31 dic 2015
30 dic 2015
Uno strano dicembre
Un dicembre così caldo e non piovoso è molto strano per l'Alta Val Torre-Terska dolina.Un novembre e dicembre così asciutto non si avevano dall'inizio degli anni 60. C'è la preoccupazione per la primavera e l'estate quando arriverà il momento di irrigare le coltivazioni,infatti la portata del Torre si è ridotta di molto.
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il Torre-Ter foto di Guido Marchiol |
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Catena dei Musi - Musac e la Val Torre foto di Del Medico Yurij |
fioriscono le margherite |
fioriscono le rose |
fioriscono le rose |
Niente neve fotografie di dicembre 2015 |
I VINI GHIACCIATI
UN'IDEA PER FESTE ED OCCASIONI IMPORTANTI
Curiosità : Il vino di Ghiaccio - Ledeno vino - Eiswein è il termine di origine tedesca con il quale si designano i vini ottenuti dalla fermentazione di grappoli congelati, vendemmiati tardivamente all’inizio della stagione invernale, quando la temperatura scende sotto i -7 °C.La rapida raccolta e pressatura dei grappoli congelati rende possibile una elevata concentrazione degli zuccheri perché, mentre questi ultimi non si modificano con la bassa temperatura, l’acqua all’interno degli acini si ghiaccia. Il congelamento impedisce generalmente anche la formazione di muffa nobile che consente di ottenere dei vini che, a fronte di una considerevole dolcezza, presentano una spiccata acidità che riesce a bilanciarli in maniera adeguata, ciò che li distingue da altri vini dolci come Sauternes eTokaj.
I principali produttori mondiali di Eiswein sono Germania, Austria, Trentino-Alto Adige,Canada.
Tra i vitigni più utilizzati se ne possono trovare sia a bacca bianca (Riesling e Vidal) che a bacca rossa (Cabernet Franc).Anche I'talia si sta cimentando in questa specialità vinicola che prende il nome di Vino di Ghiaccio.
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da wikipedia |
Il vino di Ghiaccio - Ledeno vino si produce anche nella vicina Slovenia a Jeruzalem, Ormož,Gornja Radgona ,Krško . La vendemmia viene fatta in dicembre e gennaio quando la temperatura è molto sotto lo zero.
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vendemmia in Slovenia vino di ghiaccio :varietà moscato giallo di Jeruzalem Nota di degustazione:colore giallo dorato intenso, oleoso, profuma di succoso moscato,gusto estremamente dolce-acidulo che lo rende equilibrato. In bocca è ricco, dall'accentuato carattere di moscato, lascia in bocca un ottimo retrogusto. http://www.vinaprus.si/sl/katalog-vin/33/rumeni-muskat-ledeno-vino/ |
DAL MONDO
Più di un milione di migranti hanno raggiunto l’Europa via mare nel 2015. Lo sostengono nuovi dati diffusi dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Più dell’80 per cento delle persone è arrivata in Grecia, in particolare sull’isola di Lesbo. Circa 844mila persone hanno raggiunto la Grecia dalla Turchia, mentre più di 150mila hanno attraversato il Mediterraneo spostandosi dalla Libia all’Italia.
LE NOTIZIE PIU' IMPORTANTI DEL 2015 da http://www.internazionale.it/topnews2015
LE NOTIZIE PIU' IMPORTANTI DEL 2015 da http://www.internazionale.it/topnews2015
L’attacco a Charlie Hebdo in Francia
7 gennaio
7 gennaio
2
Syriza vince le elezioni in Grecia
25 gennaio
25 gennaio
3
Il naufragio di 800 persone al largo della Libia
19 aprile
19 aprile
4
Il terremoto in Nepal
25 aprile
25 aprile
5
Gli Stati Uniti legalizzano i matrimoni gay
26 giugno
26 giugno
6
L’accordo sul nucleare iraniano
14 luglio
14 luglio
7
Gli attentati di Parigi
13 novembre
13 novembre
8
Mauricio Macri vince le elezioni in Argentina
23 novembre
23 novembre
9
La conferenza dell’Onu di Parigi approva l’accordo sul clima
13 dicembre
13 dicembre
10
Una road map per la pace in Siria
18 dicembre
18 dicembre
29 dic 2015
Doline/duline
Resia/Rezija
Stella d'argento della Val Resia a Marco Favalli
Un riconoscimento anche a Igor Bobaz,vicecampione italiano nel lancio del disco tra i Cadetti
Il 19 dicembre nella sala del Consiglio comunale di Resia è stato consegnato il premio annuale "Stella d'argento della Val Resia-anno 2015" un riconoscimento giunto ala 12° edizione dall'associazione"ViviStolvizza",E' stata una cerimonia molto partecipata alla presenza del sindaco e di altre autorità locali.La motivazione di questa assegnazione a Marco Favalli è stata la seguente: "Per aver saputo coniugare professionalità,competenza ed amore per la natura e la montagna nel progetto "La casa resiana".
Sono stati consegnati riconoscimenti alla famiglia di Laura Buttolo e Cristian Panato e per meriti sportivi a Igor Bobaz,vice-campione d'Italia oltre che campione regionale nel lancio del disco tra i Cadetti.
