31 ago 2014
30 ago 2014
Dal Novi Matajur
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foto da fb Articolo sul Novi Matajur del 27 agosto 2014 |
Cerno ha svolto un breve excursus storico partendo dalle prime presenze di popolazioni slave nella valle,giunte probabilmente da Caporetto,attorno al 600.
Un'analisi che è proseguita con i primi documenti che fanno riferimento all'Alta Val Torre,la nascita dei paesi,la presenza di un vicariato Sclaborum (anche se il vicario resterà a Tarcento) fino ad arrivare al processo di insegnamento dell'italiano nelle scuole,ben documentato da un libro pubblicato nel 2004 dal Comune di Lusevera.In esso sono riportate le note di una delle prime maestre salite alla valle,Alessandra Molaro Ferrari.Erano gli anni della Prima guerra mondiale e Lassù,scriveva la maestra,nessuno parlava italiano.
Morandini si è invece soffermato sulla mancanza di una codificazione del dialetto sloveno dell'Alta Val Torre,il "po'našim " .Ha quindi parlato dei rituali della valle ma anche zone contermini, che "servono a differenziare le persone, a raccontare una storia profonda" .L'esempio del fuoco dell'Epifania : a Musi l'antica tradizione perduta è stata da qualche anno recuperata .
In un successivo momento Alessandro Manzano,membro dell'Associazione per l'Ape Carnica Friulana,ha annunciato l'introduzione della specie,che rischia l'estinzione,nella valle,nei pressi di Plan dei ciclamini.Una specie da valorizzare perchè si tratta di una delle più resistenti.
dal Novi Matajur
approfondimenti : http://www.dom.it/il-vicariato-slavo-di-torlano-a-met-800-e-la-breve-stagione-di-pre-zuanella/
http://www.mismotu.it/wp-content/uploads/2011/08/MiSmoTu.pdf vai a pag13 di MI SMO TU
29 ago 2014
28 ago 2014
70° anniversario della strage di Torlano di Nimis
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da fb |
La storia : era di venerdì il 25 agosto 1944 quando a Torlano di Nimis un contingente tedesco circondò la frazione che era abitata da molte famiglie.Erano le SS guidate da un tenente chiamato il "boia di Colonia" e guidati da alcuni fascisti locali.Il paese fu rastrellato e 7 furono trovati in osteria ,fatti uscire ed uccisi ,il tenente entrò in osteria e uccise il propietario,la figlia e la moglie.Un altro figlio si nascose nella "tromba" del fogolar ,si salvò,ma nel 1946 si suicidò. Tutti quelli che si erano rifugiati in stalla furono cosparsi di benzina e bruciati.Tra questi anche tanti bambini,in tutto erano 33.Furono sepolti solo nel 1947 in cinque bare nel cimitero di Torlano.Quello di Torlano è stato uno dei più efferrati eccidi nazisti in Friuli durante la Resistenza.
Nova ravnateljica dvojezične šole- Nuova dirigente per la bilingue
Sarà Sonja Klanjšček a dirigere l’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone nel nuovo anno scolastico. La dirigente dell’Istituto comprensivo di Doberdò del Lago è stata nominata reggente dall’Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia. Nella scuola bilingue di San Pietro al Natisone la campanella per le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado suonerà mercoledì 10 settembre. La riunione generale informativa di inizio anno avrà luogo mercoledì 3 settembre alle ore 18 nella Casa dello studente. Un’altra novità è che la scuola media bilingue non verrà trasferita, come preventivato, negli spazi della media monolingue «Dante Alighieri», ma continuerà a operare presso la sede della Comunità montana, con a disposizione l’intero piano terra. Nell’edificio che ospita la media monolingua, nel quale sono in pieno svolgimento i lavori di ristrutturazione, negli spazi destinati alla media bilingue – come riferisce il sindaco di San Pietro, Mariano Zufferli – verranno collocate quattro classi del liceo linguistico “Paolo Diacono”, che ha bisogno in nuovi spazi in seguito al boom di iscrizioni registrato con l’inserimento nello stesso dell’insegnamento della lingua russa. «La soluzione è stata individuata, d’accordo con la dirigente del comprensivo bilingue, Gruden, in alternativa alla proposta di collocare le quattro classi del liceo nell’ala nord dell’Istituto magistrale, che attualmente ospita alcune classi della scuola elementare bilingue, per le quali è assurdo pensare ad un trasferimento quando tra un anno o poco più potrebbe essere ultimata la ristrutturazione della vecchia sede». Inoltre, come già noto, una sezione della scuola dell’infanzia bilingue, con una ventina di bambini, sarà collocata a Savogna, negli spazi liberi da quattro anni, quando vene chiuso il locale asilo. Con il nuovo anno scolastico interverranno cambiamenti anche nella gestione della mensa scolastica del comprensivo bilingue che, in base ad una disposizione regionale, non può più essere affidata all’Istituto per l’istruzione slovena-Zavod za slovensko izobraževanje. A tal fine il Comune di San Pietro ha indetto una gara di appalto, chiedendo che per la preparazione dei pasti si possa continuare ad utilizzare la cucina interna
Brezplačni avtobus Jesenice-Trbiž Autobus Jesenice-Tarvisio gratuito
Il vicino comune sloveno di Jesenice ha istituito un collegamento via corriera quotidiano e gratuito con Tarvisio/Trbiž. La corriera parte ogni mattino alle 7.50 dall’ostello Pristava v Javorniškem Rovtu ed effettua quasi tutte le fermate lungo il suo percorso – che attraversa i due comuni di Jesenice e Kranjska Gora, per arrivare alle 9.20 all’ex valico confinario nei pressi di Rateče. Per giungere a Tarvisio, i passeggeri possono, poi, valicare a piedi il confine caduto e salire a bordo della corriera della Saf che parte da Tarvisio Centro alle 9.00 e che li attende dal lato italiano del valico per le 9.22. Anche la corsa sulla corriera della Saf – che arriva a Tarvisio (Tarvisio Centro: ore 9.50) passando per Fusine/Bela Peč – è gratuita, ma non è programmata la domenica. L’autobus sloveno effettua poi il tragitto contrario dall’ex valico di Rateče a Javorniški Rovt, passando sempre per Kranjska Gora e Jesenice. Il servizio viene ripetuto al pomeriggio, quando l’autobus parte dall’ostello Pristava v Javorniškem Rovtu alle 16.00 e rientra dall’ex valico di Rateče alle 17.40 (dopo l’arrivo della corriera Saf che parte alle 17.10 da Tarvisio Centro). Il servizio di corriera è stato istituito grazie al progetto transfrontaliero Idago e viene finanziato in buona parte con fondi europei nell’ambito del programma di cooperazione transfrontaliera Italia Slovenia 2007-2013. Va evidenziato che – come i passeggeri sloveni possono usufruirne per recarsi da Jesenice e Kranjska Gora a Tarvisio – anche i passeggeri italiani possono servirsene per visitare la parte alta della vicina Gorenjska. Il collegamento in corriera come descritto resterà in servizio solo fino alla fine di settembre. Ricordiamo ai lettori del Dom che, al di là di questa forma di collegamento, il trasporto pubblico tra la Slovenia e la Valcanale rimane quasi del tutto non sviluppato. Escludendo l’auto, al momento resta più facile raggiungere la Slovenia a piedi, in bicicletta o a cavallo – dal momento che non esistono collegamenti autostradali o ferroviari.»
