10 gen 2015

Marco Mizza:romano di Bardo

Bardo/Lusevera

Il papà Ezio era partito dalla Val Torre per fare il carabiniere a Roma

La comunità di Bardo conosce molto bene il giovane sacerdote Marco Mizza:é della famiglia dei Mihielič e quando ritorna a Bardo ama dir messa a Zavarh-Villanova,Sedlišče-Micottis e Bardo-Lusevera.

Intervista

   Da Bardo a Roma e viceversa.E' un itinerario che la sua famiglia conosce molto bene.

"Mio padre è un Barjen.Una volta entrato nell'arma dei Carabinieri,prestò servizio a Roma.Lino Cher,che tutti ricordano con affetto in paese anche perchè fu tra quelli che diedero una mano per la realizzazione della raccolta museale di Bardo,lo indirizzò su quella strada...Lì conobbe mia mamma Ermanna,di Anagni,che lavorava presso l'Azienda di Stato dei Servizi Telefonici.Si sposarono il 2 aprile del 1959 e poi,col tempo,arrivammo io e le mie due sorelle Annamaria e Sabina."

   Dunque Bardo l'ha conosciuta già prima del terremoto...

"Certamente .Il babbo mi portò qui a trascorrere l'estate con i nonni e,spesso,venivamo anche in occasione di Ognissanti e a Pasqua.Ho un vivido ricordo del vecchio paese ,con stradine strette e case di sasso ammassate le une sulle altre.Molte erano già vuote e diverse pericolanti.Mi ricordo della stalla del nonno con due mucche e un vitello .Una delle mucche era capricciosa e,alla mungitura,il nonno doveva tenerla a bada con un bastone mentre la nonna la mungeva.Il nonno aveva anche le api e un laboratorio di falegname.Nell'estate del '69 mi fece un regalo bellissimo:un rastrello di legno fatto su misura  per me.Sì,perchè allora,tutti dovevano dare una mano,anche i più piccoli.
Si andava nei campi e si aiutava  a rastrellare e a girare il fieno.Poi i più grandi facevano le kope.Ad ogni modo c'era anche il tempo per divertirsi con gli altri bambini:ci si rotolava nei fienili oppure andavamo a bagnarci con l'acqua del lavatoio.Poi mi ricordo della messa e degli uomini che non entravano in chiesa se non dopo l'ultimo rintocco della campana che ne annunciava l'inizio.
Siamo saliti con papà anche subito dopo il terremoto.Dormivamo in una roulotte.Poi il paese è cambiato.Tutto nuovo,certo,ma il luogo comunque ha conservato il suo fascino."

   A Roma invece,inizia il suo percorso vocazionale.

   " Dopo gli studi liceali,come un po' tutti i giovani,cominciai a pormi delle domande sul mio futuro.Scelsi di intraprendere il percorso vocazionale frequentando il Seminario minore di Roma e diverse comunità vocazionali.Concluso questo periodo di ascolto e studio scelsi la vita monastica.La mia passione per la montagna mi portò a trasferirmi a Valle Ombrosa in Toscana.Ciò anche per staccarmi dalle mie vecchie abitudini di vita e dedicare la giusta attenzione a questo nuovo modo di vivere.
Bisogna sapere che la vita monastica è composta anche di momenti comunitari:il monachesimo è soprattutto un movimento laicale.Io mi sono impegnato con gli scout,il catechismo ed altre attività a favore della comunità.In seguito ho continuato e concluso gli studi di teologia e sono diventato anche sacerdote".

   I giovani di Bardo hanno subito notato le sue prediche con in mano l'i-pad...

   "Sì la valigia è decisamente meno ingombrante dei libri!Basta scaricare l'applicazione e ho tutti i testi sacri a disposizione.Comodo,no?".

 Più scomodo è magari raggiungere Bardo.Eppure lei non rinuncia mai a tornare almeno una volta all'anno.

   "Le dico la verità.Più passa il tempo più mi diventa facile arrivare e difficile ripartire.Bardo è il mio ambiente.Qui sento le mie origini,qui è piantato il mio ceppo.Ho anche registrato il suono delle campane che annunciano la domenica,il giorno di festa.E' meraviglioso e l'ascolto quando sento la mancanza del posto dove è nato mio padre."(I.C)

fonte:Novi Matajur del 24.dicembre 2014



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