Terska dolina/Valle del Torre
Una poesia di Viljem Černo nell'ecocalendario dei servizi ambientali
Quest'anno il calendario per la raccolta dei rifiuti,dal 2007 presente nelle case e nelle aziende di oltre 40 comuni della provincia di Udine,punta alla promozione delle lingue minoritarie e ai paesaggi tipici del territorio.Lo fa con un partner prestigioso come l'ARLEF -Agjenzie Regional pe Lenghe Furlane.
Quest'anno l'azienda ha scelto di raccontare alcuni paesaggi rappresentativi del Friuli attraverso la voce dei poeti e scrittori locali.I brani selezionati sono principalmente in lingua friulana,così come la traduzione del calendario stesso,ma si è voluto dare spazio anche alla variante slovena parlata nelle Valli del Torre,territorio servito da AeT2000.
Nel calendario si sono volute evidenziare alcune tra le voci più attive di autori contemporanei come Pierluigi Cappello,Maurizio Mattiuzza,Umberto Valentinis,Viljem Černo,poeta dialettale sloveno di Bardo/Lusevera,Dino Virgili,Siro Angeli,Elio Bartolini,Maria Forte,Celso Cescutti,Franco Marchetta,Angelo Maria Pittana,Amedeo Giacomini,
Secondo il presidente dell'Arlef Lorenzo Fabbro,questa iniziativa permette alla letteratura locale di entrare nelle case degli utenti che potranno apprezzare gli autori,conoscere nuove parole e prendere coscienza di lingue vivaci e con produzione letteraria di valore.
Il calendario verrà distribuito tra fine 2015 e inizio 2016 con una tiratura di 115mila copie .Come sempre il calendario è stampato su carta riciclata ,utilizzando anche una leggera patinatura per far risaltare meglio i colori e le foto.
Calendari per Nuovo anno 2016 .
Anche quest'anno il Centro per le ricerche culturali di Bardo ha preparato un calendario con le vecchie fotografie per ricordare che 40 anni fa il terremoto ha colpito tutto il Friuli.Anche il comune di Bardo-Lusevera ha dedicato alcune fotografie del suo calendario al terremoto per mostrare cosa è stato fatto per dare nuova vita alla Val Torre.
Il comune di Taipana e Caporetto anche quest'anno ha stampato il calendario transfrontalero con delle fotografie molto belle di Maurizio Butazzoni,Igor Baloh Parin e Jernej Bric.
fonte dal Novi Matajur del 23 dicembre 2015
Stella d'argento della Val Resia a Marco Favalli
Un riconoscimento anche a Igor Bobaz,vicecampione italiano nel lancio del disco tra i Cadetti
Il 19 dicembre nella sala del Consiglio comunale di Resia è stato consegnato il premio annuale "Stella d'argento della Val Resia-anno 2015" un riconoscimento giunto ala 12° edizione dall'associazione"ViviStolvizza",E' stata una cerimonia molto partecipata alla presenza del sindaco e di altre autorità locali.La motivazione di questa assegnazione a Marco Favalli è stata la seguente: "Per aver saputo coniugare professionalità,competenza ed amore per la natura e la montagna nel progetto "La casa resiana".
Sono stati consegnati riconoscimenti alla famiglia di Laura Buttolo e Cristian Panato e per meriti sportivi a Igor Bobaz,vice-campione d'Italia oltre che campione regionale nel lancio del disco tra i Cadetti.
Terska dolina/Valle del Torre
Una poesia di Viljem Černo nell'ecocalendario dei servizi ambientali
Quest'anno il calendario per la raccolta dei rifiuti,dal 2007 presente nelle case e nelle aziende di oltre 40 comuni della provincia di Udine,punta alla promozione delle lingue minoritarie e ai paesaggi tipici del territorio.Lo fa con un partner prestigioso come l'ARLEF -Agjenzie Regional pe Lenghe Furlane.
Quest'anno l'azienda ha scelto di raccontare alcuni paesaggi rappresentativi del Friuli attraverso la voce dei poeti e scrittori locali.I brani selezionati sono principalmente in lingua friulana,così come la traduzione del calendario stesso,ma si è voluto dare spazio anche alla variante slovena parlata nelle Valli del Torre,territorio servito da AeT2000.
Nel calendario si sono volute evidenziare alcune tra le voci più attive di autori contemporanei come Pierluigi Cappello,Maurizio Mattiuzza,Umberto Valentinis,Viljem Černo,poeta dialettale sloveno di Bardo/Lusevera,Dino Virgili,Siro Angeli,Elio Bartolini,Maria Forte,Celso Cescutti,Franco Marchetta,Angelo Maria Pittana,Amedeo Giacomini,
Secondo il presidente dell'Arlef Lorenzo Fabbro,questa iniziativa permette alla letteratura locale di entrare nelle case degli utenti che potranno apprezzare gli autori,conoscere nuove parole e prendere coscienza di lingue vivaci e con produzione letteraria di valore.
Il calendario verrà distribuito tra fine 2015 e inizio 2016 con una tiratura di 115mila copie .Come sempre il calendario è stampato su carta riciclata ,utilizzando anche una leggera patinatura per far risaltare meglio i colori e le foto.
Calendari per Nuovo anno 2016 .
Anche quest'anno il Centro per le ricerche culturali di Bardo ha preparato un calendario con le vecchie fotografie per ricordare che 40 anni fa il terremoto ha colpito tutto il Friuli.Anche il comune di Bardo-Lusevera ha dedicato alcune fotografie del suo calendario al terremoto per mostrare cosa è stato fatto per dare nuova vita alla Val Torre.