Občina Jesenice v Sloveniji je poskrbela za vsakodnevni in brezplačni avtobusni prevoz do Trbiža. Kakor poroča časopis “Gorenjski glas”, avtobus začne svojo pot vsako jutro ob 7.50 pri Domu Pristava v Javorniškem Rovtu; ustavi se po večini postajališč v občinah Jesenice in Kranjska Gora – in ob 9.20 privozi do mejnega prehoda blizu Rateč. Nato potniki lahko peš prestopijo nekdanjo mejo in jih na italijanski strani že čaka drugi, italijanski avtobus, ki jih sicer vedno brezplačno preko Bele peči odpelje na Trbiž. Z razliko od slovenskega, italijanski avtobus ne vozi ob nedeljah. Slovenski avtobus se potem z mejnega prehoda brezplačno vrne proti Javorniškemu Rovtu po kranjskogorski in jeseniški občini. Prav tako se dogaja tudi popoldne, ko avtobus s Pristave gre ob 16. uri, z mejnega prehoda Rateče pa se vrača ob 17.40. Tako da se z njim lahko domov odpeljejo potniki, ki so zjutraj šli na Trbiž. Avtobus so uvedli v okviru čezmejnega projekta Idago. Večinoma je financiran z evropskimi sredstvi v okviru programa čezmejnega sodelovanja Slovenija–Italija 2007–2013. Kakor se potniki z Jesenic in iz Kranjske Gore vozijo na Trbiž, tudi obiskovalci iz Italije uporabijo avtobus, da obiskujejo zgornjo Gorenjsko. Brezplačni avtobus bo vozil samo do konca septembra; upati je, da ga bodo potniki čim več uporabljali. Poslušalce spominjamo, da je javni promet med Kanalsko dolino in Slovenijo popolnoma nerazvit, saj avtocestnih in želežniških povezav ni.
Zgodovina rezijanskih brusačev - Ricerca sugli arrotini di Resia
V prvi številki Doma leta 1981 je g. Valentin Birtič pisal o zgodovini in življenju v rezijanski dolini. »Pod Kaninom – piše Birtič – leži dolga, stisnjena dolina, obrobljena z visokimi gorami, ki so oblečene temno-zeleno barvo smrek in borov.«
Rezija je domovina brusačev, ki so morali iti trebuhom za kruhom priet parnogah v Benečijo, na Goriško in Tržaško, potle ko so po prvi svetovni vojski paršli do koles, so šli do Južne Italije in po cieli Evropi.
V teli raziskavi Birtič ne piše samuo, kajšno je bluo življenje brusa- rjev, ampa tud’ ku so živieli ženske in otroke, ki so ostali doma. Naj povemo, de je g. Birtič Rezijo dobro poznu, sa’ je biu tri lieta (1933-36) kaplan v Osojanih.
Rezija je domovina brusačev, ki so morali iti trebuhom za kruhom priet parnogah v Benečijo, na Goriško in Tržaško, potle ko so po prvi svetovni vojski paršli do koles, so šli do Južne Italije in po cieli Evropi.
V teli raziskavi Birtič ne piše samuo, kajšno je bluo življenje brusa- rjev, ampa tud’ ku so živieli ženske in otroke, ki so ostali doma. Naj povemo, de je g. Birtič Rezijo dobro poznu, sa’ je biu tri lieta (1933-36) kaplan v Osojanih.
»V Reziji že več kot tisoč let obstaja ena skrajnih vejic slovenskega rodu. [...] Prvi prebivalci so se preživljali izključno iz kmetijskih pridelkov in iz živinoreje, kot vsi ostali Beneški Slovenci. [...] Ko zemlja, spričo naraščanja prebivalstva, jim ni mogla več zagotoviti zadostne hrane, so bistri in iznajdljivi Rezijani ubrali nov in svojevrsten način preživljanja. Nekateri, najbolj brihtni, so našli zaslužek v obrti, zunaj svoje male domovine, s tem, da so kupovali in prodajali platno, sadje in druge stvari. [...] Ostali pa so iskali pot v življenju po nekoliko skromnejših poteh.
Ne vem natančno, kako in kdaj so postali brusači in so začeli popravljati dežnike, vezati glinaste lonce in bokaline ter ciniti razno kuhinjsko posodo. Odhajali so od doma s težkimi krošnjami na hrbtu, v katerih je bila shranjena vsa potrebščina za delo že pred praznikom svetega Jožefa in se vračali domov za božične praznike. Ta težka in naporna peš-hoja jih je vodila od vasi do vasi v oddaljene kraje: v vzhodno in zahodno Benečijo, na Goriško, Tržaško, v Istro in Dalmacijo. Po prvi svetovni vojni, ko so prišli do koles, jih je pot vodila celo do Južne Italije.
Kje so se Rezijani učili te obrti? Ta poklic se je prenašal od roda do roda in očetje so uvajali sinove v skrivnosti te obrti že v zgodnji mladosti. Vsi moški, fantje in odrasli o- troci so vsako leto začasno zapuščali svoje domove in se podajali na pot zaslužka. Tedaj so ostale rezijanske vasi brez moških, doma so ostali samo majhni otroci, ženske in kak bolnik; v tem času so morale same ženske opravljati vsa hišna in težka kmetijska dela in lahko si videl vitke, mlade ženske s košo na hrbtu, ki so kar med potjo tudi pletle volnene nogavice. Prinašale in odnašale so bremena pod vpognjenim hrbtom in težko nabirale sapo po strmih vaških stezah. Uboge reve so se zares smilile, ampak tudi rezijanskim možem, brusačem, ni bilo lahko po svetu! Brusač si je moral iskati zaslužka in prositi delo od hiše do hiše, od vasi do vasi, ob dežju in soncu, kot ne- stalen nomad. Ob vsakem vremenu si ga lahko srečal pri vogalu kake hiše, kjer je tiho popravljal in brusil ob prisotnosti radovednih otrok. Nosil je ogiljeno, črno obleko, roke je imel črne in umazane od dela, za vsakega pa je imel mehko besedo, ki je pridobila zaupanje celo majhnih otrok.
