15 nov 2019

Orizzonti per il futuro della Slavia


Nell’ambito della riforma delle autonomie locali, presentata dalla Giunta regionale e già all’esame del Consiglio regionale, nascerà la Comunità di montagna delle Valli del Natisone e del Torre.
«C’è pieno accordo tra i sindaci », comunica con soddisfazione il sindaco di San Leonardo, Antonio Comugnaro, a seguito della riunione dell’Uncem, l’organismo che coordina gli enti locali montani, del 4 novembre a Faedis, nella quale i primi cittadini hanno confermato il sì al ritorno all’unione dei due territori, come era prima della riforma Serracchiani- Panontin, che aveva smembrato la Benecia in due distinte Uti a prevalenza di territorio pianeggiante.
Ma la vera novità è l’iniziativa dei sindaci per l’istituzione, nell’ambito della riforma regionale degli enti locali, della cosiddetta «provincia della montagna». Il documento, proposto dal sindaco di Gemona, Roberto Revelant, ha ottenuto il sostegno dei più grandi Comuni del territorio montano (Tolmezzo, Tarvisio, Tarcento) e di quasi tutte le altre municipalità. Ci sono tutti quelli delle Valli del Torre, escluso Povoletto, che non farà parte della Comunità di montagna, e sei delle Valli del Natisone più Torreano (mancano all’appello Drenchia e Prepotto e naturalmente non c’è Cividale).
«La proposta, presentata alla riunione del Consiglio delle autonomie locali l’11 novembre, è ottima, perché va nella giusta direzione per dare finalmente risposte efficaci ai nostri problemi», commenta ancora Comugnaro.
Nel concreto, i firmatari chiedono l’istituzione dell’«Ente di decentramento amministrativo della Montagna il cui ambito territoriale di competenza corrisponde a quello delle comunità della Carnia, Canal del Ferro e Val Canale, Gemonese, Natisone e Torre al fine di assicurare la giusta considerazione alle peculiarità del nostro territorio regionale, composto da diverse caratteristiche orografiche, economiche e sociali».
Questo, «considerate le drammatiche proiezioni inerenti il calo demografico e l’innalzamento dell’età media della popolazione che rappresentiamo; l’abbandono inarrestabile dei territori montani e delle aree più marginali e periferiche della nostra regione; la necessità di assicurare il presidio del territorio e la sua manutenzione al fine di evitare dissesti idrogeologici, danni al patrimonio ed alla collettività nonché degenerazione e mutazioni antropiche dei paesaggi; la necessità di assicurare la migliore manutenzione ordinaria e straordinaria della rete viaria e delle piste forestali; l’aumento della povertà e la riduzione del reddito pro capite; la precarietà e l’assenza di prospettive rassicuranti per i giovani».
I sindaci sono fiduciosi nell’accoglimento della loro proposta, anche perché condividono l’affermazione del presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, secondo la quale il «il futuro della montagna deve essere deciso dalla montagna». E, secondo il disegno di legge della Giunta, «il nuovo Ente di decentramento sarà chiamato nella prima fase alla sola gestione del patrimonio scolastico e viario ma che in un secondo tempo vedrà trasferire dalla Regione maggiori funzioni e competenze, nell’ottica di un vero decentramento amministrativo».
Secondo i firmatari, la «provincia» della montagna dovrà essere «un nuovo ente elettivo con omogeneità territoriale che funga da collante e possa valorizzare e dare risposte alla nostra realtà montana». (Ezio Gosgnach)

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