Il comune di Taipana e Caporetto anche quest'anno ha stampato il calendario transfrontalero con delle fotografie molto belle di Maurizio Butazzoni,Igor Baloh Parin e Jernej Bric.
fonte dal Novi Matajur del 23 dicembre 2015
La Giunta regionale “congela” lʼistituzione delle Unioni territoriali
A un anno dalla riforma che ora rischia di saltare Un anno fa, il 12 dicembre 2014, il Consiglio regionale ha approvato la legge di riforma degli enti locali. Secondo quel testo gli effetti principali della riforma, con l'avvio dell'attività delle Unioni territoriali intercomunali, sarebbero dovuti partire il prossimo 1 gennaio 2016. Ma, dopo lunghi mesi di dibattiti, incontri e di dure prese di posizione contro il progetto di riordino, la Giunta regionale ha deciso di rinviare l'istituzione delle Uti. Almeno fino alla pronuncia del Tar, attesa per la prossima primavera, in merito al primo dei tre ricorsi promossi da 56 sindaci, contrari al testo (e ai decreti attuativi) della legge regionale. E, secondo alcuni, l'esito del pronunciamento del Tar potrebbe condizionare anche il futuro dell'assessore Paolo Panontin, ‘padre’ della riforma, che potrebbe essere sostituito nella Giunta Serracchiani nel caso di una sostanziale bocciatura del disegno di riordino.
continua nell'edizione cartacea del Novi Matajur
NO BOTTI PER CAPODANNO
Legambiente FVG, assieme a molte altre associazioni ambientaliste del territorio, aderisce a questo appello contro l'uso dei botti e fuochi artificiali
ove questi possano inquinare, danneggiare cose o persone, spaventare, far fuggire gli animali o ucciderli, come sappiamo avviene ogni anno.
FESTEGGIAMO SÌ! MA RESPONSABILMENTE!
Non perdete il Dom di Natale - Ne prezrite v božičnem Domu
Nel ventiduesimo numero di quest’anno, il quindicinale Dom mette in primo piano la festività del Natale quale momento per aprire i nostri cuori e trovare conforto anche di fronte alle violenze e tragedie che devastano il mondo attuale.
L’editoriale annuncia il compleanno del Dom, che entra nel suo cinquantesimo anno di vita con un formato in digitale al quale gli abbonati potranno accedere sul smartphone o computer tramite una password che verrà fornita loro. Una novità introdotta per mantenere il passo con i nuovi orizzonti della comunicazione, per tenere vivo il contatto con le generazioni più giovani e per sopperire ai crescenti disservizi postali. Anche in questo modo si persegue l’impegno in difesa dei diritti degli sloveni della Provincia di Udine che dal 1966, anno della sua fondazione, il Dom ha fatto proprio.
In seconda pagina gli orari delle messe natalizie tra le quali il 24 dicembre l’appuntamento alle dieci con la messa in lingua slovena che sarà celebrata da mons. Marino Qualizza nella chiesa di San Pietro al Natisone. Tra gli appuntamenti prenatalizi la Novena di Natale nelle parrocchie di Drenchia, Liessa e Cravero. Ricordiamo poi il 20 dicembre l’apertura della porta santa sul monte Lussari in occasione dell’anno santo che si protrarrà fino al 20 novembre 2016. Ne parla in un’intervista il parroco di Camporosso e rettore del Lussari mons. Dionisio Mateucig. Restiamo in ambito religioso con la celebrazione, presieduta dal vescovo mons. Andrea Bruno Mazzoccato, per l’ingresso di don Zanon, nuovo vicario foraneo di San Pietro,che sarà affiancato da don Darius Klosinski.
L’anno nuovo si aprirà con due importanti eventi per la comunità slovena: il 6 gennaio al teatro Ristori a Cividale il tradizionale Dan emigranta, festa degli sloveni della provincia di Udine, che vedrà un ricco programma culturale dedicato ai 40 anni di attività della compagnia teatrale Beneško gledališče nonché quali oratrici Anna Wedam, eletta presidente dell’associazione slovena Don Mario Cernet che opera in Valcanale, e l’europarlamentare Isabella De Mone. Il 16 gennaio a Kobarid il secondo importante evento, il tradizionale incontro tra gli Sloveni della provincia di Udine e della Valle dell’Isonzo, il cui ospite principale sarà il ministro degli Esteri sloveno Karl Erjavec. Slovenia e Italia unite, quindi, nella difesa dei diritti delle rispettive minoranze italiana e slovena e anche alleate militari, come dimostra un recente incontro a Rivolto tra i capi di stato maggiore della difesa di Italia e Slovenia.
Continua il progetto Intercultura che porta lo sloveno nel cuore di Udine e da evidenziare il successo della 12° edizione dei mercatini di Natale a San Pietro.
La consapevolezza di quanto sia importante tutelare la lingua slovena nella variante dialettale e apprendere la lingua slovena standard quale ulteriore opportunità nel mondo del lavoro emerge dall’intervista alla ventenne Orsola Bannelli, diplomata con il massimo dei voti al conservatorio di Udine con una tesi dedicata all’etnologo sloveno Pavle Merku. Quest’ultimo insieme allo studioso Milko Matičetov è stato recentemente ricordato nel corso di un convegno organizzato in occasione del sessantesimo di attività del circolo culturale Ivan Trinko.
Un riferimento a Resia con il presepe vivente sotto la stella che scende dal Pustigost, allestito a Stolvizza, e il concerto il 27 dicembre del coro di Postummia.