Zaman so mame vstrahovale majhne otroke, češ: »Rezijan te ponese proč in te shrane v črno krošnjo«. Otroci so globoki psihologi in iz prvega pogleda spoznajo, če jim nekdo želi dobro al pa slabo, zato so takoj postali prijatelji Rezijanov ter jih celo vodili po hišah in jim pomagali iskati delo. Moramo reči pa, da tedaj je bil na splošno Rezijan zaničevan in javno mnenje ga je potisnilo v najnižji sloj takratne družbe. Vzroki takega zapostavljanja so bili določeni predsodki, ki so izhajali iz zmotnega prepričanja, da je bila rezijanska obrt manjvredna in navidezno zelo siromašna, kar pa ni odgovarjalo resnici. Še zdaj, ko pomislim na brusača in na njeno življenje se mi zares smili; čeprav so ga radi sprejeli naši gostoljubni Benečani, čeprav mu je gospodinja pripravila kosilo in gospodar mu je preskrbel prenočišče v seniku, v listnjaku al v hlevu, se je čutil vseeno osamljenega.
[...] Ob praznikih in sejmih po raznih vaseh samo Rezijan ni mogel biti deležen splošnega veselja; kljub težki usodi, vsakdanjim težavam in razmeram, v katerih je živel, pa je ohranil svoj značaj in svoje dobre lastnosti: zakonsko zvestobo in odgovornost do družine, zato se je redkokdaj zgodilo, da je zapustil ženo in družino. Vsak mesec je redno pošiljal domov po pošti težko zaslužen denar, s katerim se je preživljala družina. Oženjeni mož ni zapil al pa malomarno zapravil denarja, le kak stric je postal včasih žrtev alkoholizma. Številne rezijanske družine so preko svojih gospodarjev dobivale pomoč tudi v najhujši krizi, ki je pestila naše kmete in delavce, posebno ko je fašizem zaprl pot v emigracijo. Delovna sezona Rezijana se je vlekla od praznika sv. Jožefa do Božiča. Božič je zares tisti intimni in domači praznik, ki združuje ljudi, zato so se vsi Rezijani ob tej priliki vračali domov in rezijanske družine in vasi so spet oživele in nepopisno veselje je zajelo celotno dolino pod Kaninom.
Brusači so prihajali od vseh vetrov, govorili so vsakovrstne jezike, ki so se jih bili naučili po širni Evropi, najbolj veseli in najbolj ponosni pa so bili svojega domačega jezika, s katerim so obujali spomine in pripovedali dogodivščine svojih dolgih in napornih romanj. Rezijani imajo imenitno lastnost: ko hodijo po svetu, malo govorijo o svoji domovini, pa zelo pazljivo poslušajo in opazujejo, kaj se okoli njih dogaja, nato vse to modro presojajo in si ustvarjajo določeno filozofijo in določene poglede na svet. Zato je zmeraj zelo zanimivo poslušati, česa so se naušili in kaj so doživeli na svojih popotovanjih. Za božične praznike si pravzaprav spoznal pravega Rezijana. Tedaj ni bil več tisti ponižen, včasih zaničevan ali omalovaževan človek, ki smo ga srečavali po vaseh; postal je popolnoma drugačen mož: nadel si je novo obleko s svileno kravato in nov kožuh ter postal spoštovan, poln ponosa in dostojanstva. Ta človek na svojem vsakoletnem romanju se je tudi vsestransko obogatil: poznal je običajno dva ali tri jezike in si pridobil dragoceno življensko izkušnjo ter zvedel za navade in običaje številnih narodov. Počasi je spoznal tudi dobre in slabe lastnosti ljudi, s katerimi je prišel v stik. Vso to modrost, ki si jo je pridobil po svetu, jo je kasneje koristno izrabil lastnemu življenju.«
Ne vem natančno, kako in kdaj so postali brusači in so začeli popravljati dežnike, vezati glinaste lonce in bokaline ter ciniti razno kuhinjsko posodo. Odhajali so od doma s težkimi krošnjami na hrbtu, v katerih je bila shranjena vsa potrebščina za delo že pred praznikom svetega Jožefa in se vračali domov za božične praznike. Ta težka in naporna peš-hoja jih je vodila od vasi do vasi v oddaljene kraje: v vzhodno in zahodno Benečijo, na Goriško, Tržaško, v Istro in Dalmacijo. Po prvi svetovni vojni, ko so prišli do koles, jih je pot vodila celo do Južne Italije.
Kje so se Rezijani učili te obrti? Ta poklic se je prenašal od roda do roda in očetje so uvajali sinove v skrivnosti te obrti že v zgodnji mladosti. Vsi moški, fantje in odrasli o- troci so vsako leto začasno zapuščali svoje domove in se podajali na pot zaslužka. Tedaj so ostale rezijanske vasi brez moških, doma so ostali samo majhni otroci, ženske in kak bolnik; v tem času so morale same ženske opravljati vsa hišna in težka kmetijska dela in lahko si videl vitke, mlade ženske s košo na hrbtu, ki so kar med potjo tudi pletle volnene nogavice. Prinašale in odnašale so bremena pod vpognjenim hrbtom in težko nabirale sapo po strmih vaških stezah. Uboge reve so se zares smilile, ampak tudi rezijanskim možem, brusačem, ni bilo lahko po svetu! Brusač si je moral iskati zaslužka in prositi delo od hiše do hiše, od vasi do vasi, ob dežju in soncu, kot ne- stalen nomad. Ob vsakem vremenu si ga lahko srečal pri vogalu kake hiše, kjer je tiho popravljal in brusil ob prisotnosti radovednih otrok. Nosil je ogiljeno, črno obleko, roke je imel črne in umazane od dela, za vsakega pa je imel mehko besedo, ki je pridobila zaupanje celo majhnih otrok.
Zaman so mame vstrahovale majhne otroke, češ: »Rezijan te ponese proč in te shrane v črno krošnjo«. Otroci so globoki psihologi in iz prvega pogleda spoznajo, če jim nekdo želi dobro al pa slabo, zato so takoj postali prijatelji Rezijanov ter jih celo vodili po hišah in jim pomagali iskati delo. Moramo reči pa, da tedaj je bil na splošno Rezijan zaničevan in javno mnenje ga je potisnilo v najnižji sloj takratne družbe. Vzroki takega zapostavljanja so bili določeni predsodki, ki so izhajali iz zmotnega prepričanja, da je bila rezijanska obrt manjvredna in navidezno zelo siromašna, kar pa ni odgovarjalo resnici. Še zdaj, ko pomislim na brusača in na njeno življenje se mi zares smili; čeprav so ga radi sprejeli naši gostoljubni Benečani, čeprav mu je gospodinja pripravila kosilo in gospodar mu je preskrbel prenočišče v seniku, v listnjaku al v hlevu, se je čutil vseeno osamljenega.
