17 lug 2015

Escono in volume le cento puntate di "Olga Klevdarjova, un racconto storico"

Presentazione libro 19 luglio 2015 ore 16.00 Stazione Topolò

Il 27 ottobre 1994 nella pagina Minimatajur uscì il primo di una lunga serie di interventi, a firma Mjuta Povasnica, accomunati dal titolo che era il nome di una delle protagoniste di questo racconto: Olga Klevdarjova. Racconto che avrebbe accompagnato per cento puntate il lettore del Novi Matajur fino al dicembre di due anni dopo.
Mjuta Povasnica era, lo fece sapere lui stesso, lo pseudonimo di Paolo Petricig, collaboratore del giornale ma soprattutto educatore, saggista, uomo dedicato alle arti grafiche, personalità di cultura a tutto tondo, quindi. Ed è quindi giustamente di Petricig la firma del volume che oggi raccoglie la vicenda storica di Olga Klevdarjova – con alcune modifiche rispetto a quanto pubblicato sul Novi Matajur che si rifanno alla versione digitale recuperata dal computer dell’autore – e che è stato pubblicato dalla nostra cooperativa e curato dal Centro studi Nediža di San Pietro al Natisone, in particolare dal figlio di Paolo, Alvaro.
‘Un racconto storico’ è il sottotitolo del libro nel quale si intrecciano vicende locali (Olga Klevdarjova, che di cognome faceva Corredig, era di Tarpezzo, suo marito Giorgio Venuti di Clenia) con quelle tragiche che caratterizzarono il Novecento, giustamente definito ‘secolo breve’, in questo caso comprendendo un periodo che va dalla disfatta di Caporetto, nell’ottobre 1917, alla ritirata dal fronte del Don, durante la Seconda guerra mondiale.
Se la storia di una famiglia delle Valli del Natisone viene riassunta e raccontata al lettore anche grazie alla conoscenza personale di alcuni dei protagonisti, per l’altro aspetto non deve essere stata secondaria la questione, venuta alla ribalta proprio agli inizi degli anni Novanta, dei militari italiani dispersi in Russia.
Giorgio Venuti fu proprio uno di coloro che non fecero più ritorno da quella infausta spedizione, alla moglie Olga rimase solo una sua fotografia ripresa sul fronte russo.
Quale è oggi il senso di questa proposta (o riproposta, anche se dopo vent’anni il racconto di Petricig continua a mantenere una sua freschezza, scorrendo lievemente, nonostante spesso parli di fatti tragici, pagina dopo pagina) fatta non solo ai lettori della Benecia? Lo spiega nell’intervento introduttivo il Nediža, del quale proprio in quegli anni Petricig era presidente: “L’evoluzione tecnologica della società in cui viviamo ha assunto ritmi ormai frenetici, e la velocità del consumo sembra avere più valore di ciò che dura nel tempo. In tutto questo un libro resta un oggetto fisico, solido, tangibile che, per quanto limitate possano essere le sue dimensioni, occupa un proprio spazio ‘imponendo’ la sua presenza.”
Aggiungiamo che sono tempi non solo di velocità ma anche di scarsa precisione storica, spesso voluta.
Raccontando ‘Olga Klevdarjova’ non crediamo Petricig abbia voluto mettersi nella parte dello storico ma del divulgatore, di certo però controllando le fonti, cercando i punti di vista rispetto alle vicende narrate, proponendo una visione d’insieme che nei libri che si possono sfogliare sul periodo tra le due guerre non è certo facile incontrare.
Con una lievità, come detto, che era anche uno dei suoi tratti caratteristici e che per questo ci fa ancor di più apprezzare la possibilità che ci viene data di leggere nella sua interezza questo (nostro) romanzo storico.
Il libro ‘Olga Klevdarjova’ di Paolo Petricig verrà presentato in anteprima domenica 19 luglio, alle 16, nell’ambito di Stazione di Topolò – Postaja Topolove. A dialogare con Michele Obit, presidente della cooperativa che edita il volume, sarà lo storico Piero Purini.

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