Da ultimo ricordiamo che per l’anno nuovo gli sloveni della Slavia friulana, di Resia e Valcanale hanno preparato calendari da parete nelle varianti dialettali e nella lingua standard, corredati da foto a colori e in biancoenero.
V dvaindvajseti letošnji izdaji petnajstdnevnika Dom z dne 20. decembra je v ospredju vabilo naj Božiču odpremo vrata svojih sarc, saj pred grozotami današnjega sveta lahko dobimo tolažbo v rojstvu Božjega sina na zemlji.
Istituito l’Ufficio per la lingua slovena
Regione /Voto del Consiglio regionale su iniziativa del Comitato paritetico per la minoranza slovena
La Regione Friuli Venezia Giulia ha ottenuto l’Ufficio per la lingua slovena, con la denominazione ufficiale di Ufficio centrale per la lingua slovena, che amministrerà e coordinerà le attività legate all’uso della lingua slovena nella pubblica amministrazione. Questo in base alla legge finanziaria, che è stata approvata recentemente dal Consiglio regionale con i voti del centrosinistra e nonostante la contrarietà dell’opposizione. Il nuovo ufficio si impegnerà per l’attuazione dell’articolo 8 della legge di tutela (uso della lingua slovena nell’amministrazione pubblica). La direzione dell’ufficio sarà affidata ad un dirigente con competenza professionale e conoscenza della lingua; godrà di autonomia organizzativa per la quale avrà a disposizione anche adeguato personale. L’ufficio ricorrerà a strutture organizzative regionali e nel suo operato poggerà anche sui servizi della società informatica Insiel. Tra le competenze della nuova struttura rientra anche la rete informatica, che sarà destinata all’uso della lingua slovena nell’amministrazion epubblica. In questo contesto fornirà il servizio di traduzione e si occuperà dell’aggiornamento linguistico del personale, che quotidianamente nell’ambito della Regione e delle amministrazioni locali opera in lingua slovena. L’idea di istituire l’ufficio (proposto dalla Giunta regionale con il sostegno dei consiglieri Igor Gabrovec e Stefano Ukmar) è nata nell’ambito del Comitato paritetico per la minoranza slovena, che ha trasmesso la proposta all’assessore regionale Gianni Torrenti e alla commissione consultiva per gli sloveni. Come ci ha riferito la presidente del Comitato paritetico, Ksenija Dobrila, oltre all’interesse generale l’istituzione dell’ufficio hanno concorso due fattori: il flusso confusionario e ritardatario dei contributi regionali per l’uso della lingua slovena nelle pubbliche amministrazioni nonché la gestione dispersiva nel presentare le domande di contributi da parte di queste ultime. La presidente quale esempio cita il Comune di Gorizia che ha regolarmente presentato la domanda di contributo, al contrario del Comune di Trieste. A causa di un intreccio di eventi, i finanziamenti che erano stati destinati dal governo ai Comuni, alle Provincie e alle Aziende sanitarie, ecc – anche a causa della negligenza degli amministratori pubblici sono speso tornati alle casse dello Stato. In breve il denaro è rimasto inutilizzato. Per questo motivo da più parti sono stati costretti a chiudere i cosiddetti sportelli sloveni e nel contempo a rinunciare all’apporto di traduttori e interpreti. «Il Comitato paritetico ha chiesto ad entrambi i consiglieri regionali sloveni di accogliere l’adeguamento della normativa regionale alla nuova modalità di finanziamento dell’uso della lingua slovena nell’amministrazione pubblica nell’ambito della legge finanziaria. Finora la normativa regionale prevedeva, infatti, l’assegnazione dei contributi per l’attività di progetto, che è episodica e non garantisce sistematicità», sottolinea Dobrila. A questo proposito ha fornito un aiuto al Comitato paritetico e alla minoranza slovena il legislatore regionale e statale, che recentemente ha reso più uniforme e ha semplificato la distribuzione dei finanziamenti pubblici in base alla legge di tutela. Nel Comitato paritetico depongono grande speranza nella rete informatica, che per quanto riguarda lo sloveno collegherà tutte le amministrazioni pubbliche interessate nonché le istituzioni che forniscono servizi. Non da ultimo il nuovo ufficio, aggiunge Dobrila, si occuperà anche di terminologia scientifica in lingua slovena; promuoverà lo scambio di idee e di consigli tra linguisti e amministratori pubblici. In sostanza si tratta di un’acquisizione importante. S. T.
(Primorski dnevnik, 19. 12. 2015
http://www.dom.it/wp-content/uploads/2015/12/Slovit-dicembre-2015.pdf
28 dic 2015
INTERVISTA A «REPUBBLICA» Boris Pahor
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Boris Pahor (Trieste, 26 agosto 1913) è uno scrittore sloveno con cittadinanza italiana. |
Boris Pahor :"Grazie a Rada sono tornato un uomo libero"
L’autore di «Quello che ho da dirvi» racconta la relazione con la moglie. Tra passione, ironia e ricordi dal lager.
«Rada aveva capito il mio grande bisogno di libertà, perché chi proviene dal paese della morte è destinato a vivere come un naufrago».