[...] Ob praznikih in sejmih po raznih vaseh samo Rezijan ni mogel biti deležen splošnega veselja; kljub težki usodi, vsakdanjim težavam in razmeram, v katerih je živel, pa je ohranil svoj značaj in svoje dobre lastnosti: zakonsko zvestobo in odgovornost do družine, zato se je redkokdaj zgodilo, da je zapustil ženo in družino. Vsak mesec je redno pošiljal domov po pošti težko zaslužen denar, s katerim se je preživljala družina. Oženjeni mož ni zapil al pa malomarno zapravil denarja, le kak stric je postal včasih žrtev alkoholizma. Številne rezijanske družine so preko svojih gospodarjev dobivale pomoč tudi v najhujši krizi, ki je pestila naše kmete in delavce, posebno ko je fašizem zaprl pot v emigracijo. Delovna sezona Rezijana se je vlekla od praznika sv. Jožefa do Božiča. Božič je zares tisti intimni in domači praznik, ki združuje ljudi, zato so se vsi Rezijani ob tej priliki vračali domov in rezijanske družine in vasi so spet oživele in nepopisno veselje je zajelo celotno dolino pod Kaninom.
Brusači so prihajali od vseh vetrov, govorili so vsakovrstne jezike, ki so se jih bili naučili po širni Evropi, najbolj veseli in najbolj ponosni pa so bili svojega domačega jezika, s katerim so obujali spomine in pripovedali dogodivščine svojih dolgih in napornih romanj. Rezijani imajo imenitno lastnost: ko hodijo po svetu, malo govorijo o svoji domovini, pa zelo pazljivo poslušajo in opazujejo, kaj se okoli njih dogaja, nato vse to modro presojajo in si ustvarjajo določeno filozofijo in določene poglede na svet. Zato je zmeraj zelo zanimivo poslušati, česa so se naušili in kaj so doživeli na svojih popotovanjih. Za božične praznike si pravzaprav spoznal pravega Rezijana. Tedaj ni bil več tisti ponižen, včasih zaničevan ali omalovaževan človek, ki smo ga srečavali po vaseh; postal je popolnoma drugačen mož: nadel si je novo obleko s svileno kravato in nov kožuh ter postal spoštovan, poln ponosa in dostojanstva. Ta človek na svojem vsakoletnem romanju se je tudi vsestransko obogatil: poznal je običajno dva ali tri jezike in si pridobil dragoceno življensko izkušnjo ter zvedel za navade in običaje številnih narodov. Počasi je spoznal tudi dobre in slabe lastnosti ljudi, s katerimi je prišel v stik. Vso to modrost, ki si jo je pridobil po svetu, jo je kasneje koristno izrabil lastnemu življenju.«
Perché non ci sarà la bilingue Zakaj ne bo dvojezičnega pouka
Letto il commento «Una rinnovata tensione al bene comune» (Dom del 15 luglio), Elio Berra ha chiesto di essere sentito per dire la sua a proposito dell’insegnamento bilingue italiano-sloveno nella scuola di Taipana, da lui proposto nella primavera 2011, quando era sindaco. Berra è stato primo cittadino dall’1984 al 1985 e dal 1999 allo scorso maggio. Impegnato nel circolo e coro «Naše vasi», è membro del Consiglio regionale dell’Unione economico-culturale slovena-Skgz. Ora precisa di parlare a titolo personale, senza coinvolgere l’attuale amministrazione comunale, nella quale riveste l’incarico di vicesindaco.
Signor Berra, perché nel nuovo anno scolastico non partirà l’insegnamento bilingue?
«Premetto che simo stati sempre a favore del bilinguismo e della minoranza. È significativa la scritta “Tipajski komun” sul nostro municipio. Nel mio ufficio avevo apposto un cartello che invitava a parlare col sindaco in dialetto locale. Sull’impegno a favore dello sloveno nessuno può attaccarmi».
Ma, alla fine, non avete aderito alla trasformazione della scuola di Taipana in bilingue…
«È risultato che tra la nostra popolazione scolastica solo uno, due alunni parlano in casa il dialetto sloveno locale e abbiamo bambini da Nimis. La situazione è, purtroppo, questa e bisogna prenderne atto. Di conseguenza era nostra intenzione introdurre lo sloveno in maniera graduale, secondo il piano preparato dalla dirigente dell’Istituto comprensivo di Tarcento, Annamaria Pertoldi. In una lettera tutti i genitori si dicevano d’accordo, in quanto viviamo in una realtà di confine ed è bene poter comunicare con i vicini, anche per ragioni economiche. Ho scoperto con piacere che i genitori erano ancora più avanti di quanto pensassi. Poi in una riunione a Trieste ci è stato detto che il progetto che sostenevamo non era conforme alla legge di tutela della minoranza slovena. Secondo me la dirigente Pertoldi stava facendo tutto il possibile e io la ringrazio per questo. Lavoravamo alla luce del sole e il nostro progetto era noto. Perché non ci hanno detto prima che non si poteva fare? In quella riunione l’ho chiesto, ma non ho avuto risposta».
Restate in posizione d’attesa?
«Io ho sempre ritenuto che fosse necessario un accordo con Lusevera. Ma non ci hanno dato nemmeno la possibilità di discuterne. Con il numero di alunni che abbiamo e in questi tempi di crisi economica non sarebbe serio fare due scuole bilingui. A Lusevera pensavano di poter andare avanti per conto loro e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Sarebbero dovute intervenire le organizzazioni slovene».
In che senso?
«Avrebbero dovuto prendere una posizione realistica, mediando tra i due comuni. Si trattava di prendere atto della situazione, ma la Skgz ha sempre voluto la scuola bilingue da due parti, come sezioni staccate di San Pietro. Noi, in realtà, avevamo sottovalutato questo secondo elemento, che poi è risultato determinante».
Ci sono margini per rimediare?
«Secondo me sì. Possiamo riparlarne, a patto che non ci siano preconcetti e soluzioni preconfezionate. Certamente non va in questa direzione quanto recentemente deliberato dal consiglio comunale di Lusevera con considerazioni che ritengo offensive nei confronti dell’amministrazione di Taipana».
Quale percorso prospetta?
«Iniziare gradualmente, per arrivare a una scuola bilingue come quella di San Pietro a servizio non solo di Taipana e Lusevera, ma di tutto il comprensorio. I nostri giovani dovrebbero imparare, oltre l’italiano, anche lo sloveno, il tedesco e l’inglese. Il risultato delle ultime elezioni comunali avvalora il mio ragionamento. Noi abbiamo vinto bene, mentre dove ci sono posizioni rigide, si perde o si vince per poco. Bisogna evitare di dividere la popolazione in “je naš” e “nie naš”».
Signor Berra, perché nel nuovo anno scolastico non partirà l’insegnamento bilingue?
«Premetto che simo stati sempre a favore del bilinguismo e della minoranza. È significativa la scritta “Tipajski komun” sul nostro municipio. Nel mio ufficio avevo apposto un cartello che invitava a parlare col sindaco in dialetto locale. Sull’impegno a favore dello sloveno nessuno può attaccarmi».
