animassero il nostro Podreka. Egli espose una quarantina di lavori fra cui il bellissimo duomo di Milano con tutte le sue guglie e finestre. Questa, la sua attività nel campo pratico. C'è ancora da dire riguardo la sua attività intellettuale che è la più importante. Come in genere, tutti i Podreka, anche questo sentiva forte il sentimento nazionale, della sua terra slovena: anzi fu il primo che abbia sentito in sè risvegliata la coscienza della sua nazionalità e spetta a lui il merito d’averla per primo fatta ridestare nella popolazione della Slavia Friulana. Questo processo incominciò nel 1848 che fu l’anno del grande risveglio dei popoli slavi soggetti all' impero austro-ungarico. Pietro Podreka, s’accorse, come dice Ivan Trinko, che al di là della Slavia Friulana c’era un’altra nazione che parlava la sua lingua, e, figuratevi la gioia e la consolazione, per uno studioso, nel ritrovarsi in una famiglia amica. Ecco dunque che l’allora giovane cappellano sentì forte in sè il desiderio di rinnovarsi, di iniziare una vita nuova. Cominciò ad avere frequenti contatti con gli sloveni della valle dell’lsonzo; cominciò a fornirsi di libri sloveni, di riviste; cominciò a studiare la lingua letteraria e, sebbene in un primo tempo gli sembrasse un po’ dura, in seguito ne divenne così esperto da mettersi anche a comporre. Alcune delle sue poesie furono pubblicate in «Zgodnja Danica» e in «Zora». La più nota è « Slavjanka », musicata poi dal Carli, e pubblicata nel 1874. Quando una volta giunse a Caporetto, fu accolto da un coro di fanciulle che gli cantarono questa sua canzone. Ma la migliore e la più bella è «Slovenija in njena hyerka na Benesèkem» pubblicata sul «Soča» nel 1871 e che noi riproduciamo nel testo originale in altra parte del giornale. E’ questo un bellissimo canto «popolarizzato idealizzante la terra slovena in una madre che rimpiange la figlia sua del Veneto ». Come dice il prof. Bruno Guyon in «Le colonie Slave d'Italia». E’ questa poesia forse anche un prodotto di reazione che va dal 1872 al 1880 in cui sbollirono gli entusiasmi generosi degli Sloveni della Slavia per l’Italia, per cui, in un giusto risentimento per l' eccessiva oppressione del governo di Roma, questa gente si volse verso l'ideale di una comune patria slovena. Perciò si può dire che Pietro Podreka fu l’espressione di questo periodo, se è vero che egli esortò in tutti i modi i suoi conterranei a rivolgersi allo studio nella propria madre lingua. Infatti Ivan Trinko ed altri sacerdoti e studenti furono convogliati verso quella via. A questo scopo tradusse pure il catechismo in sloveno di Michele Casati, vescovo di Mondovì, e ne diffuse le copie per tutta la Slavia Friulana. Amante del folklore, raccolse varie leggende locali in dialetto, di cui ne pubblicò parecchie come ad esempio « Baba ima zluodovo hlavò »; « sù, sù, comari che us judi», «il merlot scandalos» apparse in «Pagine Friulane». Ci teneva acchè tutti conoscessero che la Slavia Friulana al tempo della repubblica di Venezia, era autonoma e godeva di privilegi speciali; e per questo scrisse in friulano uno studio pubblicato pure in «Pagine friulane» in cui, citando vari documenti, dimostrava quanto si era proposto. In questo studio difende gli Sloveni della Slavia, i quali allora erano giudicati male da molti perchè miseri e rozzi. Egli allora contrappose i figli illustri che diede la sua terra e che si fecero onore, sia nei seminari, sia nelle varie università d Italia. Egli stesso si riteneva onorato, e a testa alta dichiarava di essere sloveno. Tanto è vero che ogni suo scritto su riviste o giornali friulani appare firmato con la parola «un slav». Ma, dopo una tale attività, la sua fibra venne meno, e nel novembre del 1889 morì, lasciando non solo gli abitanti di Rodda in grande lutto, ma tutta la Slavia Friulana.

Slovenija in njena hčerka na Beneškem

Kaj jočeš se li ti krasotica?
Kaj v klavernih mislih živiš?
Si tudi ti moja hčerkica,
Mi vedno pri sercu tojiš.
Glej! tvoje sestrice na Dravi,
 Na Soči, na Savi si že
Pripravljajo lovor,
da v slavi Veselo vse ovenčajo me.
Ah! mamica draga i mila!
 Okove i žulje poglej
 Ki nosim, i bom jih nosila
Jaz v svojem domovji vselej.
Jaz nisem ne v vradu,ne v šoli
Da ravno tu od vekov živim,
 Ko tujka beračim okoli,
Le v cerkvi zavetje dobim.
Ne poznam veselja, radosti,
Le solza mi solzo podi
Po bledem obličju, do kosti
Me tuja pijalka mori.
 In mamka, na mojo gomilo,
Te prosin, položi na njo
Cipresovo tužno vezilo,
In kani iz očesa solzol
Ne misli tak ’ hčerka slovenska,
Ne obupaj na lastni prihod,
Naj pride  še sila peklenska,
ne vniči slovenski zarod!

Peter Podreka


dal giornale Matajur 1966

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