Della moglie parla quasi con soggezione, come se non bastasse un secolo di esperienze - centodue anni tra guerre mondiali, lager, totalitarismi - per accostarsi a quelle vette di intelligenza e ironia. «Forse non l’ho mai meritata», ripete oggi Boris Pahor mentre infila la scalinata che conduce alla sua casa sul mare, gli ultimi gradini discesi con passo saltellante («Li conosco bene, sono del mio giardino», rassicura chi l’osserva preoccupato). È nato a Trieste nel 1913, sotto l’impero asburgico. Ha visto l’orrore del Novecento e forse anche per questo sa parlare d’amore. Quello di Radoslava Premrl, un’intellettuale slovena dal tratto aristocratico, «era come l’antico amore del mare per la propria costa, fedele come le volute delle doline carsiche». Le ha dedicato Libro per Rada, non ancora tradotto in italiano, «anche per dimostrarle che aveva torto. Lei era convinta che scrivendo di noi sarei stato tentato dall’autocelebrazione. Invece non ho tralasciato nulla, anche i miei difetti peggiori».
Come vi siete conosciuti?
«Durante un viaggio in treno, nel 1951. Io non sono proprio un tipo da conversazione, però le dissi che somigliava a Ingrid Bergman. “Ah, bella scoperta”, mi gelò lei. Era una giovane donna dalla battuta pronta».
E questo naturalmente le piacque?
«Era un tratto che mi affascinava anche se un po’ ne ho sofferto. Quando le sfiorai le labbra, nel mare di Barcola, lei fece il gesto di cancellare il bacio con l’acqua salata. Rideva, però era come se volesse scansare la tenerezza».
Forse aveva bisogno di sdrammatizzare.
«Sì, era un modo per dirmi che era forte e che aveva superato i momenti più brutti della sua vita».
A cosa si riferisce?
«Il legame tra me e Rada nacque anche perché avevamo un passato doloroso. Io ero sopravvissuto al fascismo e ai lager di Dachau e Natzwei- ler-Struthof, lei aveva subito il carcere, il confino e la tragedia di un fratello e di una sorella ammazzati».
Il passato doloroso può unire sentimentalmente?
«Sì, perché ci si riconosce l’uno nell’altro. Rada era pura vita. Una delle prime volte le dissi che doveva essere tenuta come riserva dell’intero universo. “Persone come te dovrebbero essere portate sulla terra alla fine delle guerre, dei lager, delle carceri”. Lei si adombrò sotto la frangetta dorata: “Ah, come se io non fossi stata in prigione”».
Lei non lo sapeva?
«No. Rada sapeva tutto di me avendo letto le mie prime novelle pubblicate nel 1948, ma io non sapevo ancora che i fascisti l’avevano messa in galera a Gorizia insieme alla madre. Fu allora che mi accorsi di essermi innamorato».
Come lo capì?
«Avevo voglia di accarezzarla, di avere più vicino quel vissuto che lei mi raccontava. E desideravo impadronirmi del suo buonumore, della grande felicità del vivere che restituiva nonostante la casa bruciata e l’orrore dei fratelli uccisi».
Il suo più grande gesto d'amore verso Rada è stato quello di aiutarla a liberarsi da una storia dolorosa.
«Le chiesi di scrivere di suo fratello Janko, un co- mandante partigiano divenuto eroe nazionale in Jugoslavia. Rada aveva scoperto che a spezzare la vita di Janko non erano stati i fascisti ma gli stessi compagni comunisti, intolleranti della sua libertà. Una vera tragedia».
Lei parlava con Rada dell'esperienza in campo di concentramento?
«No. Niente. Né a casa dei miei né con lei. Pensavo: se vogliono sapere, che leggano quello che scrivo». Quindi Rada ha saputo dai suoi libri? «Sì. Io battevo a macchina da mattina a sera, poi correggevo a mano, e Rada ricopiava la versione pulita. Sa, degli stati interiori è più facile scrivere che parlarne con la propria compagna. In Necropoli ho cercato di dire l’indicibile, ma è molto più complicato trovare il modo di spiegarlo a voce a chi non l’ha vissuto». Il lager restava fuori dalla relazione. «Poteva affiorare a brandelli nel quotidiano, le mollichine di pane posate vicino al piatto o il ricordo improvviso delle brodaglie che ci propina- vano». Come si ricomincia ad amare dopo il campo di concentramento? «La prima pulsione l’avevo provata in sanatorio, vicino a Parigi, dopo la reclusione a Bergen-Belsen. Madeleine, una giovane infermiera francese, mi fece tornare la fiducia nell’essere umano. Facevamo l’amore nel boschetto, sull’erba. Mi sembrò una cosa del tutto naturale».
Però ha raccontato di aver avuto difficoltà a esprimere una vicinanza affettiva ,anche con i figli.
«Ho maturato tardi il sentimento di paternità. Quando nacquero i miei due figli li osservavo da un punto di vista storico, come due esseri umani che non dipendevano da me. Avevo vissuto per un anno e mezzo nel paese della morte. Ci ho messo tanto per diventare normale».
Il più grande merito di Rada,lei ha scritto,è stato quello di rispettare il suo bisogno di libertà.
«La morte lascia un grande desiderio di libertà. Quando fui ricoverato in ospedale per la tisi, subito dopo il campo, non sopportavo che ogni giorno venissero a misurarmi la febbre. Io mi sentivo come un naufrago. E mia moglie questo lo comprese da subito».
Il seme dell'Amore
Il mondo e' un unico campo
nel quale e' stato seminato
l'Amore per nutrire chi
e' affamato ,assetato ed ammalato.