Ma, alla fine, non avete aderito alla trasformazione della scuola di Taipana in bilingue…
«È risultato che tra la nostra popolazione scolastica solo uno, due alunni parlano in casa il dialetto sloveno locale e abbiamo bambini da Nimis. La situazione è, purtroppo, questa e bisogna prenderne atto. Di conseguenza era nostra intenzione introdurre lo sloveno in maniera graduale, secondo il piano preparato dalla dirigente dell’Istituto comprensivo di Tarcento, Annamaria Pertoldi. In una lettera tutti i genitori si dicevano d’accordo, in quanto viviamo in una realtà di confine ed è bene poter comunicare con i vicini, anche per ragioni economiche. Ho scoperto con piacere che i genitori erano ancora più avanti di quanto pensassi. Poi in una riunione a Trieste ci è stato detto che il progetto che sostenevamo non era conforme alla legge di tutela della minoranza slovena. Secondo me la dirigente Pertoldi stava facendo tutto il possibile e io la ringrazio per questo. Lavoravamo alla luce del sole e il nostro progetto era noto. Perché non ci hanno detto prima che non si poteva fare? In quella riunione l’ho chiesto, ma non ho avuto risposta».
Restate in posizione d’attesa?
«Io ho sempre ritenuto che fosse necessario un accordo con Lusevera. Ma non ci hanno dato nemmeno la possibilità di discuterne. Con il numero di alunni che abbiamo e in questi tempi di crisi economica non sarebbe serio fare due scuole bilingui. A Lusevera pensavano di poter andare avanti per conto loro e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Sarebbero dovute intervenire le organizzazioni slovene».
In che senso?
«Avrebbero dovuto prendere una posizione realistica, mediando tra i due comuni. Si trattava di prendere atto della situazione, ma la Skgz ha sempre voluto la scuola bilingue da due parti, come sezioni staccate di San Pietro. Noi, in realtà, avevamo sottovalutato questo secondo elemento, che poi è risultato determinante».
Ci sono margini per rimediare?
«Secondo me sì. Possiamo riparlarne, a patto che non ci siano preconcetti e soluzioni preconfezionate. Certamente non va in questa direzione quanto recentemente deliberato dal consiglio comunale di Lusevera con considerazioni che ritengo offensive nei confronti dell’amministrazione di Taipana».
Quale percorso prospetta?
«Iniziare gradualmente, per arrivare a una scuola bilingue come quella di San Pietro a servizio non solo di Taipana e Lusevera, ma di tutto il comprensorio. I nostri giovani dovrebbero imparare, oltre l’italiano, anche lo sloveno, il tedesco e l’inglese. Il risultato delle ultime elezioni comunali avvalora il mio ragionamento. Noi abbiamo vinto bene, mentre dove ci sono posizioni rigide, si perde o si vince per poco. Bisogna evitare di dividere la popolazione in “je naš” e “nie naš”».
L’intervista integrale nell’edizione cartacea
Pred začetkom šolskega leta Dom se vrača na temo dvojezičnega pouka v Terskih dolini, ki ga zaenkrat ne bo. Podžupan občine Tipana Elio Berra v pogovoru poudarja, da bi bilo primerno postopno uvajanje slovenskega jezika v krajevne šole, da bi potem prišlo do ustanovitve dvojezične šole.
dal dom
dal dom
25 ago 2014
Lingue di minoranza e scuola:Sloveno
Un po’ di storia…
Gli Sloveni
Lo sloveno in Italia è parlato in 32 comuni del Friuli-Venezia Giulia, nella
Val Canale, nella Valle di Resia, nelle valli del Natisone in provincia di Udine, a Gorizia, a Trieste ed in varie località delle due province: in sintesi, o sloveno è parlato nella fascia frontaliera con la Slovenia che va dal comune di Muggia al comune di Tarvisio.
Con la legge n. 38/01, che reca norme a tutela degli Sloveni del
Friuli-Venezia Giulia, è stata raggiunta una parità di tutela di tutti gli sloveni pur viventi in diverse province, sia nell’insegnamento che nella possibilità di accesso ai media, nella toponomastica e nell’uso pubblico della lingua.
La comunità slovena è dinamica e operosa e particolarmente attiva
nel campo della cultura, dei mezzi di comunicazione ed anche della politica. Due grandi organizzazioni associano circa 200 istituzioni culturali ed economiche. Tra le più importanti a Trieste operano il Teatro stabile sloveno, la Biblioteca centrale, l’Istituto di ricerche sloveno.
Quotidiani in lingua slovena si pubblicano a Trieste ed a Gorizia
sin dalla seconda metà dell’Ottocento. Attualmente vengono pubblicati il quotidiano Primorski dnevnik, il settimanale Novi Glas nonchè i settimanali Dom e Novi Matajur a Cividale, in provincia di Udine.
Dal 1945 una stazione radiofonica, che fa parte della RAI trasmette in
lingua slovena quotidianamente per 12 ore. Nel 1995 sono state avviate le trasmissioni televisive in sloveno.
Molto vivace anche la editoria in lingua slovena che pubblica scrittori
conosciuti in tutto il mondo come Alojz Rebula e Boris Pahor.
Il sistema scolastico di lingua slovena, regolato sia dalla normativa nazionale
sia da accordi internazionali, costituisce la spina dorsale della comunità slovena in Italia. Oggi tale struttura comprende, nelle province di Trieste e Gorizia, scuole di ogni ordine e grado dislocate nelle due città e nel circondario, mentre nella provincia di Udine esiste una sola istituzione scolastica statale slovena, e cioè la Direzione didattica con insegnamento bilingue sloveno-italiano, sita a S. Pietro al Natisone.
Per quanto riguarda gli aspetti amministrativi, è stato istituito nel 2002
un apposito ufficio per l’istruzione in lingua slovena, facente parte dell’Ufficio scolastico regionale del Friuli-Venezia Giulia.
Con l’entrata della Slovenia nell’Unione Europea, avvenuta
il 1° maggio 2004, le opportunità relative alla cooperazione tra Italia e Slovenia nel campo scolastico si sono ampliate ulteriormente e ciò ha sicuramente delle ripercussioni positive anche per il sistema formativo delle rispettive minoranze linguistiche.(a cura di D.Morelli e B.Brezigar) http://www.minoranze-linguistiche-scuola.it/sloveno/ |
24 ago 2014
23 ago 2014
Resia con i fatti /Pobuda za okolje v Reziji
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da MI SMO TU |
V nedeljo 24. avgusta se bo zaključila pobuda za okolje v Reziji. Ob 12. vsi tisti, ki so sodelovali, se bodo srečali v koči “Sella Buia” in bodo analizirali rezultate, ki jih dosegli.
Stanko Vraz primo studioso delle canzoni di Resia
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1810- 1851 |
Stanko Vraz.nato a Ljutomer ( ora Slovenia)si trasferì a Zagabria,dove trovò la sua seconda patria.
Nella primavera del 1841 si recò nella Val Resia.Testimonianza delle sue visite sono le 4 sue lettere a Vukotinovič che sono state pubblicate nel 1841 nel n° 29 della rivista Ilirska Danica a pag 118,sotto il titolo "Dopis prijateljski Mletačkog ".Le lettere sono molto interessanti ,perchè sono un tentativo di grammatica resiana.Questo testo è stato tradotto per la prima volta dal croato in sloveno nel Quaderno "Del Stanka Vraza" che è stato edito nel 1877 .
