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La città da l'addio al suo ultimo arrotino. Lame, coltelli, forbici e quant'altro di tagliente e affilato. Se in città c'è chi di questi utensili ha fatto decisamente un uso improprio, visti i tre recenti accoltellamenti nell'arco di una settimana, c'è anche chi invece ne ha fatto un'utile e stimata professione durata oltre mezzo secolo. Dopo una lunga attività avviata nel lontano 1955, lo storico negozio d'arrotino “Madotto” di via Pasubio sta per abbassare le serrande, dopo aver venduto ai cittadini di Schio e dintorni decine di migliaia di coltelli, forbici, materiale da taglio e tanti altri prodotti affini. Chissà quante volte la mola del laboratorio nel retrobottega ha girato per ripristinare il filo delle lame, prima con il capostipite Stefano Madotto e poi con il figlio Giorgio, che dal 1995 ha preso in mano le redini dell'attività, da sempre ubicata in via Pasubio, anche se in tre locali differenti. «Questo mestiere è una tradizione nella nostra famiglia, ma anche nel nostro paese d'origine friulano, la Val di Resia - spiega Giorgio -, un po' tutti erano arrotini. In epoche passate infatti gli abitanti di quella zona d'estate lavoravano nei pascoli e d'inverno, per riuscire comunque a guadagnare qualcosa, con la bicicletta e la mola giravano per i paesi ad affilare le lame. Erano diventati talmente professionali che hanno anche “espatriato”, tanto che io ad esempio ho parenti a Milano e perfino a Tripoli. Una storia molto caratteristica, tanto che è stato perfino pubblicato un libro a riguardo intitolato “Val di Resia terra d'arrotini”».
La crisi globale, la preferenza per i grandi centri commerciali ed il consumismo “usa e getta”, sono stati alcuni dei fattori che forse hanno portato alla scelta di chiudere il negozio, anche se nel corso degli anni aveva saputo reinventarsi introducendo tra i prodotti in vendita anche casalinghi, oggettistica per la casa e articoli da regalo. «Una volta si lavorava tantissimo con l'industria tessile - aggiunge Madotto - dato che in questa zona lanifici, maglifici e ditte di confezioni a cui servivano forbici e lame erano numerosi. Con i privati le affilature che andavano per la maggiore erano, oltre ai classici coltelli o forbici, anche piastre per tritacarne per i macellai e asce per chi lavorava nei boschi. Per ora abbiamo deciso di chiudere, ma in futuro non è escluso di ripartire con un'attività di sola affilatura. Un ringraziamento lo voglio fare ai clienti che in questi anni sono transitati nel nostro locale e ci hanno sostenuto». Non essendoci più nessun negozio specializzato, ora per affilare i coltelli di casa e quant'altro bisognerà affidarsi al “fai da te” oppure a qualche disponibile ferramenta o officina. Professioni artigianali e negozi in via d'estinzione non mancano a Schio. Se il caso dell'arrotino è eclatante, in quanto ultimo a livello locale, sono comunque pochi i superstiti anche di altri settori. Tra le botteghe del centro ormai scomparse ci sono quella del “casolin”, del fruttivendolo, del cappellaio, le drogherie, ma anche fiorerie o negozi di musica. «Molte di queste attività sono confluite nella grande distribuzione - commenta Guido Xoccato, presidente Ascom – tra supermercati e centri commerciali in area suburbana, ma alcune invece stanno scomparendo del tutto». Tra gli artigiani che scarseggiano si notano invece gli impagliatori di sedie o i radioriparatori, dato che oggi si tende maggiormente a sostituire che ad aggiustare, mentre i fotografi e le loro camere oscure a causa del progresso tecnologico digitale si sono dovuti reinventare. «Anche i settori della lavorazione orafa e della ceramica sono ormai spariti dalle nostre zone - afferma Nerio Dalla Vecchia, presidente Confartigianato Schio – per concentrarsi in zone più tipiche come Vicenza o Bassano. In generale chi rischia di sparire cerca di evolversi, trasformarsi o reinventarsi in qualcos'altro, anche se la strada non è mai agevole. Tutt'altro».S.D.C.