Ogni uomo porta in se'
il seme di questo Amore
che a volte dimentichiamo
di coltivare,di innalzare con
le le opere buone .
Il grande Seminatore
non sceglie dove seminare
gli esseri umani e dove trapiantarli,
ma suggerisce di coltivare
il campo in modo uniforme.
Qui sta la chiave ed il segreto
di tutti i rapporti fra le persone.
tradotto da un testo straniero
27 dic 2015
Nell’anno nuovo con la koleda koledo
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"Koledniki"cartolina del famoso pittore sloveno di origini carniche Maksim Gaspari immagine dal web |
Una volta il giorno di Capodanno in Val Torre i bambini andavano di casa in casa per ricevere il "koledo", una "mancia" che consisteva in noci,nocciole,castagne,mele,solo più tardi caramelle ,uova o qualche monetina.
Questa usanza la troviamo anche a Resia, in Val Natisone, in Slovenia e in altri paesi di origine slovena.
In Val Torre i bambini cantavano una filastrocca:
" koledo novo ljeto,Buoh nan dejte no dorò lieto".
" koledo novo ljeto,Buoh nan dejte no dorò lieto".
Anche la Slavia si sta preparando a festeggiare la fine dell’anno vecchio e l’arrivo del 2016. Una delle tradizioni più antiche è la «koleda», la questua del periodo natalizio conosciuta in Slovenia e in tutto il mondo slavo. Un tempo il rito si svolgeva in tutti i paesi. Ora nelle Valli del Natisone è restato a Cicigolis di Pulfero, dove nell’ultima sera dell’anno (dalle ore 17.30) gli uomini del paese, portando una stella, intonando canti tradizionali, effettuano una questua di casa in casa. Al mattino (dalle 9.30) si svolge, invece, la koleda dei bambini. A Lusevera, nell’Alta val Torre, i bambini raccolgono la «Koleda» l’1 gennaio, mentre a Ugovizza, in Valcanale, lo fanno il 6 gennaio, nella solennità dell’Epifania. Il Capodanno sarà atteso nelle valli slovene del Friuli con veglioni nelle abitazioni e nei locali pubblici.
fonte :http://www.dom.it/s-koledo-v-novo-lieto-2015_nellanno-nuoco-con-la-koleda/
Da Monteaperta/ Viškorša a Trieste in concerto
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Rika Murata foto da fb |
Rika risiede da anni a Monteaperta (Taipana) con il marito che ha in paese un laboratorio di restauro e produzione di viole da gamba e violini .
tradotto dal Dom del 20 dicembre 2015
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Marco Ternovec liutaio |
26 dic 2015
Compleanno in digitale
Articolo di fondo
Il Dom entra nel suo 50esimo anno di vita .Il primo numero vide la luce,infatti,nel Natale 1966,con l'intento di opporsi al subdolo processo di assimilazione,iniziato esattamente cent'anni prima,e di lottare apertamente in difesa dei diritti degli sloveni della provincia di Udine. Era il luglio del 1966 quando i parroci di Drenchia,mons.Valentino Birtig,di San Volfango ,don Mario Lavrencig,e di Tribil S,don Emilio Cencig decisero di pubblicare un bollettino inter-parrocchiale,che battezzarono con il nome di Dom."perchè - spiegavano - questa parola racchiude molti significati,infatti la casa,la famiglia,la lingua madre,le tradizioni,la chiesa,la terra natia e tutto ciò che sta più a cuore all'uomo".All'iniziativa aderì poco dopo anche il parroco di Montemaggiore ,mons.Pasquale Gujon .
A distanza di mezzo secolo si può affermare che sono riusciti nella singolare impresa di fondare un giornale sloveno per sloveni analfabeti,in quanto nella propria lingua madre non sapevano nè leggere nè scrivere,perchè sprovvisti di scuole in lingua slovena,.Ora il Dom è diffuso e apprezzato in tutto il territorio della provincia di Udine in cui risiede la comunità slovena,dal Lussari a Castelmonte ,come indica la testata di allora e di oggi.
La sfida degli ultimi anni è mantenere il passo con i nuovi orizzonti della comunicazione.Internet ,twitter,facebook... per tenere vivo il contatto con le generazioni più giovani e con gli sloveni di Slavia,Resia e Valcanale sparsi in Italia e nel mondo.
Ma il ruolo del quindicinale resta fondamentale.Per questo,e per sopperire ai crescenti disservizi postali,il regalo che nel cinquantesimo facciamo ai nostri lettori è la replica digitale dell'edizione cartacea.Agli abbonati forniremo una password grazie alla quale potranno leggere l'intero Dom sul proprio smartphone o computer ancor prima del recapito da parte del postino.
Anche attraverso questa iniziativa intendiamo restare nel solco tracciato dai fondatori,cioè diffondere e promuovere l'uso della lingua slovena,indissolubilmente legata alle nostre radici,al territorio,all'autentica identità delle nostre valli nella quale è inculturata la fede cristiana.
dal Dom del 20 dicembre 2015
Il Dom entra nel suo 50esimo anno di vita .Il primo numero vide la luce,infatti,nel Natale 1966,con l'intento di opporsi al subdolo processo di assimilazione,iniziato esattamente cent'anni prima,e di lottare apertamente in difesa dei diritti degli sloveni della provincia di Udine. Era il luglio del 1966 quando i parroci di Drenchia,mons.Valentino Birtig,di San Volfango ,don Mario Lavrencig,e di Tribil S,don Emilio Cencig decisero di pubblicare un bollettino inter-parrocchiale,che battezzarono con il nome di Dom."perchè - spiegavano - questa parola racchiude molti significati,infatti la casa,la famiglia,la lingua madre,le tradizioni,la chiesa,la terra natia e tutto ciò che sta più a cuore all'uomo".All'iniziativa aderì poco dopo anche il parroco di Montemaggiore ,mons.Pasquale Gujon .