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ballo resiano foto da http://www.mismotu.it/2009/11 |
Canzone resiana
" Lipa dežela Rezija !
Koj nutar h njej sowa paršlà :
Ne cpaše nu na snuwaše ..." ecc
Il 5° dialetto musicale sloveno si trova nella valle di Resia (in sloveno: Rezija) . Secondo alcuni ricercatori (come Julijan Strajnar e Marko Terseglav) la posizione geografica isolata di Resia ha svolto un ruolo fondamentale nella conservazione di un folklore particolarmente vecchio. Altri esperti su Resia sono d'accordo con questa teoria. Secondo loro la valle è sempre stata aperta a varie influenze. Tuttavia, la musica caratteristica di Resia rimane ancora piuttosto autentica.
La prima ricerca etno-musicologica sistematica su Resia è stato condotta nel 1962 sia da ricercatori sloveni che italiani . La musica folk di Resia è stata studiata anche da Alan Lomax, Diego Carpitella, Roberto Leydi e Pavle Merkù, uno sloveno etnologo italiano,studioso slavista e compositore che ha ricercato la tradizione culturale slovena in Italia (Merkù 1976, 1981).
I canti tradizionali di Resia sono notevolmente distintivi da altre canzoni slovene. Nel corso del 1960 i ricercatori dell'Istituto di Etnomusicologia hanno studiato deviazioni dal temperamento equabile sulla base della percezione uditiva (Vodušek 2003: 245).
Studi recenti portano alla conclusione che il canto di Resia è ruvido e tagliente. I cantanti producono suoni con la gola ben chiusa. Tutte le canzoni sono cantate allo stesso modo, vale a dire a voce molto alta e senza gradazione dinamica (Kugy 1925: 87, Strajnar 1988: 82).
L'esame di inizio di ogni brano dimostra che l'intonazione è guidata dalla parte principale, che è sintonizzata secondo una sensazione interna per il passo corretto. La voce drone è presente in quasi ogni canzone. In alcuni casi non è strettamente legata a un tono particolare e si muove liberamente. Alcuni intervalli sono abbastanza tipici, come secondi instabili e terzi e quarti . Le melodie sono oligotoniche / le gamme delle melodie sono strette, di solito composte da pochi toni. La performance si conclude di solito con un grido.
da http://www.mdw.ac.at/ive/emm/_VERSION_1/slovenia.htm adattatamento
Ecco la zecca che crea allergie alla carne rossa (ma non ti rende vegano)
post condiviso
A fare chiarezza su questa singolare intolleranza alimentare sono stati i ricercatori del centro medico dell’università di Vanderbilt, che lo scorso febbraio avevano pubblicato i risultati della loro indagine condotta negli Stati Uniti. La notizia è però ritornata a circolare nei giorni scorsi, dopo che il Washington Post ha pubblicato un articolo (ripreso anche in Italia) in cui si discute dei possibili legami tra questa allergia e il diventare vegetariani o vegani.
Lo studio originale, in realtà, arrivava a una conclusione ben precisa: esiste un particolare tipo di zecca, che vive vicino alla costa est degli Stati Uniti, che attraverso la saliva iniettata in una persona durante una puntura è in grado di creare un’allergia. La zecca è chiamata “Lone star” perché è diffusa soprattutto nel Texas, il cosiddetto “Lone star State”. Il fattore scatenante è uno zucchero noto come alpha-gal, che viene iniettato nel sistema vascolare nella persona durante la puntura. Questo zucchero, presente nella carne rossa e nelle zecche, ma non nel sangue umano, normalmente passa attraverso il nostro apparato digerente senza alcun problema. Ma quando viene immesso direttamente nel flusso sanguigno dal morso di una zecca, allora genera una risposta immunitaria con la creazione di anticorpi, che poi si attivano non appena si consuma carne rossa, generando la reazione allergica. Solitamente per contrastare i sintomi si utilizzano antistaminici ed epinefrina, proprio come per molte altre allergie.
Non si sa ancora se l’allergia dovuta alla puntura di Lone star abbia una durata ben definita, ma sembra che non sia permamente. Ogni nuovo morso di zecca, però, riscatena dall’inizio la reazione immunitaria e la rende sempre più intensa. Da qui il consiglio degli scienziati, banale ma importante, di cercare di non farsi pungere anche se l’allergia è già presente. Durante il periodo allergico, in ogni caso, la vita del malcapitato viene stravolta. Oltre al consumo diretto di carne bovina o di maiale, infatti, l’allergia si scatena anche con tutti gli altri alimenti che contengono alpha-gal: si tratta perlopiù di cibi industriali che fanno uso di derivati animali, fra cui dolci, latticini e, in alcuni casi, anche pastiglie e medicinali. È stata proprio la strana reazione di alcuni pazienti alle cure contro il cancro, osservata qualche anno fa, a far avviare la ricerca.
Il cambiamento delle abitudini alimentari è spesso associato a una repulsione verso la carne, tanto che si è parlato di stili di vita vegetariani o addirittura vegani indotti dalla puntura di zecca. In realtà, nonostante nel sud degli Stati Uniti la presenza della zecca sia effettivamente correlata a una diminuzione del consumo di carne, ci sono importanti differenze rispetto alle abitudini adottate da vegetariani e vegani. Anzitutto perché non si tratta di una scelta etica o morale, bensì di una (temporanea) esigenza sanitaria. Poi ci sono molti altri alimenti che di solito sono rifiutati dai vegetariani – fra cui anche alcune carni, come quelle di pollo e di tacchino – che non scatenano allergia e possono essere consumati normalmente.
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia. 
Crediti immagine: Benjamin Smith, Flickr

Crediti immagine: Benjamin Smith, Flickr
22 ago 2014
Vietato fotografare
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da una vecchia fotografia |
Negli anni 1950/60 ,non so se qualcuno si ricorda,le strade della Benecia erano "abbellite" da cartelli in cui era scrittoi :E' vietato fotografare".
A chi contravveniva a questo divieto venivano sequestrate e distrutte le foto e pagava un'ammenda.Tutto ciò era giustificato da motivi militari,per tutelare i confini.
Io a quei tempi frequentavo le scuole elementari e non avevo mai raccolto le stelle alpine,allora non era flora protetta mi pare.Mio padre che conosceva molto bene la Val Torre/Terska dolina,su mia insistenza un giorno di settembre, mi portò in montagna per ammirare ed eventualmente raccogliere le stelle alpine.Mi portò veramente,perchè gran parte del tragitto lo feci sulle sue spalle.Salimmo da Tanamea fino alle malghe degli abitanti di Cornappo/Karnahta .
Sono passati moltissimi anni ed ancora ricordo i bellissimi pascoli,i galli cedroni,le pernici ed altri uccelli ora scomparsi.Trovammo molte stelle alpine che immortalammo in belle foto che io non vidi mai.