La città da l'addio al suo ultimo arrotino. Lame, coltelli, forbici e quant'altro di tagliente e affilato. Se in città c'è chi di questi utensili ha fatto decisamente un uso improprio, visti i tre recenti accoltellamenti nell'arco di una settimana, c'è anche chi invece ne ha fatto un'utile e stimata professione durata oltre mezzo secolo. Dopo una lunga attività avviata nel lontano 1955, lo storico negozio d'arrotino “Madotto” di via Pasubio sta per abbassare le serrande, dopo aver venduto ai cittadini di Schio e dintorni decine di migliaia di coltelli, forbici, materiale da taglio e tanti altri prodotti affini. Chissà quante volte la mola del laboratorio nel retrobottega ha girato per ripristinare il filo delle lame, prima con il capostipite Stefano Madotto e poi con il figlio Giorgio, che dal 1995 ha preso in mano le redini dell'attività, da sempre ubicata in via Pasubio, anche se in tre locali differenti. «Questo mestiere è una tradizione nella nostra famiglia, ma anche nel nostro paese d'origine friulano, la Val di Resia - spiega Giorgio -, un po' tutti erano arrotini. In epoche passate infatti gli abitanti di quella zona d'estate lavoravano nei pascoli e d'inverno, per riuscire comunque a guadagnare qualcosa, con la bicicletta e la mola giravano per i paesi ad affilare le lame. Erano diventati talmente professionali che hanno anche “espatriato”, tanto che io ad esempio ho parenti a Milano e perfino a Tripoli. Una storia molto caratteristica, tanto che è stato perfino pubblicato un libro a riguardo intitolato “Val di Resia terra d'arrotini”».
La crisi globale, la preferenza per i grandi centri commerciali ed il consumismo “usa e getta”, sono stati alcuni dei fattori che forse hanno portato alla scelta di chiudere il negozio, anche se nel corso degli anni aveva saputo reinventarsi introducendo tra i prodotti in vendita anche casalinghi, oggettistica per la casa e articoli da regalo. «Una volta si lavorava tantissimo con l'industria tessile - aggiunge Madotto - dato che in questa zona lanifici, maglifici e ditte di confezioni a cui servivano forbici e lame erano numerosi. Con i privati le affilature che andavano per la maggiore erano, oltre ai classici coltelli o forbici, anche piastre per tritacarne per i macellai e asce per chi lavorava nei boschi. Per ora abbiamo deciso di chiudere, ma in futuro non è escluso di ripartire con un'attività di sola affilatura. Un ringraziamento lo voglio fare ai clienti che in questi anni sono transitati nel nostro locale e ci hanno sostenuto». Non essendoci più nessun negozio specializzato, ora per affilare i coltelli di casa e quant'altro bisognerà affidarsi al “fai da te” oppure a qualche disponibile ferramenta o officina. Professioni artigianali e negozi in via d'estinzione non mancano a Schio. Se il caso dell'arrotino è eclatante, in quanto ultimo a livello locale, sono comunque pochi i superstiti anche di altri settori. Tra le botteghe del centro ormai scomparse ci sono quella del “casolin”, del fruttivendolo, del cappellaio, le drogherie, ma anche fiorerie o negozi di musica. «Molte di queste attività sono confluite nella grande distribuzione - commenta Guido Xoccato, presidente Ascom – tra supermercati e centri commerciali in area suburbana, ma alcune invece stanno scomparendo del tutto». Tra gli artigiani che scarseggiano si notano invece gli impagliatori di sedie o i radioriparatori, dato che oggi si tende maggiormente a sostituire che ad aggiustare, mentre i fotografi e le loro camere oscure a causa del progresso tecnologico digitale si sono dovuti reinventare. «Anche i settori della lavorazione orafa e della ceramica sono ormai spariti dalle nostre zone - afferma Nerio Dalla Vecchia, presidente Confartigianato Schio – per concentrarsi in zone più tipiche come Vicenza o Bassano. In generale chi rischia di sparire cerca di evolversi, trasformarsi o reinventarsi in qualcos'altro, anche se la strada non è mai agevole. Tutt'altro».S.D.C.
Silvia Dal Ceredo
Ciao Olga sai che mo lo ricordo ancora el moleta
RispondiEliminache passava casa per casa una volta all'anno con la suo bicicletta era una officina su due ruote
buona settimana
Tiziano