A distanza di mezzo secolo si può affermare che sono riusciti nella singolare impresa di fondare un giornale sloveno per sloveni analfabeti,in quanto nella propria lingua madre non sapevano nè leggere nè scrivere,perchè sprovvisti di scuole in lingua slovena,.Ora il Dom è diffuso e apprezzato in tutto il territorio della provincia di Udine in cui risiede la comunità slovena,dal Lussari a Castelmonte ,come indica la testata di allora e di oggi.
La sfida degli ultimi anni è mantenere il passo con i nuovi orizzonti della comunicazione.Internet ,twitter,facebook... per tenere vivo il contatto con le generazioni più giovani e con gli sloveni di Slavia,Resia e Valcanale sparsi in Italia e nel mondo.
Ma il ruolo del quindicinale resta fondamentale.Per questo,e per sopperire ai crescenti disservizi postali,il regalo che nel cinquantesimo facciamo ai nostri lettori è la replica digitale dell'edizione cartacea.Agli abbonati forniremo una password grazie alla quale potranno leggere l'intero Dom sul proprio smartphone o computer ancor prima del recapito da parte del postino.
Anche attraverso questa iniziativa intendiamo restare nel solco tracciato dai fondatori,cioè diffondere e promuovere l'uso della lingua slovena,indissolubilmente legata alle nostre radici,al territorio,all'autentica identità delle nostre valli nella quale è inculturata la fede cristiana.
dal Dom del 20 dicembre 2015
IL VIN BRULÉ
Lucia Pertoldi
Nel lontano 1600, Monsignor Tommasini, Vescovo di Cittanova in Istria,
a proposito di certe pratiche terapeutiche utilizzate allora dal popolo, così
si pronunciava. Ascoltate !
a proposito di certe pratiche terapeutiche utilizzate allora dal popolo, così
si pronunciava. Ascoltate !
“In tutti i luoghi usano medicar la febbre in questo modo: pigliano vino potente,
e lo fanno bollire, ponendovi dentro un poco di canella, e pepe, lo danno così
caldo al febbricitante, che facendolo star ben coperto acciò sudi, il più delle volte
risanano a meraviglia”
e lo fanno bollire, ponendovi dentro un poco di canella, e pepe, lo danno così
caldo al febbricitante, che facendolo star ben coperto acciò sudi, il più delle volte
risanano a meraviglia”
Sicuramente avrete riconosciuto in quel “vino potente, capace di curare la febbre”,
l’arcinoto “vin brulé”, il dolce vino speziato, che ancora oggi rappresenta per noi
un prezioso alleato contro il freddo e i malanni della stagione.
l’arcinoto “vin brulé”, il dolce vino speziato, che ancora oggi rappresenta per noi
un prezioso alleato contro il freddo e i malanni della stagione.
L’antica ricetta che risale a più di 2000 anni fa, di probabile origine greca,
prevedeva
oltre al vino, miele, pepe, resina di lentisco, alloro, zafferano e datteri compreso
il nocciolo polverizzato.
prevedeva
oltre al vino, miele, pepe, resina di lentisco, alloro, zafferano e datteri compreso
il nocciolo polverizzato.
Nella Roma antica il “Conditum paradoxum”, era offerto agli ospiti come
digestivo,
alla fine del pasto.
digestivo,
alla fine del pasto.
Ma veniamo alla ricetta del più moderno “vin brulé”. I puristi consigliano di
utilizzare
il vino rosso, ma è tollerato anche il vino bianco, zucchero a piacere, stecche di
cannella e chiodi di garofano. Si possono aggiungere anche scorze di limone e di
arancia, anice stellato, spicchi di mela e se piacciono anche spicchi di arancia e
mandarino.
utilizzare
il vino rosso, ma è tollerato anche il vino bianco, zucchero a piacere, stecche di
cannella e chiodi di garofano. Si possono aggiungere anche scorze di limone e di
arancia, anice stellato, spicchi di mela e se piacciono anche spicchi di arancia e
mandarino.
Mescolare bene per sciogliere lo zucchero e portare lentamente ad ebollizione
il tutto.
il tutto.
Far sobbollire per almeno 5 minuti, quindi avvicinare al bordo del tegame
una fiamma, lasciando che l’alcool evaporando prenda fuoco. Lasciar
fiammeggiare
fino al suo completo esaurimento. Quando la fiamma si sarà spenta, filtrare
con
un colino e servire il “vin brulé” ancora fumante.
una fiamma, lasciando che l’alcool evaporando prenda fuoco. Lasciar
fiammeggiare
fino al suo completo esaurimento. Quando la fiamma si sarà spenta, filtrare
con
un colino e servire il “vin brulé” ancora fumante.
E’ questo il vero, autentico “vino bruciato”.
Il progetto Intercultura porta lo sloveno nel cuore della città
Convegno sulle identità multiple al confine orientale.