Scesi a valle,salimmo in macchina e dopo un po' ci fermarono i Carabinieri che chiesero i documenti ed ispezionarono l'auto.Sequestrarono il rullino e l'episodio seguì il suo iter.Arrivammo a casa un po' nervosi,ma l'ordine era di non raccontare nulla alla mamma che chiese cos'era successo,ma noi zitti.
Il giorno successivo sul quotidiano locale c'era l'articolo con nome e cognome della persona multata.
Dopo un po' di mesi arrivò la notifica:"Condannato a pagare 5.934 Lire "che per quei tempi era una bella cifra.Non c'erano segreti militari nelle foto di certo,ma solo una bambina con un mazzo di stelle alpine,ma era la legge ed andava rispettata.Quello fu un episodio che non scorderò mai.
Le immagini sono tratte da Wikipedia e sono di pubblico dominio
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http://it.wikipedia.org/wiki/Tetrao_urogallus |
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http://it.wikipedia.org/wiki/Leontopodium |
per saperne di più
Ecco alcune regole su cosa fare (e cosa non fare) quando ci si imbatte con un orso
Ecco alcune regole su cosa fare (e cosa non fare) quando ci si imbatte con un orso (e in genere un animale potenzialmente pericoloso).
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immagine dal web |
- Non seguite mai le tracce dell' orso: rispettate il suo bisogno di tranquillità.
- Se avvistate da lontano un orso, godetevi la scena: non tentate mai di avvicinarlo.
- Vicino alle baite, custodite gli avanzi dei pasti in modo che l' orso non possa raggiungerli.
- Quando attraversate boschi dove è segnalata la presenza di un orso, fate un po' di rumore. L'orso ha sensi molto sviluppati: fugge la presenza dell'uomo non appena l'avverte.
- Se l’orso si alza in piedi e annusa è solo per identificare meglio ciò che lo circonda, non è un segno di aggressività!
- Se incontrate dei cuccioli, allontanatevi con cautela, ritornando sui vostri passi.
- Se lo incontrate a breve distanza, stare calmi e non allarmare l’orso gridando o facendo movimenti bruschi.
- Se opportuno, tornate indietro lentamente, non correte. La corsa può indurre un inseguimento, come succede spesso con i cani.
- Lasciate sempre all'orso una via di fuga.
- http://www.focus.it/ambiente/animali/cosa-fare-se-incontrate-un-orso
19 ago 2014
Celebrazione a Santa Barbara
Una larga rappresentanza della Comunità di Stolvizza ha partecipato, anche quest’anno, domenica 10 agosto, alla celebrazione della Santa Messa nella Cappella dedicata a Santa Barbara in località Pusti Gost a 1.230 di altezza sopra il paese. Come un tempo, di buon mattino, nonostante una condizione meteorologica davvero poco invitante, ben novantuno stolvizzani si sono messi in cammino sul ripido e lungo sentiero che da Stolvizza porta su questo altipiano dove un tempo tutta la popolazione, con al seguito gli animali, trascorrevano l’estate prima del duro e lungo rigido inverso. E’ stato un po’ come ripercorrere i vecchi tempi in quel luogo tra prati lussureggianti e boschi di faggio, quando nel corso dell’estate, gli animali si godevano pascoli prelibati e tutte le famiglie erano dedite alla raccolta del fieno e all’approvvigionamento della legna necessaria per l’inverno, tutto materiale inviato poi in paese con ardite teleferiche, allora, l’unico mezzo di trasporto a disposizione. La Messa è stata celebrata dal Parroco della Val Resia Don Gianluca Molinaro che nel corso della forte e sentita omelia ha messo in evidenza l’importanza dell’impegno volontario e disinteressato di ognuno di noi per il prossimo e per la Comunità tutta, additando una forte condanna a chi spreca prezioso tempo racchiudendosi nella propria piccola sfera abitativa senza dare sostanziale aiuto a chi ne avrebbe bisogno. In tutti, soprattutto nei più anziani, si notava infinita emozione nel ricordo delle tante fatiche sopportate nei secoli dai propri antenati nel gestire questo territorio, emozione stemprata alla fine dal ricco ristoro preparato con cura da Agnese e Bernardino nel loro vecchio stavolo che racconta un tempo che non c’è più. A dare un risvolto sociale a tutta la manifestazione ci hanno pensato Elisabetta ed Antonio che, nel ringraziare gli intervenuti, hanno invitato tutti ad un piccolo sacrificio personale, promuovendo una raccolta per l’Associazione “Azzurra” di Trieste che si occupa di ricerca nel campo delle malattie rare. L’appello è stato subito raccolto con entusiasmo dalla gente di montagna che come sempre si dimostrata molto solidale verso questo progetto umanitario. La giornata, sempre sotto la pioggia, si è conclusa con il ritorno in paese stanchi ma felici per aver ripercorso, almeno per un giorno, la storia dei propri antenati.
http://www.dom.it/celebrazione-santa-barbara/
http://www.dom.it/celebrazione-santa-barbara/
Comunità di Karnahta-Cornappo stretta attorno alla sua chiesa
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f.to di Luca pb a sinistra in alto vediamo la chiesa di Viškorša/Monteaperta e Tipana/Taipana a destra Prosnid/Prossenicco e Platišče/Platischis |
A Cornappo, località ai piedi del capoluogo, sulla via per Viškorša/Monteaperta, vivono circa 40 persone e la più anziana di loro, Lidia Filippig, 81 anni, è il punto di riferimento più importante. Da sempre a contatto con la gente, con una pluridecennale esperienza di esercente dietro al banco dell’unico bar del paese, Lidia è schietta e chiara: «Dobbiamo darci una mano. Sennò che mondo è? Se qualcuno è in ospedale ed è solo, bisogna andare a trovarlo, per consolarlo e tirargli su il morale. La nostra chiesa è un esempio dell’unità della nostra piccola ma viva comunità: le donne di Cornappo, e anche alcune del vicino borgo di Monteaperta, si danno il turno per pulire i locali e ci sono sempre fiori freschi sull’altare, per la Madonna».
Ed è per la grande venerazione alla Vergine che, in maggio, la popolazione di questa frazione, un po’ defilata ma molto accogliente, si incontra ogni giorno per recitare insieme il rosario, alle 20, o in chiesa o, a turno, o nelle case del borgo, in base alle disponibilità. «È una tradizione molto sentita – dice Lidia – ed è occasione per stare uniti. Dopo il rosario, infatti, si chiacchiera e si vive un momento conviviale importante. Ci si scambia opinioni, si progettano nuove iniziative, si segnala con tanta discrezione le situazioni di chi può aver bisogno d’aiuto».
La recita del rosario, con un raccoglimento di un’ora, si fa, ininterrottamente, dal 1975, tutto l’anno, ogni prima domenica del mese, alle 15. «Molti sono stati i sacerdoti che ci hanno guidato in questi anni – fa sapere Lidia –. Di recente abbiamo l’importante supporto del diacono Leopoldo che, con grande slancio cristiano e tante iniziative per i giovani, è riuscito anche a creare un coro di bambini».
