Tra i tredici comuni della provincia di Udine nei quali non sono presenti le «slot machines» quasi la metà sono dell’area nella quale vive la comunità slovena. Si tratta di Drenchia, Grimacco, Stregna, Taipana, Lusevera e Malborghetto-Valbruna. Lo rivela l’ingagine sul gioco d’azzardo delle Caritas diocesane del Friuli Venezia Giulia avviata, anche grazie al finanziamento della federazione regionale delle Banche di credito cooperativo, con la supervisione scientifica dell’Ires FVG, che ha approfondito sia la diffusione dei giochi in regione, sia i comportamenti degli adolescenti. È stata presentata in un convegno a Udine lo scorso 11 febbraio.
Il dato, tuttavia, non può essere enfatizzato. Si tratta di piccoli Comuni nei quali è carente anche il numero di esercizi pubblici. E, per giocare, ci si può spostare comodamente nei paesi vicini o fare una capatina nelle case da gioco della vicina Slovenia.
Anche nella Slavia, a Resia e in Valcanale si contano molte, troppe persone dipendenti dal gioco d’azzardo che dilapidano lo stipendio o la pensione alle macchinette e al tavolo verde come pure nelle scommesse, nei giochi a premi (Gratta e vinci, Superenalotto, eccetera), nella sale Bingo, nei giochi on line, creando grossi problemi per se stessi, le proprie famiglie e l’intera società.
Se il fruitore delle macchinette mangiasoldi nei bar, come emerge dall’indagine, è «cliente abituale, maschio, fascia d’età compresa tra i 40 e i 60 anni», negli altri esercizi (ricevitorie, tabacchini, edicole, sale Bingo e casinò sloveni) è forte anche la presenza femminile e over sessanta.
Alcuni amministratori locali, sempre più preoccupati dei danni sociali provocati dal fenomeno, ci hanno parlato di diversi casi cronici nelle valli della Slavia. Di persone che sperperano tutti i propri mezzi finanziari nel gioco d’azzardo e poi si rivolgono a familiari, parenti, amici, enti assistenziali per poter far fronte alle spese ordinarie del vivere quotidiano, quando non per i farmaci o addirittura per poter consumare pasti regolari.
Nell’aprire i lavori del convegno Caritas, intitolato «Gioco d’azzardo, rischio, speranza e illusione», l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato ha sottolineato che «anche di fronte alla tentazione del gioco d’azzardo solo una buona educazione della coscienza delle persone può far vivere una vita virtuosa».
Anche il legislatore cerca di mettere qualche pezza a quella che è una vera e propria emergenza. «La prevenzione è l’obiettivo principale della legge regionale per il Contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo, anche con il supporto delle associazioni e degli enti locali», ha ricordato l’assessore regionale alla Salute e alle politiche, Maria Sandra Telesca, intervenendo ai lavori. Lo strumento citato dall’assessore è la legge regionale numero 1 del 2014 «Disposizioni per la prevenzione, il trattamento e il contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo, nonché delle problematiche e patologie correlate». Silvana Cremaschi, consigliere regionale e neuropsichiatra infantile, ha osservato che il trattamento e il contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo rientrano ormai tra le attività di promozione della salute.
«La parola gioco – secondo l’assessore Telesca – aveva in origine tutt’altro significato. Ne abbiamo fatto un uso improprio, creando una specie di mostro».
Un mostro potentissimo, generato e tutelato dagli interessi economici. Dall’analisi dei dati quantitativi forniti dall’Agenzia e delle dogane e dei monopoli, si evince che la raccolta effettiva in una anno (novembre 2011-ottobre 2012 il periodo preso in considerazione) in Friuli Venezia Giulia è stata di complessivi 1 miliardo 482 milioni di euro. Cifra stilata per difetto, in quanto non può tenere conto di quanto i cittadini regionali hanno speso nelle case da gioco delle vicine Slovenia e Austria.
Anche nella Slavia, a Resia e in Valcanale si contano molte, troppe persone dipendenti dal gioco d’azzardo che dilapidano lo stipendio o la pensione alle macchinette e al tavolo verde come pure nelle scommesse, nei giochi a premi (Gratta e vinci, Superenalotto, eccetera), nella sale Bingo, nei giochi on line, creando grossi problemi per se stessi, le proprie famiglie e l’intera società.
Se il fruitore delle macchinette mangiasoldi nei bar, come emerge dall’indagine, è «cliente abituale, maschio, fascia d’età compresa tra i 40 e i 60 anni», negli altri esercizi (ricevitorie, tabacchini, edicole, sale Bingo e casinò sloveni) è forte anche la presenza femminile e over sessanta.
Alcuni amministratori locali, sempre più preoccupati dei danni sociali provocati dal fenomeno, ci hanno parlato di diversi casi cronici nelle valli della Slavia. Di persone che sperperano tutti i propri mezzi finanziari nel gioco d’azzardo e poi si rivolgono a familiari, parenti, amici, enti assistenziali per poter far fronte alle spese ordinarie del vivere quotidiano, quando non per i farmaci o addirittura per poter consumare pasti regolari.
Nell’aprire i lavori del convegno Caritas, intitolato «Gioco d’azzardo, rischio, speranza e illusione», l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato ha sottolineato che «anche di fronte alla tentazione del gioco d’azzardo solo una buona educazione della coscienza delle persone può far vivere una vita virtuosa».
Anche il legislatore cerca di mettere qualche pezza a quella che è una vera e propria emergenza. «La prevenzione è l’obiettivo principale della legge regionale per il Contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo, anche con il supporto delle associazioni e degli enti locali», ha ricordato l’assessore regionale alla Salute e alle politiche, Maria Sandra Telesca, intervenendo ai lavori. Lo strumento citato dall’assessore è la legge regionale numero 1 del 2014 «Disposizioni per la prevenzione, il trattamento e il contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo, nonché delle problematiche e patologie correlate». Silvana Cremaschi, consigliere regionale e neuropsichiatra infantile, ha osservato che il trattamento e il contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo rientrano ormai tra le attività di promozione della salute.
«La parola gioco – secondo l’assessore Telesca – aveva in origine tutt’altro significato. Ne abbiamo fatto un uso improprio, creando una specie di mostro».
Un mostro potentissimo, generato e tutelato dagli interessi economici. Dall’analisi dei dati quantitativi forniti dall’Agenzia e delle dogane e dei monopoli, si evince che la raccolta effettiva in una anno (novembre 2011-ottobre 2012 il periodo preso in considerazione) in Friuli Venezia Giulia è stata di complessivi 1 miliardo 482 milioni di euro. Cifra stilata per difetto, in quanto non può tenere conto di quanto i cittadini regionali hanno speso nelle case da gioco delle vicine Slovenia e Austria.
Benečani so nimar radi igrali.