Dalle parole ai fatti, non solo teorie. È stato questo il senso dell’incontro culturale dal titolo «Identità multiple al confine orientale» tenutosi nella sala parrocchiale di Godia. L’iniziativa non è che un corollario all’impegno culturale e linguistico profuso dal dott. Mario Canciani, consigliere delegato presso il comune di Udine. Ha parlato infatti del progetto Intercultura elencando una carrellata di iniziative concrete promosse nel tempo per dare un senso concreto ai rapporti interculturali al confine orientale. A Godia, in quella sala, si insegna da anni la lingua slovena ad un nutrito gruppo di volenterosi, che non si sono limitati ad uno studio passivo bensì a veri e propri scambi culturali. Gemellati con Maribor (Slo) vi hanno organizzati uno stage. La Dolenjska, Pleterje, Cerkljansko, Ljubljana, Celje, Bovec, Škofja Loka, Pivka, Predjama – tanto per citarne alcune – sono state mete di contatto amicale, di studio, di incontro e di apertura. Tuttavia giustamente Canciani ha evidenziato come «evento epocale» l’apertura in Udine, presso la storica scuola «Dante», dell’asilo in sloveno a cura dell’associazione E. Blanchini. Lì, anche se solo un paio d’ore alla settimana, un’insegnante madrelingua insegna lo sloveno a bambini di età prescolare. Quale segno e seme più concreto e foriero di ricchezza umana e culturale in una città dove migliaia di sloveni nascondono, invece che esserne orgogliosi, la propria identità linguistica e culturale? Di questo, di identità, addirittura di un «piccolo complesso di superiorità» (Sergio Tavčar) hanno parlato i relatori, i quali più che fare discorsi astratti hanno espresso le loro esperienze, i curricula che li hanno portati ad apprezzare la favolosa ricchezza delle «identità multiple». È vero che la storia sul confine orientale è stata particolarmente funesta e complessa ma è giunta l’ora di superare definitivamente l’errato concetto di confine che divide ed allontana. Conoscersi per apprezzarsi, aprirsi per accogliere e farsi accogliere. Furio Honsell, sindaco di Udine, parlando delle proprie complesse radici genealogiche ha ricordato tra l’altro che i suoi nonni hanno combattuto sul fronte avverso, nelle schiere austroungariche, mentre aveva anche un antenato di Chioggia, per dire che se n’è fatta di strada e che tanta ancora ne rimane. Sergio Tavčar, insostituibile giornalista della tv Koper, ricordava suo padre, già direttore del Teatro Stabile sloveno, il quale «lavorava per creare un ponte tra italiani e sloveni». «Da piccolo ho sentito tutte le possibili campane; parlavo dialetto italiano con la mamma, sloveno col papà… per me è stata una ricchezza incredibile l’essere nato in un simile ambiente. È vero che a Trieste le due culture sono state sempre antagoniste e che il contrasto linguistico diventava ed alimentava il contrasto sociale, ma uno come me non poteva essere di visioni limitate. Come sloveno in Italia ero minoranza, altrettanto come italiano a Koper. Minoranza, dunque, e per emergere devi fare di più degli altri, essere più bravo. Se lo fai, vali di più. E lo sarai, se sarai capace di mettere a fuoco le tue radici». Questi alcuni dei messaggi di un veterano che ha saputo lottare su due fronti non per dividere ma per unire, «per creare legami». Analogo è stato il discorso autobiografico di Tommaso Manià, giornalista sportivo di TV Koper che, da italiano, che si è aperto alla diversità del mondo in parte sconosciuto in cui si è trovato ad operare. Ancora di diversità e identità, tra l’altro, ha parlato Igor Jelen, originario della Valcanale, professore dell’università di Trieste. Le diversità fanno parte della natura, ma quando io concepisco la mia diversità come superiore alla tua, si creano le tensioni. Naturale è anche il bisogno di avere legami, di appartenere ad una comunità; è quanto do l’identità viene imposta e diviene esclusiva coi nazionalismi, con le diversità di classe sociale o di religione, allora si sviluppano i conflitti. Va riaffermato tuttavia che i concetti di identità e diversità si contemperano in un unico potenziale di valore umano: maggiore è la consapevolezza positiva della propria identità, altrettanto giusto ed apprezzato è il valore che viene attribuito al diverso. La tavola rotonda è stata moderata da Alen Carli, docente di sloveno al corso di Godia e attualmente responsabile dello sportello sloveno dell’Azienda per l’assistenza sanitaria n. 3 a Gemona. Riccardo Ruttar,(Dom, 20. 12. 2015)
http://www.dom.it/wp-content/uploads/2015/12/Slovit-dicembre-2015.pdf
AUGURI SLOVENIA
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il monte Triglav/Tricorno simbolo della Slo al centro |
La Slovènia, ufficialmente Repubblica di Slovenia è uno Stato indipendente dell'Europa centrale, confinante a ovest con l'Italia, a nord con l'Austria, a est con l'Ungheria e a sud con la Croazia; si affaccia a sudovest sul mare Adriatico (golfo di Trieste). La sua capitale è Lubiana.
Dal 1º maggio 2004 la Slovenia è membro dell'Unione europea e la valuta nazionale, dal 1º gennaio 2007, è l'euro, che ha rimpiazzato il tallero, adottata nel 1991 dopo l'indipendenza; in precedenza la moneta era il dinaro jugoslavo.
La festa nazionale slovena, ricorre il 25 giugno, anniversario della dichiarazione d'indipendenza del 1991.
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