È nella chiesa, al centro della frazione, che il 20 maggio la giovane Lisa riceverà la Prima Comunione. Un evento per la comunità che, per anni, ha lottato per vedere edificato il luogo sacro. «Ci sono state tante difficoltà con la costruzione della chiesa, tanto che sembra impossibile riuscire a vederla finita. Ma poi ogni nodo si è sciolto e oggi abbiamo una casa che è di tutti: ognuno, del resto, ha messo un po’ del suo. Arredi, croci, l’acquasantiera, i quadri della Via Crucis e i banchi, tutto quanto è stato generosamente donato».
Sotto la navata, con accesso dalla strada, una vasta sala dotata di cucina, magazzino e servizi igienici, ospita gli incontri e i momenti di festa della popolazione di Karnahta/ Cornappo, come, nel 2011, per i «primi» 80 anni di Lidia, un incontro di gioia a sorpresa cui nessuno ha voluto mancare. La devozione alla Vergine è forte e si manifesta pure nella grande attenzione prestata alla cappella dedicata alla Madonna del Rosario: con l’arrivo del bel tempo, infatti, un muratore e lapicida del posto, Danilo Gesussi, ha ricostruito a sue spese il muretto di contenimento che garantisce la stabilità statica all’ancona: tra le pietre, a vista, del muricciolo, Danilo ha inserito anche un concio scolpito con le sue mani: «riproduce un fiore, in omaggio alla nostra Madre, perché ci protegga».
articolo del maggio 2012
http://www.dom.it/comunita-di-cornappo_stretta-attorno-alla-sua-chiesa/
Un'artistica croce in ferro battuto campeggia sulla facciata della chiesa di Cornappo, simbolo religioso, ovviamente, ma anche testimonianza di attaccamento alle proprie origini. È stata forgiata da Roger Vohl, residente a Thionville, in Francia, marito di Giannina Tomasino, originaria di Cornappo. In un italiano stentato, Roger spiega che ha inteso siglare il suo amore per la moglie, lasciandone testimonianza nel suo paese di nascita. Giannina, peraltro, lasciò Cornappo all'età di 11 anni, trasferendosi in Francia, dove il papà Cesare lavorò come minatore a Hetange Grande. Frequentò le scuole francesi e l'università, dove si laureò in lettere per poi divenire insegnante di francese alle superiori. Ha sempre mantenuto un legame viscerale con la sua terra di origine, dove torna ad ogni occasione. Le è rimasto nel cuore anche il po našen, il dialetto sloveno del luogo, e confessa candidamente che «nei momenti difficili della mia vita, quando dovevo riprendermi da qualche contrattempo, l'ho sempre fatto parlandomi e spronandomi nella mia parlata, che non potrò mai dimenticare perché contiene i valori e i colori della mia Karnahta e il fascino della mia infanzia».http://www.dom.it/a-cornappo-croce-fatta-per-amore/
http://www.dom.it/comunita-di-cornappo_stretta-attorno-alla-sua-chiesa/
Un'artistica croce in ferro battuto campeggia sulla facciata della chiesa di Cornappo, simbolo religioso, ovviamente, ma anche testimonianza di attaccamento alle proprie origini. È stata forgiata da Roger Vohl, residente a Thionville, in Francia, marito di Giannina Tomasino, originaria di Cornappo. In un italiano stentato, Roger spiega che ha inteso siglare il suo amore per la moglie, lasciandone testimonianza nel suo paese di nascita. Giannina, peraltro, lasciò Cornappo all'età di 11 anni, trasferendosi in Francia, dove il papà Cesare lavorò come minatore a Hetange Grande. Frequentò le scuole francesi e l'università, dove si laureò in lettere per poi divenire insegnante di francese alle superiori. Ha sempre mantenuto un legame viscerale con la sua terra di origine, dove torna ad ogni occasione. Le è rimasto nel cuore anche il po našen, il dialetto sloveno del luogo, e confessa candidamente che «nei momenti difficili della mia vita, quando dovevo riprendermi da qualche contrattempo, l'ho sempre fatto parlandomi e spronandomi nella mia parlata, che non potrò mai dimenticare perché contiene i valori e i colori della mia Karnahta e il fascino della mia infanzia».http://www.dom.it/a-cornappo-croce-fatta-per-amore/
La storia di Danica, orsa slovena .
L'orsa slovena Danica (grafia slovena), è stata introdotta nell' anno 2000 nel Trentino. Un incauto fungaiolo 38enne , nascosto dietro gli alberi per osservarla, è stato attaccato.L'orsa ,anche a distanza di 30 metri ha sentito il suo odore ed avendo paura per i suoi 2 cuccioli ,ovviamente lo ha attaccato.
Dotata di un radiocollare ora è ricercata , ma lei scappa e si sposta con la prole, se non verrà catturata probabilmente le spareranno.
Gli orsi bruni sono protetti in Italia dal 1939,nel 1999 è iniziato il progetto di reintroduzione degli orsi bruni nel Trentino occidentale col sostegno dell'Unione Europea. Nel contesto di questo progetto è arrivata lei Danica che ora ha 18 anni.
Speriamo che la storia vada a buon fine per Danica.
IO STO CON DANICA-JAZ SEM Z DANICO !!!
Sui social network fanno quasi tutti il tifo per lei e l'hashtag #iostocondaniza continua a riscuotere consensi.
La petizione su Avaaz ha raccolto 26mila firme, mentre quella su Change 5mila.
Il gruppo su Facebook, invece ha superato i 7.700 Mi Piace.
Grande successo anche per la mail-bombing alla Provincia di Trento: sono state
oltre 3mila le firme pro Danica, anche se fare un calcolo preciso delle migliaia di
email inviate è impossibile.
Che adorabile video...
Dotata di un radiocollare ora è ricercata , ma lei scappa e si sposta con la prole, se non verrà catturata probabilmente le spareranno.
Gli orsi bruni sono protetti in Italia dal 1939,nel 1999 è iniziato il progetto di reintroduzione degli orsi bruni nel Trentino occidentale col sostegno dell'Unione Europea. Nel contesto di questo progetto è arrivata lei Danica che ora ha 18 anni.
Speriamo che la storia vada a buon fine per Danica.
IO STO CON DANICA-JAZ SEM Z DANICO !!!
Sui social network fanno quasi tutti il tifo per lei e l'hashtag #iostocondaniza continua a riscuotere consensi.
La petizione su Avaaz ha raccolto 26mila firme, mentre quella su Change 5mila.
Il gruppo su Facebook, invece ha superato i 7.700 Mi Piace.
Grande successo anche per la mail-bombing alla Provincia di Trento: sono state
oltre 3mila le firme pro Danica, anche se fare un calcolo preciso delle migliaia di
email inviate è impossibile.
Che adorabile video...
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